The Holy See - Vatican web site
Jubilee 2000 Search
back
riga


ATTIVITÀ DELLE COMMISSIONI

Commissione Ecumenica

LO SPIRITO SANTO E L'ECUMENISMO

«Vieni Santo Spirito!

Datore di vita, sostieni la tua creazione!

Spirito di verità, liberaci!

Spirito di unità, riconcilia il tuo popolo!

Santo Spirito, trasformaci e santificaci!»

Così hanno pregato cristiani delle varie Chiese e Comunità ecclesiali nella VII assemblea generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese a Camberra (1991) invocando lo Spirito Santo che sostiene, libera, trasforma, santifica, riconcilia e unisce. Le stesse intenzioni e invocazioni si trovano in una grande quantità di inni e di preghiere nelle diverse tradizioni cristiane, come il "Veni, Creator Spiritus" (Vieni Spirito Creatore) della tradizione latina e il "Vasilev Ourànie Paràklete" (Re Celeste Paracleto) della tradizione bizantina e così pure nelle altre tradizioni cristiane di oriente e di occidente, ovviamente ognuna con le proprie specificità.

In questi giorni i cristiani domandano che lo Spirito Santo, luce d'eterna sapienza sveli il grande mistero di Dio Padre e del Figlio uniti in un solo amore. Questa preghiera ci rende attenti alla grazia con cui lo Spirito creatore riempie i cuori da lui creati, alla consolazione e all'unzione che aumenta nel credente la fede, la speranza e la carità. Chiediamo che egli ci fortifichi con i suoi doni: susciti in noi la Parola, accenda la luce dell'intelletto, infiammi i nostri cuori ma sani anche le nostre ferite. Domandiamo di essere difesi dal male e di ricevere il dono della pace. Nel contesto della divisione fra i cristiani e della ricerca di una crescente comunione fra le Chiese e le Comunità ecclesiali domandiamo di essere introdotti insieme mediante lo Spirito Santo, ad una conoscenza e ad una partecipazione più grande del mistero di amore che è Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo. Lo Spirito faccia crescere nelle comunità un desiderio ed un impegno più acuti per la comunione ed una disponibilità più grande ad ascoltare «ciò che lo Spirito ha da dire alle Chiese» (Ap 2,7).

1. Spirito creatore

Benché la menzione dello Spirito di Dio che aleggiava sulle acque nel primo capitolo della Genesi (1,2) non sia da comprendere come una rivelazione dello Spirito Santo, essa può attirare l'attenzione sul dinamismo spirituale che, dall'inizio e molto prima della rivelazione esplicita dell'operare di Dio in Cristo, pervade tutta la creazione e tutta la storia dell'umanità. La preghiera bizantina si rivolge allo Spirito Santo come colui che «è presente dappertutto e tutto riempie».

Dio ha parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti (cf. Eb 1.1). L'Antico Testamento è la storia dell'agire di Dio con il suo popolo. In esso, il Nuovo Testamento ha trovato il linguaggio e la profezia per spiegare il messaggio evangelico. Alla luce del Vangelo la Comunità cristiana ha capito il pieno significato dell'agire di Dio nel suo popolo. Più di prima nella storia del cristianesimo la Chiesa è diventata cosciente dell'ampiezza e dell'universalità della presenza misteriosa ed efficiente di Dio e del Suo Spirito in tutta la creazione, nell'umanità, nella storia, nelle culture, nelle religioni. Malgrado il peccato, le perversioni, le incongruenze, le infedeltà e le debolezze, la persona umana rimane "immagine di Dio", ispirata dallo Spirito Santo ed orientata verso il compimento nel Regno di Dio. La convinzione che lo Spirito Santo, Spirito del Padre e del Figlio, opera in tutto il creato apre una visione sui fondamenti di ogni comunicazione e comunione fra gli uomini al di là di tutte le differenze e barriere. Lo Spirito Santo «animando gli uomini nell'intimo e facendo germogliare all'interno del vissuto umano i semi della salvezza definitiva che avverrà alla fine dei tempi» costruisce il Regno di Dio nel corso della storia e prepara la sua piena manifestazione in Gesù Cristo (TMA 45).

2. Lo Spirito Santo e la Chiesa

Lo Spirito Santo realizza e rivela la nuova creazione in Cristo, al momento dell'incarnazione, adombrando Maria con la potenza dell'Altissimo (cf. Lc 1,35), al momento del battesimo di Gesù scendendo e rimanendo su di lui, e alla Pentecoste, infiammando la comunità per predicare al mondo il Signore. Il terzo articolo del Simbolo Apostolico, "Credo nello Spirito Santo", collega intimamente lo Spirito Santo con la Chiesa santa e cattolica, la comunione dei santi, il perdono dei peccati, la resurrezione della carne e la vita eterna. Si manifesta in tal modo l'opera santificatrice dello Spirito Santo fino ai nostri tempi. La fede nello Spirito Santo unisce la Chiesa con l'origine che supera ogni divisione e spaccatura susseguente nella storia. Essa apre pure la prospettiva sulla "communio sanctorum", che è mistero ma esprime anche l'unione dei viatori — di tutti che sono di Cristo e ne possiedono lo Spirito e vivono della speranza nella resurrezione e la vita eterna — con i fratelli che sono morti nella pace di Cristo (cf. LG 50). Questo cammino presuppone il continuo perdono dei peccati.

Fra i segni dei tempi nelle Chiese e le Comunità ecclesiali, vediamo in gruppi e movimenti una più grande sensibilità per la presenza e l'azione dello Spirito Santo. Questi gruppi evitando le tentazioni settarie, devono invece celebrare in modo particolare la presenza dello Spirito Santo in tutta la Chiesa e nell'insieme del creato. Sono chiamati a rendere testimonianza della apertura ecumenica agli altri, coscienti che lo Spirito soffia come il vento, che non si sa da dove venga nè dove vada, che operi incognito dappertutto e che apra verso la comunione fra i cristiani in un mondo che è chiamato al Regno di Dio.

La fede nello Spirito Santo include quella nella Chiesa di Cristo. Essa è come un sacramento o segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano (LG 1). In quanto sacramento o segno essa è una realtà complessa risultante da un duplice elemento, umano e divino, società costituita da organi gerarchici e dal corpo mistico di Cristo, comunità visibile e spirituale. Essa serve lo Spirito di Cristo che la vivifica, per la crescita del Corpo (cf. LG 8).

Questa Chiesa, in questo mondo costituita come società sussiste e continua ad esistere nella Chiesa Cattolica, governata dal successore di Pietro e dai vescovi in comunione con lui. La Chiesa Cattolica allo stesso tempo riconosce pienamente che gli altri cristiani sono giustificati nel battesimo dalla fede, sono incorporati a Cristo e sono da riconoscere quali fratelli e sorelle nel Signore (Cf. LG 8, UR 3). Anzi, fuori dai confini visibili della Chiesa cattolica vi sono elementi e beni, come la Parola di Dio scritta, la vita della grazia, la fede, la speranza e la carità, e altri doni interiori dello Spirito Santo ed elementi visibili (cf. UR 3, LG 15). Nell'enciclica Ut unum sint il papa Giovanni Paolo II ha sottolineato che tra gli altri cristiani vi sono valori ecclesiali: «Oltre i limiti della comunità cattolica non c'è il vuoto ecclesiale» (UUS 13, anche 10). Queste ricchezze fanno sì che si debba già ammettere una vera comunione fra la Chiesa Cattolica e le altre Chiese e Comunità ecclesiali. Tale comunione reale ma imperfetta deve approdare alla riconciliazione e alla piena comunione. Il giubileo dell'anno 2000 è una occasione per scoprire insieme più vivamente questa comunanza e per trarrne le conseguenze per un rinnovato impegno ecumenico.

Lo Spirito Santo è il nesso di unità e di comunione nell'unico corpo che è la Chiesa. Ma allo stesso tempo lo Spirito opera una grande diversità: diversità di ministeri e di operazioni, di culture e di linguaggi. I testi paolini di Romani 12, 3-5 e di 1 Corinzi 12.4-11 sulla diversità nel Corpo di Cristo sono stati letti in una nuova luce nella storia dell'umanità, dei popoli e della Chiesa stessa. La diversità irreversibile e storicamente accresciuta delle comunità cristiane constituisce una sfida per riconoscervi nella fede un segno dello Spirito Santo ed un invito a reintegrare in una comunione rinnovata la diversità, che è sfociata sfortunatamente nella divisione . D'altra parte non si può ignorare che la diversità della cultura e della storia abbia degli elementi di ambiguità. Essa può essere segno dell'azione creatrice dello Spirito Santo che ci mostra la sua libertà e le sue ricchezza. Può anche essere, al contrario, segno di spaccatura e di disintegrazione. Ogni storia manifesta ricchezza e povertà, grazia e peccato. Inevitabilmente la storia è il luogo d'incontro dello spirito buono e di quello cattivo, il "diabolos", che porta discordia e semina divisione. Perciò è necessario un continuo discernimento nella comunità ecclesiale «che esamina ogni cosa e tiene ciò che è buono» (1 Ts 5.21), riconoscendo i frutti dello Spirito, «amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sè» (Gal 5,19).

3. Le altre chiese e comunità ecclesiali: mezzi di salvezza

Abbiamo già indicato come il Concilio Vaticano II riconosca esplicitamente che lo Spirito Santo opera nelle Chiese e nelle Comunità ecclesiali che non sono in piena comunione con la Chiesa cattolica. Inoltre più esplicitamente il concilio afferma: «Lo Spirito di Cristo non ricusa di servirsi di esse come di strumenti di salvezza» (UR 3). Il Concilio e i vari documenti nel dialogo ecumenico hanno specificato vari elementi di questa comunione già esistente. Anche le altre Chiese e Comunità ecclesiali sono state e sono strumento mediante il quale popoli non ancora cristiani hanno appreso il Vangelo e si sono adunati in comunità ecclesiali, che sono diventate luoghi di culto, di santificazione, di testimonianza e di servizio nello Spirito Santo. È con gratitudine che le Chiese meditano insieme su ciò che hanno in comune. Sono infatti i gradini che conducono verso una crescente comunione. Malgrado le divergenze che rimangono, si può anche ricordare tanto il lavoro comune intorno alla Bibbia e la testimonianza comune nella missione, nella carità e nel lavoro per la giustizia e la pace. Si può ricordare i risultati dei dialoghi ecumenici su vari temi teologici, particolarmente sul battesimo, l'eucaristia ed il ministero.

Perché non ricordare anche come un dono dello Spirito Santo le varie manifestazioni di cultura, musica, pittura, scultura, architettura o letteratura, che da un lato mostrano la spiritualità propria di una tradizione cristiana, dall'altro sono diventate pure un tesoro comune di tutta la cristianità al di là delle frontiere confessionali?

4. Spirito Santo e piena unità

Il movimento per il ristabilimento della comunione fra tutti i Cristiani è sorto per la grazia dello Spirito Santo (cf. UR 1). È lo Spirito che suscita in tutti i discepoli di Cristo desiderio e attività, affinché tutti, nel modo da Cristo stabilito, pacificamente ristabiliscano l'unità affinchè con più efficacia possano annunciare l'evangelo e che il mondo si apra alla fede. Perciò la Chiesa deve «rivolgersi con più accorata supplica allo Spirito Santo implorando da Lui la grazia dell'unità dei cristiani...L'unità, in definitiva, è dono dello Spirito Santo» (TMA 34).

Il ringraziamento per il cammino già percorso in questo secolo, che potrà essere chiamato giustamente il secolo dell'ecumenismo, include l'impegno a continuare il pellegrinaggio mediante una comunione crescente fino al momento in cui sarà possibile di celebrarla pienamente, «assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli, nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere» (At 2,42). Il cammino ecumenico può essere paragonato a quello di Abramo, che per fede, «chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava»(Eb 11,8). La piena unità è una realtà molto più grande e più gioiosa di quanto non immaginiamo. Per questo confidiamo che vi entreremo sotto la guida dello Spirito Santo: «Quando verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera perché non parlerà da sè, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future»(Gv 16,13). Dalla verità insegnata e creduta non può essere separata la verità vissuta nella piena comunione di carità con Dio e con i fratelli. Comunione nella verità data e da scoprire: verità nella comunione data e da realizzare sempre di più. Perciò il pellegrinare insieme verso le fonti e i luoghi di memoria della fede rimane una usanza simbolica che può ravvivare la fede e rafforzare la comunione ecumenica.

Come per i discepoli di Emmaus, che hanno scoperto la presenza del Signore lungo la strada nel dialogo fra di loro e con il Signore risorto, così il dialogo, anche quello ecumenico, rimane per i cristiani «un passaggio obbligato del cammino da percorrere verso l'autocompimento dell'uomo, del singolo individuo come anche di ciascuna comunità umana» (UUS 28). Non è necessario sottolineare l'importanza del dialogo per la riconciliazione fra i cristiani. Ma può essere utile attirare l'attenzione sull'operare dello Spirito Santo, tanto nella testimonianza che nell'ascolto, le due componenti necessarie di ogni dialogo. È lo Spirito Santo che dà la prontezza a rispondere a chiunque domanda ragione della speranza che è in noi (cf. 1 Pt 3,15). Crea anche l'apertura ad accogliere questa ragione che ci viene tramite l'altro, il quale a sua volta offre la ragione della sua speranza. L'umile apertura degli uni verso gli altri comporta infatti la possibilità che lo Spirito parli a una Chiesa attraverso le cognizioni di un'altra (Cf. Battesimo, Eucaristia e Ministero, Enchiridion Œcumenicum I, 3178). È lo Spirito Santo che da il coraggio per un paziente processo di discernimento che si svolge tramite il dialogo, sapendo che la verità non è mai possesso, ma sempre da condividere nel ricevere e nel dare. In questo campo la prospettiva ultima rimane la preghiera fiduciosa:

«Veni creator Spiritus - Vieni, Spirito creatore» e dacci la consolazione della riconciliazione, della pace e della comunione ritrovata.

«Veni, Sancte Spiritus - Vieni, Santo Spirito» e dà un raggio della tua luce:

lava ciò che è sordido,

bagna ciò che è arido,

sana ciò che sanguina,

piega ciò che è rigido,

scalda ciò che è gelido,

drizza ciò che è sviato.

5. Suggerimenti pratici

5.1 Preghiera

a) La settimana di preghiera per l'Unità dei Crisitani del 1998 ha come tema: "Lo Spirito Santo viene in nostro aiuto" (Rm 8, 26). Il capitolo (Rm 8) dal quale il versetto è tratto, apre una visione grandiosa sull'operare della Trinità nella creazione e nell'umanità. Essa contiene allo stesso tempo un invito alla preghiera nello Spirito Santo, che grida in noi, "Abbà, Padre" e ci fa pregare e meditare il Padre nostro. Questa prospettiva ci invita a celebrare in modo particolare la settimana di preghiera per l'unità dei cristiani di quest'anno. Essa nei suoi otto giorni prevede queste tematiche per la meditazione e la preghiera:

  1. «Quelli che si lasciano guidare dallo Spirito di Dio sono figli di Dio» (Rm. 8,14).
  2. «Avete ricevuto lo Spirito di adozione» (Rm 8, 15).
  3. «Eredi di Dio, co-eredi con Cristo» (Rm 8, 17).
  4. «La gloria che Dio ci manifesterà» (Rm 8, 18).
  5. «La creazione geme, ma anche noi soffriamo in noi stessi»(Rm 8, 22-23).
  6. «Siamo salvati, ma soltanto nella speranza» (Rm 8, 24).
  7. «Lo Spirito viene in aiuto della nostra debolezza» (Rm 8, 26).
  8. «Lo Spirito intercede per i credenti»(Rm 8, 27).

Va ricordato che il Comitato misto internazionale che annualmente elabora i testi della preghiera per l'unità è composto da rappresentanti della Chiesa cattolica e del Consiglio ecumenico delle Chiese. Il Comitato ha accettato di assumere per gli anni 1997-1999 tematiche analoghe a quelle proposte dalla lettera apostolica Tertio Millennio Adveniente per la preparazione al Giubileo. La celebrazione nei vari luoghi della settimana di preghiera implica una vera cooperazione ecumenica e un adeguato adattamento locale dei testi.

b) Il tempo intorno alla festa di Pentecoste è in varie parti del mondo un tempo consacrato alla preghiera per l'unità. La Pentecoste è infatti la festa della testimonianza e della comunione nello Spirito, unità e diversità. Sarebbe significativo celebrare in qualche modo il tempo di preparazione e di attesa della venuta dello Spirito e la festa stessa «insieme nello stesso luogo» (At. 2.1) con iniziative di testimonianza e di preghiera che esprimono la volontà di comunione.

c) Un pellegrinaggio verso una meta significativa per la memoria dei cristiani in un determinato paese — come per esempio i luoghi che ricordano i fondatori della Chiesa locale prima della divisione fra i cristiani — sarebbe forse una iniziativa significativa, assumerebbe anche il simbolo del movimento ecumenico: comunione, insieme nella penitenza e nella preghiera verso una meta comune.

5.2 Sacramenti di iniziazione cristiana

La celebrazione dei sacramenti — e particolarmente dei tre sacramenti di iniziazione: battesimo, cresima, eucaristia —, sono momenti significativi dell'agire dello Spirito Santo, che vi realizza nella Chiesa la presenza di Cristo per l'edificazione della comunione dei santi. Questi sacramenti e la loro relazione con lo Spirito Santo e la Chiesa sono un tema adatto per l'approfondimento e lo studio nella catechesi e nei gruppi ecumenici.

5.3 Comunione dei santi

Tutti i cristiani sono d'accordo per vedere nello Spirito Santo lo Spirito santificatore.

a) In molte parti i Cristiani hanno riconosciuto in mezzo a loro martiri e confessori esemplari di fede, speranza e carità — uomini e donne. Alcuni di questi come un Francesco di Assisi, un Roublev o un Johann Sebastian Bach, Monsignor Romero, Martin Luther King, Elizabeth Seton, o la martire Anuarite dello Zaire, sono accolti per varie ragioni al di là delle frontiere confessionali. In gruppi ecumenici si potrebbe studiare l'esempio di alcuni di questi testimoni e vedere in quale modo si può riconoscere in loro l'opera dello Spirito Santo e quale può essere il loro ruolo per la promozione della piena comunione.

b) Altri sono e rimangono tuttora controversi, anzi sono considerati simboli della divisione e della spaccatura. Con riferimento a tali persone che caricano tuttora di polemica la memoria, si può esaminare in un luogo particolare come arrivare ad una riconciliazione delle memorie, che rispetti la realtà storica, ma si sforzi allo stesso tempo di cambiare prospettiva, di capire l'intenzione che le ha ispirato e di scrivere così insieme un nuovo capitolo di una storia adesso comune.

5.4 Vivere la comunione in comunità

Tutte le tradizioni cristiane conoscono, in un modo più o meno sviluppato o strutturato, forme di vita comunitaria (monachesimo, ordini religiosi, gruppi di vita cristiana più impegnata ed integrata, gruppi di base, movimenti, ecc.). Come comunità vogliono essere più attenti alla chiamata dello Spirito Santo ed alla risposta da dare nella conversione, nella fede e nella carità. Nella Chiesa costituiscono focolai di spiritualità. In vista del Giubileo sarebbe auspicabile creare opportunità ecumeniche concrete di scambio, di riflessione e di preghiera per condividere i carismi e per constatare come queste forme di vita e di testimonianza possano fruttificare per la crescità della comunione fra le Chiese e le Comunità ecclesiali.

5.5 Preghiera allo spirito santo

Durante tutto l'anno 1998, nelle preghiere dei fedeli nella Chiesa Cattolica e, possibilmente, nelle altre Chiese e Comunità ecclesiali si cerchi di includere, in base alle concrete circostanze, una invocazione allo Spirito Santo per l'unità di tutti i Cristiani.

5.6 Una offerta e una richiesta ai Comitati Nazionali

La Commissione ecumenica del Comitato Centrale del Giubileo dell'anno 2000 rimane a disposizione dei Comitati Nazionali e delle Commissioni ecumeniche dei Sinodi delle Chiese orientali cattoliche e delle conferenze episcopali per ogni servizio o informazioni utili.

La Commissione è a conoscenza che in vari paesi si sono instaurate concreti rapporti con le altre Chiese e Comunità ecclesiali presenti in loco. Essa si rallegra di quanto sta avvenendo in questo campo e sarebbe grata se potesse avere informazioni precise da segnalare a paesi che richiedono forme di collaborazioni possibili e realizzabili. Per questo la Commissione ringrazia anticipatamente.

+ Paul-Werner Scheele

(Vescovo di Würzburg e Presidente della Commissione Ecumenica del Comitato Centrale del Grande Giubileo dell'anno 2000)

Eleuterio F. Fortino

(Sottosegretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani e Vice-Presidente della Commissione Ecumenica del Comitato Centrale del Grande Giubileo dell'anno 2000)

top