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Verso le giornate giubilari

Preghiera e digiuno giubilare
Nuova giornata ecumenica alla vigilia della Festa della Trasfigurazione

“La ricerca dell’unità e della piena comunione dev’essere sostenuta dalla preghiera di tutti. (...) Il terzo millennio è vicino. (...) È desiderio ardente della Chiesa cattolica e del Vescovo di Roma che si levi in modo unanime una grande preghiera d’azione di grazia, con il fermo proposito di fare insieme la volontà di Dio”. Lo ha detto il Papa la mattina del 28 giugno, nel discorso rivolto alla delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, inviata dal Patriarca Bartolomeo I, alla vigilia della solennità dei Santi Pietro e Paolo, Patroni di Roma, secondo una tradizione che dura da decenni. Per ricambiare la cortesia, il Papa invia per il 30 novembre al Fanàr, a Istànbul, una delegazione della Santa Sede alla vigilia della festa di Sant’Andrea, fratello dell’Apostolo Pietro e Patrono del Patriarcato Ecumenico. I rapporti tra la Chiesa cattolica e il Patriarcato Ecumenico ebbero un impulso decisivo dopo il memorabile abbraccio tra Paolo VI e il Patriarca Atenagora I a Gerusalemme, nel gennaio 1964. 

Continuando il suo discorso,  Giovanni Paolo II ha aggiunto: “Su proposta di Sua Santità Bartolomeo I, ho chiesto che s’introduca nel calendario delle celebrazioni dell’anno 2000 a Roma la proclamazione di un giorno di preghiera e digiuno giubilare alla vigilia (il 5 agosto, ndr) della Trasfigurazione di Nostro Signore Gesù Cristo”. Egli ha spiegato che in tal modo ha voluto mostrare non solo la volontà dei cattolici di associarsi alle iniziative dei fratelli nella fede, ma anche il desiderio di vedere questi ultimi partecipare alle iniziative cattoliche, per rendere insieme grazie al Signore, con sentimenti di fraternità e impegno ecumenico. Il Pontefice ha ricordato che, nel cammino verso la piena comunione, era prevista per la primavera da poco terminata una riunione plenaria della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico. La triste situazione dei Balcani ha costretto la Santa Sede e il Patriarcato Ecumenico a rinviare l’incontro, di comune accordo, al giugno 2000.

La delegazione ortodossa, composta di tre persone, era guidata dal Metropolita di Èfeso e Decano della gerarchia della Cattedra di Costantinopoli, Chrysostomos Konstantinidis. Nel suo discorso rivolto al Pontefice, egli ha ricordato che nei primi decenni del secondo millennio cristiano che sta per finire, e precisamente nel 1054, il Papa Leone IX e il Patriarca di Costantinopoli Michele Cerulario ebbero la grande amarezza dello scisma tra la Chiesa d’Oriente e quella d’Occidente. Il Metropolita di Èfeso ha augurato che il Signore conceda a Giovanni Paolo II e a Bartolomeo I, nei primi anni del nuovo millennio, la grande e unica gioia del ristabilimento dell’unità definitiva tra le Chiese di Roma e Costantinopoli. Riferendosi a una frase pronunciata dal Papa nel suo recente viaggio in Polonia: “Niente solidarietà senza amore. Un amore che certamente non dimentica, ma che perdona”, il capo della delegazione del Patriarcato Ecumenico ha concluso dicendo: “Possiamo dire senza alcuna esitazione la stessa cosa per l’unità della Chiesa: “Niente unità senza amore. Un amore che certamente non dimentica, ma che perdona””.

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