Tre racconti dello Spirito - Giuseppe Scotti
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ATTIVITÀ DELLE COMMISSIONI

Commissione Teologico - Storica

TRE RACCONTI DELLO SPIRITO

Giuseppe Scotti

La parola di Giovanni Paolo II nella Tertio Millennio Adveniente è esplicita: «Il 1998, secondo anno della fase preparatoria, sarà dedicato in modo particolare allo Spirito Santo ed alla sua presenza santificatrice all'interno della comunità dei discepoli di Cristo». E, poco oltre, aggiunge: «La Chiesa non può prepararsi alla scadenza bimillenaria "in nessun altro modo, se non nello Spirito Santo"».

Accogliendo con grande disponibilità e in profondo spirito di fede questa autorevole parola del Papa la Chiesa di Milano si accinge a vivere il secondo anno della fese preparatoria al Giubileo con la nuova lettera pastorale del Cardinale Carlo Maria Martini che ha per titolo: "Tre racconti dello Spirito". È la quattordicesima lettera scritta dall'Arcivescovo di Milano per i fedeli della sua diocesi durante i suoi diciassette anni di episcopato. Scopo evidente del documento pastorale dell'Arcivescovo è quello di entrare sempre più nel clima di preparazione al Giubileo. Una preparazione fatta di riflessione, preghiera e studio per porsi come modello credibile di Chiesa in una società che ha caratteristiche di secolarizzazione indotte dalla cultura neopagana.. Scrive, infatti, il cardinale Martini: «Ecco le riflessioni che propongo alla Diocesi nell'anno pastorale 1997-1998, che sarà per noi il secondo anno di preparazione al Giubileo».

Il Cardinale ricorda, nuovamente, che lo scorso anno è stato "dedicato alla centralità di Gesù Cristo figlio di Dio" così come invitava a fare il Papa nella Tertio Millennio Adveniente nel numero 40. Si legge, infatti, nella Lettera Apostolica che «il primo anno, 1997, sarà dedicato alla riflessione su Cristo, Verbo del Padre, fattosi uomo per opera dello Spirito Santo. Occorre infatti porre il carattere spiccatamente cristologico del Giubileo, che celebra l'incarnazione del Figlio di Dio, mistero di salvezza per tutto il genere umano».

Parole autorevoli alle quali la Chiesa di Milano ha risposto con "l'anno santambrosiano". Il 1997 è diventato, cioè, l'anno in cui si sono commemorati i 1600 anni trascorsi dalla morte di Ambrogio, mettendo al centro del proprio ricordo orante l'affermazione che ha costituito il nucleo centrale della predicazione del grande vescovo: "Tutto è Cristo per noi".

Ora, per il 1998, il Cardinal Martini invita con la lettera "Tre racconti dello Spirito" a rivedere il volto della comunità cristiana ambrosiana a partire da quello che lui chiama un "decalogo della vita secondo lo Spirito". Ma prima di giungere a questo "decalogo" il vescovo di Milano - in una sorta di fraterna comunicazione nella fede - decise sia il caso di esprimere con libertà qualcosa di personale. Mette, così, in gioco se stesso narrando qualcosa della propria esperienza di fede già nell'incipit della lettera: «Non ricordo il giorno preciso - scrive - ma so che era il mese di luglio del 1970. Avevo allora 43 anni. Stavo tenendo un corso sugli Atti degli Apostoli all'Università di San Francisco, in California. Più che mai, nel susseguirsi delle lezioni e nel contatto con gli studenti, mi urgeva dentro la domanda: ci sono nella Chiesa del nostro tempo, comunità simili a quelle di cui parla questo libro? dove si trova oggi quella gioia, quell'entusiasmo della preghiera, quella forza della testimonianza il cui racconto, dopo due millenni, ancora ci affascina? dove esistono assemblee come quelle di cui parla San Paolo, nelle quali chi entra come estraneo si trova ad un certo momento capito, svelato, coinvolto e sente sorgere spontanea l'acclamazione: "Veramente Dio è in mezzo a noi"».

Ecco, dunque, il senso del secondo anno di preparazione al grande Giubileo dell'anno 200. nelle parole e nello scritto del Vescovo di Milano c'è, prima di tutto, una forte esortazione alla propria Chiesa affinché si riappropri della «convinzione che lo Spirito c'è, anche oggi, come al tempo di Gesù e degli Apostoli». Invito ad aprire gli occhi del cuore, ma anche quelli della mente, per accorgersi che lo Spirito «c'è e sta operando, arriva prima di noi, lavora più di noi e meglio di noi. A noi tocca ne seminarlo ne svegliarlo, ma anzitutto riconoscerlo, accoglierlo, assecondarlo, fargli strada, andargli dietro». Parole semplici, che giungono al cuore di ogni fedele. Così il Cardinale Martini avverte la Chiesa ambrosiana a cogliere che «la vera posta in gioco è l'apertura all'invisibile, è l'esperienza del Trascendente, è l'incontro con lo Spirito che è Signore e dà la vita e può suscitare il nuovo Dio anche nel cuore o nell'ambiente più chiuso, appesantito o sclerotizzato».

Si ritrova in questo testo del Cardinale di Milano tutta la riflessione teologica che ha spinto Giovanni Paolo II a scrivere già nel 1994: «Rientra pertanto negli impegni primari della preparazione al Giubileo la riscoperta della presenza e dell'azione dello Spirito, che agisce nella Chiesa sia sacramentalmente, soprattutto mediante la confermazione, sia attraverso molteplici carismi, compiti e ministeri da lui suscitati per il bene di essa». Nello scritto dell'Arcivescovo alla sua Chiesa, si ritrova la ricchezza della parola del Papa alla quale si aggiunge un altro tesoro di sapienza e di fede che giunge alla Chiesa di Milano grazie all'anno santambrosiano. Non a caso nei molti convegni di studio che si sono tenuti a Milano si è più volte affermato che «Ambrogio è il più orientale dei teologi occidentali», per sostenere con questa espressione che è colui che maggiormente è attento alla teologia dello Spirito al punto da giungere a proclamare: «Anche fiume è stato detto lo Spirito Santo». E, continuando nella citazione di Ambrogio, scrive il Cardinale Martini: «Dunque, un fiume è lo Spirito Santo, e un fiume grandissimo, poiché... scaturì dall'intimo di Gesù, come apprendiamo dalla profezia di Isaia. Grande è questo fiume, che scorre sempre e non viene mai meno, e non è solo fiume, ma è anche fiume di vasto impeto e di straordinaria grandezza, come anche David disse: "L'impeto del fiume allieta la città di Dio". La "città di Dio", la famosa Gerusalemme, non viene bagnata dal corso di qualche fiume terreno, ma quello dello Spirito Santo, che procede dalla fonte di vita e che ci sazia con un piccolo sorso, scorre, mi sembra, in quei celesti "troni, dominazioni e potenze", angeli e arcangeli, con più grande abbondanza, ribollente, nel suo corso pieno delle sette virtù spirituali. Se dunque il fiume straripa dopo aver superato la sommità degli argini, quanto più lo Spirito, che sovrasta ogni creatura, se da un lato sfiora gli altri campi più bassi, e cioè quelli della nostra mente, dall'altro letifica la natura delle creature celesti con una più ampia ubertà di santificazione!». Una lunga citazione per ribadire la fondamentale importanza dello Spirito che "è invisibile ed è dovunque, pervade ogni cosa ed è al di là di ogni cosa". Lo Spirito che racconta se stesso, secondo l'espressione del Cardinale, per giungere a dire «ciò che è e fa lo Spirito per Gesù; ciò che lo Spirito è e fa per l'uomo; ciò che lo Spirito è e fa per il mondo». È la seconda parte di "Tre racconti dello Spirito", quella che si può definire la parte teologica della lettera. In questo tentativo del Vescovo di raccontare alla propria Chiesa l'opera, l'azione e la persona dello Spirito c'è non solo il desiderio di attenzione alla teologia orientale e di contribuire a costruire un corretto rapporto ecumenico, ma c'è pure la consapevolezza, come ha scritto Giovanni Paolo II, che «lo Spirito è anche per la nostra epoca l'agente principale della nuova evangelizzazione. Sarà dunque importante riscoprire lo Spirito come colui che costruisce il regno di Dio nel corso della storia e prepara la sua piena manifestazione in Gesù Cristo, animando gli uomini nell'intimo e facendo germogliare all'interno del vissuto umano i semi della salvezza definitiva che verrà alla fine dei tempi.

La Chiesa di Milano, così ricca di storia e di fede, così ricolmata dalla grazia al punto da poter contare una innumerevole schiera di santi nati nel proprio seno, inizia così a "cogliere il mistero del Dio vivente, qui e ora".

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