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ATTIVITÀ DELLE COMMISSIONI

Commissione Dialogo Interreligioso

PRESENZA E AZIONE DELLO SPIRITO SANTO NEL MONDO E NELLE ALTRE RELIGIONI

Giovanni Cereti

L'anno dedicato a una riflessione sullo Spinto santo nel contesto della preparazione al grande Giubileo invita anche a fermare la nostra attenzione sulla presenza e l'azione dello Spirito nelle altre religioni e nel mondo.

Molti cristiani, e non solo nella chiesa cattolica, vedono infatti la mano di Dio all'opera nella vita religiosa del credenti delle altre religioni e ritengono che tutta l'umanità, e quindi anche i popoli che aderiscono ad altre religioni, vivano sotto l'azione dello Spirito, che in questi ultimi tempi, è stato donato a tutti gli uomini (cf. Gl 3,1-5; At 2,17-21). La comunità cristiana vive nella fiducia di essere guidata dallo Spirito, ma la vicinanza di Dio agli uomini che si realizza ad opera dello Spirito santo non può essere limitata alla sola comunità cristiana. Lo Spirito è libero, e soffia dove vuole (Gv 3,8); dove c'è lo Spirito del Signore, ivi c'è la libertà.

Il concilio Vaticano II aveva dato degli orientamenti molto chiari anche su questo punto, riconoscendo la presenza e l'azione dello Spirito santo non solo nella chiesa ma anche fuori di essa, e soprattutto nelle altre religioni.

Lo Spirito agisce nel mondo sin dagli inizi dei tempi: «Indubbiamente lo Spirito santo operava nel mondo prima ancora che Cristo fosse glorificato» (AG 4). L'azione misteriosa di Dio nel cuore degli uomini, che noi attribuiamo allo Spirito, si presenta frammista ad elementi umani non sempre positivi. «Tutto ciò che di verità e di grazia era già riscontrabile, per una nascosta presenza di Dio, in mezzo alle genti, (la chiesa) lo purifica dalle scorie del male e lo restituisce al suo autore, Cristo...» (AG 9). In ogni caso la salvezza portata in Cristo per mezzo dello Spirito opera al di là delle frontiere della chiesa: «E ciò non vale solamente per i cristiani, ma anche per tutti gli uomini di buona volontà, nel cui cuore lavora invisibilmente la grazia. Cristo infatti è morto per tutti, e la vocazione ultima di ogni uomo è effettivamente una sola, quella divina; perciò dobbiamo ritenere che lo Spirito santo dia a tutti la possibilità di essere associati, nel modo che Dio conosce, col mistero pasquale»(GS 22).

Tutto questo si verifica innanzitutto attraverso le altre religioni. Il Vaticano II infatti insegna che «tutto ciò che di buono e di vero si trova» nelle altre religioni, è «come dato da Colui che illumina ogni uomo, affinché abbia finalmente la vita» (LG 16). Per questo attraverso il dialogo interreligioso sembra possibile scoprire meglio questa azione dello Spirito e rendersi più docili ad essa: «rivolgiamo il nostro pensiero a tutti coloro che credono in Dio e che conservano nelle loro tradizioni preziosi elementi religiosi ed umani, augurandoci che un dialogo fiducioso possa condurre tutti noi ad accettare con fedeltà gli impulsi dello Spirito e a portarli a complimento con alacrità» (GS 92). Celebrando i dieci anni dalla fondazione del Segretariato per i non cristiani, Paolo VI ricordava la svolta decisa dal Concilio per quanto riguarda l'atteggiamento verso le religioni non cristiane, che aveva portato i padri conciliari a vedere in esse un'espressione molto significativa, anche se incompleta, del genio religioso dell'umanità, testimonianza del lavorìo segreto che la grazia dello Spirito Santo - che riempie tutta la terra (cf Sap 1,7; Is 6,3) - ha svolto nei secoli per far germogliare nelle anime rette «quei germi del Verbo che in esse si nascondono» (AG 11), sicché quelle manifestazioni religiose, nonostante le differenze, «non raramente riflettono un raggio di quella verità, che illumina tutti gli uomini»(NA 2).

Il cordiale e pieno riconoscimento dell'azione dello Spinto nel mondo e fra i non cristiani, in piena corrispondenza ai dati biblici, si è avuto nell'ambito della chiesa cattolica soprattutto grazie alle affermazioni coraggiose fatte da Giovanni Paolo II. A proposito del riavvicinamento e del dialogo con i membri delle religioni non cristiane, già nella sua prima enciclica egli ricorda la ferma convinzione di fede che accompagna molti di essi, e che può essere di esempio ai cristiani: anch'essa è «effetto dello Spirito di verità, operante oltre i confini visibili del Corpo mistico». Parlando poi della missione della chiesa, ricorda come essa debba accostarsi con rispetto «al magnifico patrimonio dello spirito umano, che si è manifestato in tutte le religioni», e debba quindi compiere la sua missione «con quella stima, rispetto e discernimento, che sin dai tempi degli apostoli, contrassegnava l'atteggiamento missionario e del missionario». Egli fa quindi riferimento all'atteggiamento tenuto da Paolo ad Atene nei confronti della religiosità degli ateniesi (cf. At 17, 22-31). «L'atteggiamento missionario inizia sempre con un sentimento di profonda stima di fronte a ciò che c'è in ogni uomo» (Gv 2,25), per ciò che egli stesso, nell'intimo del suo spirito, ha elaborato riguardo ai problemi più profondi e più importanti; si tratta di rispetto per tutto ciò che in lui ha operato lo Spirito, che «soffia dove vuole» (Gv 3, 8).

Nel messaggio ai popoli dell'Asia inviato da Manila nel 1981, il papa si presenta come testimone dello Spirito, che agisce nella storia del popoli e delle nazioni, e la cui azione sembra quindi non limitarsi alla chiamata dei non cristiani alla chiesa. «Nello Spirito Santo, ogni individuo ed ogni popolo è diventato - attraverso la Croce e la Risurrezione di Cristo - figlio di Dio, partecipe della vita divina ed erede della vita eterna. Tutti sono stati redenti e chiamati a partecipare alla gloria in Gesù Cristo, senza distinzione alcuna di lingua, razza, nazione o cultura».

«Dio è amore (1 Gv 4, 8.16). Il suo amore salvifico è stato rivelato e comunicato agli uomini in Cristo ed è presente e attivo nel mondo attraverso lo Spirito santo», afferma il documento del Segretariato per i non cristiani su Dialogo e missione del 1984. Più sotto, esso continua riconoscendo che «in Dio Spirito Santo, la fede ci fa scorgere quella forza di vita, di movimento e di rigenerazione perenne (cf LG 4) che agisce nella profondità delle coscienze, e accompagna il cammino segreto dei cuori verso la verità (cf. GS 22). Spirito che opera anche "oltre i confini visibili del corpo mistico" (RH 6; cf. LG 16; GS 22; AG 15); Spirito che anticipa e accompagna il cammino della Chiesa, la quale, pertanto, si sente impegnata a discernere i segni della sua presenza, a seguirlo dovunque egli la conduca, e a servirlo come collaboratrice umile e discreta».

Nell'Enciclica Dominum et Vivificantem il tema viene ripreso con l'affermazione dell'azione universale dello Spirito Santo nel mondo non solo nel corso di questi due millenni di cristianesimo ma anche risalendo indietro, da prima di Cristo "sin dal principio, in tutto il mondo, e specialmente nell'economia dell'Antica Alleanza". Oggi poi bisogna «guardare più ampiamente e andare al largo, sapendo che il vento soffia dove vuole, secondo l'immagine usata da Gesù nel colloquio con Nicodemo (Gv 3,8). Il concilio Vaticano II ci ricorda l'azione dello Spirito santo anche al di fuori del corpo visibile della chiesa».

Pochi mesi dopo la pubblicazione dell'enciclica, aveva luogo la giornata di preghiera per la pace ad Assisi. Rispondendo a quanti si interrogavano sul suo fondamento teologico, Giovanni Paolo II ha ritenuto di doverla difendere in un discorso alla Curia Romana, in occasione del Natale 1986, nel quale affermava con forza che «ogni preghiera autentica si trova sotto l'influsso dello Spirito... Possiamo ritenere infatti che ogni autentica preghiera è suscitata dallo Spirito Santo, che è misteriosamente presente nel cuore di ogni persona».

Questo intervento è stato ripreso nel documento del 1991 Dialogo e Annuncio. Dopo avere ricordato che i valori positivi riconosciuti dal concilio Vaticano II «non solo nella vita religiosa del singolo credente delle altre tradizioni religiose, ma anche nelle stesse tradizioni religiose alle quali appartengono» viene attribuita dal concilio stesso «alla presenza attiva di Dio stesso attraverso il suo Verbo, nonché all'azione universale dello Spirito», lo stesso documento continua: «Nella sua allocuzione alla Curia romana, dopo la giornata di preghiera ad Assisi, papa Giovanni Paolo II sottolineava ancora una volta la presenza universale dello Spirito Santo, affermando che ogni preghiera autentica è suscitata dallo Spirito Santo, che è misteriosamente presente nel cuore di ogni persona, sia o no cristiana. Ma di nuovo in questo stesso discorso, andando oltre una prospettiva individuale, il papa ha evocato i principali elementi che costituiscono, insieme, la base teologica per un approccio positivo alle altre tradizioni religiose e alla pratica del dialogo interreligioso». Fra di esse, «si deve menzionare la presenza attiva dello Spirito Santo nella vita religiosa dei membri delle altre tradizioni religiose».

Ciò comporta delle conseguenze che ci riempiono di grande speranza per quanto concerne la possibilità di salvezza per tutta l'umanità, anche per quanti non hanno ancora conosciuto Cristo. «Da questo mistero di unità ne deriva che tutti gli uomini e tutte le donne che sono salvati partecipano, anche se in modo differente, allo stesso mistero di salvezza in Gesù Cristo per mezzo del suo Spirito. I cristiani ne sono consapevoli, grazie alla loro fede, mentre gli altri sono ignari che Gesù Cristo è la fonte della loro salvezza. Il mistero di salvezza li raggiunge, per vie conosciute da Dio, grazie all'azione invisibile dello Spirito di Cristo».

Subito sotto lo stesso documento afferma anche che «si possono discernere facilmente i frutti dello Spirito Santo nella vita personale degli individui, cristiani e non cristiani (cf Gal 5, 22-23). E' molto più difficile identificare nelle altre tradizioni religiose elementi di grazia, capaci di sostenere la risposta positiva dei loro membri alla chiamata di Dio. Si richiede quindi un discernimento, di cui bisogna stabilire i criteri. Molte persone sincere, ispirate dallo Spirito di Dio, hanno certamente marcato con la loro impronta l'elaborazione e lo sviluppo delle loro rispettive tradizioni religiose».

Questi insegnamenti sono rispecchiati e come assunti nell'enciclica Redemptoris Missio, la quale, dopo avere ricordato che «la presenza e l'attività dello Spirito non toccano solo gli individui, ma la società e la storia, i popoli, le culture, le religioni», riafferma che lo stesso Spirito, «che soffia dove vuole (Gv 3,8) ed operava nel mondo prima ancora che Cristo fosse glorificato (AG 4), che riempie l'universo abbracciando ogni cosa e conosce ogni voce (Sap 1,7), ci induce ad allargare lo sguardo per considerare la sua azione presente in ogni tempo e in ogni luogo».

Oltre al riconoscimento dell'azione dello Spirito nelle altre tradizioni religiose, la riflessione sullo Spirito Santo proposta per il prossimo anno potrebbe tenere presente altre due prospettive che vi sono strettamente collegate. La prima riguarda il riconoscimento che è l'azione dello Spirito nella chiesa che ha condotto a una presa di coscienza e a un cambiamento nella considerazione che la chiesa stessa può avere della realtà delle altre religioni. La chiesa è guidata dallo Spirito ed è sotto la guida dello Spirito che essa ha modificato il suo atteggiamento verso le altre religioni e si è impegnata nello sviluppo del dialogo interreligioso. Invitando a una piena docilità a questa azione dello Spirito, il documento Dialogo e Annuncio chiede infatti ai cristiani e agli altri di «collaborare con lo Spirito del Signore risorto, Spirito che è presente e agisce universalmente. Il dialogo interreligioso non tende semplicemente a una mutua comprensione e a rapporti amichevoli. Raggiunge un livello assai più profondo, che è quello dello spirito, dove lo scambio e la condivisione consistono in una testimonianza mutua del proprio credo e in una scoperta comune delle rispettive tradizioni religiose».

La seconda riguarda l'azione dello Spirito nel portare a compimento - a pienezza - la conoscenza della stessa Rivelazione cristiana, secondo la promessa del Signore, per la quale «lo Spirito Santo vi condurrà in tutta la verità...»(Gv 16,13). Tale pienezza si raggiunge infatti anche grazie agli apporti, alle purificazioni, agli stimoli, agli arricchimenti, che possono venire alla comunità cristiana da parte delle grandi religioni mondiali. Anche su questo punto insiste il documento Dialogo e Annuncio. «Mediante il dialogo, i cristiani e gli altri sono invitati ad approfondire il loro impegno religioso e a rispondere, con crescente sincerità, all'appello personale di Dio e al dono gratuito che egli fa di se stesso, dono che passa sempre, come lo proclama la nostra fede, attraverso la mediazione di Gesù Cristo e l'opera del suo Spirito».

Attraverso il confronto, il dialogo e l'emulazione pacifica con le grandi tradizioni religiose mondiali, il cristiano cresce sotto l'azione dello Spirito nella comprensione della sua stessa fede ed è spinto a viverla con una sempre maggiore pienezza di fedeltà e di amore.

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