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I temi del Giubileo -  La questione del debito

Un passo in avanti al vertice degli Otto Grandi
di Guido Bossa

Un accordo su un piano per la riduzione di circa settanta miliardi di dollari (130 mila miliardi di lire) sui duecentotrenta complessivi, del debito estero di 36 Paesi  poveri, prevalentemente africani, è stato raggiunto al vertice di Colonia dei Capi di Stato e di Governo delle sette potenze maggiormente industrializzate più la Russia, tenuto a Colonia all'inizio di giugno. Il piano, predisposto dai ministri finanziari del G 8, prevede un ammorbidimento  delle condizioni per l'accesso di tali Paesi ai programmi di aiuto predisposti dalla Banca Mondiale. In sostanza, le soglie previste per ottenere le agevolazioni saranno abbassate, aumentando così il numero dei Paesi beneficiari delle misure di aiuto finanziario e aumentando gli stanziamenti.

I Paesi beneficiati, che passano da 29 a 36, hanno già dato prova, attraverso la propria legislazione interna, di impegnarsi sulla via del risanamento finanziario e di essere in grado di utilizzare la boccata d'ossigeno fornita dalle istituzioni internazionali per rilanciare lo sviluppo e  non, per esempio, per acquistare armi. Per finanziare la riduzione del debito, il Fondo monetario internazionale si è impegnato a vendere sul mercato circa 10 mila once d'oro delle sue riserve.

L'intesa raggiunta al vertice del G 8, che pure segna un importante sviluppo nella lotta contro il debito dei Paesi poveri, è stata tuttavia ritenuta ancora insufficiente dalle numerose organizzazioni non governative che si battono per iniziative ancor più coraggiose su questo fronte, e che erano presenti al vertice di Colonia dove hanno dato vita a vivaci manifestazioni. Quello della riduzione del debito, nell'ambito del più generale impegno per la giustizia e per la pace, è uno dei temi forti del Giubileo, indicato dal Papa come "un aspetto qualificante" della preparazione e della celebrazione dell'Anno Santo. Non v'è dubbio che la decisione del G 8, che interviene dopo anni di trattativa diplomatica alla quale hanno partecipato anche gli organismi della Santa Sede, si pone sulla linea indicata dal Santo Padre, che ha individuato nella riduzione dell'enorme divario tra il Nord e il Sud del mondo una delle sfide più decisive che la comunità internazionale si trova ad affrontare all'inizio del terzo millennio, in un mondo sempre più interdipendente. Non è un caso se tra i dieci Paesi più indebitati del mondo, nove sono africani (vedi tabella).

Il passo in avanti compiuto a Ginevra è significativo. In base ai criteri precedentemente fissati, solo 22 miliardi di dollari di debito contratto con le istituzioni finanziarie internazionali erano fino a ieri cancellabili; ora questa cifra viene più che triplicata, e conseguentemente i Paesi beneficiati avranno più fondi a disposizione per l'assistenza sanitaria, l'igiene e l'istruzione.

Anche i governi nazionali stanno intanto facendo la loro parte contribuendo a quella che è stata definita Iniziativa per i Paesi poveri fortemente indebitati (in sigla inglese HIPC). L'Italia cancellerà tremila miliardi di lire, che in  pratica azzerano il debito contratti dai Paesi poveri; altrettanto farà la Francia; il presidente americano Clinton ha parlato della necessità di "umanizzare" la globalizzazione mettendo un freno alla speculazione finanziaria selvaggia; il Giappone, che vanta il 40% dei crediti totali, ha proposto una equa ripartizione dell'onere complessivo.

Cresce l'interesse per l'iniziativa della Chiesa italiana

Ha acquisito personalità giuridica autonoma il Comitato ecclesiale italiano per la riduzione del debito estero dei Paesi più poveri. L'atto giuridico consentirà al Comitato di avere una propria autonomia operativa e legale nei confronti dei suoi interlocutori, che sono il governo italiano, il governo del Paese che verrà scelto per la riduzione del debito contratto verso l'Italia, e il Comitato che seguirà l'operazione in loco.

Com'è noto, l'iniziativa della Chiesa italiana consiste prevalentemente nel lancio di una sottoscrizione per finanziare l'acquisto di quote del debito contratto verso l'Italia da uno o due Paesi africani. "C'è un crescente interesse delle comunità cristiane verso l'idea della riduzione del debito estero dei Paesi più poveri", osserva mons. Giuseppe Andreozzi, direttore dell'Ufficio nazionale per la cooperazione missionaria tra le Chiese. L'iniziativa è apprezzata "sia per il valore educativo si segno, sia per la sua portata politica, sia per la sua consonanza con il significato più autentico del Giubileo del 2000".

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