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Dossier – L’accoglienza giubilare

Strumenti concreti nell’impegno di solidarietà verso i fedeli
Nostro servizio

La dimensione dell'accoglienza giubilare è tornata in primo piano nella conferenza stampa indetta a fine giugno dal Comitato Centrale del Grande Giubileo del 2000 per illustrare due iniziative particolarmente significative ed egualmente tese a consentire ai pellegrini che verranno a Roma di entrare immediatamente e direttamente in sintonia con la dimensione spirituale e religiosa dell'Anno Santo. Di fatto, il Volontariato e la Carta del Pellegrino sono due aspetti concreti di quell'impegno di "solidale accoglienza del prossimo" indicato da Giovanni Paolo II nella Tertio Millennio Adveniente e al quale, come ha detto Mons. Crescenzio Sepe, il Comitato centrale ha da sempre ispirato la sua azione.

Alla conferenza stampa, tenuta nella Sala Stampa della Santa Sede davanti ad un  gran numero di rappresentanti della stampa internazionale, erano presenti insieme al Cardinale Roger Etchegaray, presidente del Comitato centrale e all'Arcivescovo Crescenzio Sepe, segretario del medesimo Comitato, il dott. Luigi Zanda, presidente dell'Agenzia romana per il Giubileo, il prof. Donato Mosella direttore del Centro del Volontariato per l'accoglienza giubilare, e il dott. Francesco Silvano, Delegato alle telecomunicazioni e informatizzazione.

Nel dossier che segue presentiamo gli aspetti essenziali delle iniziative del Volontariato, così come sono stati illustrati dal prof. Mosella e le caratteristiche della Carta del Pellegrino presentate dal dott. Silvano. Nei rispettivi interventi, il Cardinale Etchegaray e Mons. Sepe hanno inquadrato i due argomenti nella cornice dell'accoglienza giubilare che, ha rilevato il Cardinale Etchegaray, è "come la porta romana attraverso la quale l'afflusso dei pellegrini si sentirà gioiosamente trascinato verso le porte sante del Giubileo". Con l'istituzione della Carta del Pellegrino, ha proseguito il presidente del Comitato, "tutto il possibile è stato fatto per mettere il pellegrino al riparo da costrizioni materiali e per consentirgli  di potersi meglio dedicare agli scopi religiosi dell'Anno Santo". Il volontariato, d'altro canto, è "un segno straordinariamente espressivo dello spirito giubilare": ben più che un elemento strategico, è un fatto di "testimonianza evangelica", rispondendo all'invito: "Ero straniero e mi avete accolto".

L'Arcivescovo Crescenzio Sepe  ha sottolineato come la costituzione del Centro del Volontariato per l'accoglienza giubilare risponda all'ispirazione di fondo della TMA, nel senso del servizio ai pellegrini, soprattutto a quelli più bisognosi. Il Segretario generale del Comitato ha poi messo in rilievo l'accordo fra lo stesso Comitato centrale per il Giubileo e l'Agenzia romana che ha dato vita al Centro, e che  sancisce la volontà di agire di comune intesa in questo delicato settore, esempio di una "unitarietà di azioni" che contraddistingue le due entità in molteplici campi.

Il presidente dell'Agenzia romana dott. Luigi Zanda ha poi messo in rilievo come la dimensione numerica del volontariato giubilare, che coinvolge quasi centomila persone, sia tale da costituire un fenomeno unico e rilevante non solo in Italia: un vero e proprio "servizio pubblico con rilevanza internazionale" così come  configurato in uno scambio di note verbali nel febbraio 1999 tra la Segreteria di Stato e l'Ambasciata d'Italia presso la Santa Sede. Un servizio che avrà effetti "non effimeri", potendo "generare una forma permanente di collaborazione dei volontari e degli stessi cittadini romani alla gestione dei servizi di accoglienza di una grande città come Roma, destinata per la sua stessa natura a restare per sempre meta di  uno straordinario afflusso di pellegrini e di visitatori".

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