Da Parigi a Roma - J. Francis Stafford
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I GIOVANI SULLA STRADA DEL GRANDE GIUBILEO

DA PARIGI A ROMA

J. Francis Stafford

Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici

Mi è stato chiesto di trarre alcuni spunti per il Grande Giubileo del 2000 dall'esperienza delle Journées Mondiales de la Jeinesse 1997 a Parigi (JMJ). Le mie riflessioni si soffermeranno in particolare su sei temi principali:

  1. il tema unificante delle JMJ;
  2. l'importanza della catechesi;
  3. il modello di fede ;
  4. l'accoglienza preliminare nelle diocesi francesi selezionate;
  5. la logistica;
  6. le implicazioni giubilari.

1) Il tema unificante delle JMJ: i Sacramenti. Nella Lettera Pastorale del 1996 L'Eglise dans la societé actuelle, i vescovi francesi hanno affermato che la laicité et le pluralisme contraddistinguono la loro società; essi si sono soffermati inoltre sul loro impatto sui cattolici francesi: «È un fatto che specialmente i giovani avvertano la spiacevole sensazione di venire emarginati quando dichiarano di essere stati battezzati o cresimati». La gerarchia ecclesiale francese è impegnata alla ricerca dell'identità cattolica dei propri giovani. Di conseguenza è opportuno sottolineare il grande rilievo dato ai Sacramenti dell'Iniziazione durante le celebrazioni a Longchamps. Gli organizzatori erano consapevoli dell'impatto catechetico di tali cerimonie sull'audience televisiva nazionale il sabato e la domenica; molto tempo è stato dedicato nel fare in modo che il mezzo televisivo venisse utilizzato nel migliore dei modi. Le cifre confermano che l'obiettivo pastorale è stato raggiunto.

È stato dato, inoltre rilievo, al Sacramento della riconciliazione. Sia nella Giornata Mondiale della Gioventù di Denver nel 1993 che in quelle di Parigi i giovani ricercavano numerosi questo Sacramento. A Parigi ho confessato in due occasioni; una di queste confessioni è durata cinque ore. Un nutrito numero di confessori era sempre presente nelle chiese, nelle piazze, nei parchi.

2) L'importanza della catechesi. Vescovi, sacerdoti e giovani catechisti hanno dato la priorità assoluta alla necessità di una catechesi approfondita prima del pellegrinaggio. Tale catechesi doveva comprendere lezioni sulla tradizione del "pellegrinaggio", studi biografici di santi la cui memoria doveva essere rievocata e la cui intercessione doveva essere invocata; lectio divina sul tema "Dove sei? Venite e vedrete"; un tracciato storico della Francia e di Parigi; l'intersezione tra arte e fede.

Tutte le manifestazioni sono state animate da striscioni, canti e danze e ciascuna di esse è stata preparata con cura e con gusto. Il coordinamento tra temi liturgici e catechetici ha richiesto cooperazione e comunicazione tra il personale dell'Arcivescovado di Parigi, la Conferenza episcopale francese, l'Ufficio delle celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice e il Pontificio Consiglio per i Laici.

3) I modelli di fede. La vita e la spiritualità di S. Teresa di Lisieux hanno attirato molti pellegrini. L'applauso che ne ha salutato la proclamazione a Dottore della Chiesa ha sottolineato la partecipazione corale all'avvenimento. Le reliquie di santa Teresa sono venerate nella Chiesa di Notre-Dame des Victoires. I pellegrini vi sono accorsi numerosi, stretti attorno al reliquiario, lo hanno toccato ed hanno ascoltato con devozione le liriche di Teresa trasformate in canti.

La processione della reliquia, la Corona di Spine, che ha rievocato la devozione di San Luigi IX, ha rappresentato anch'essa un momento saliente di questa giornata. La beatificazione di Federico Ozanam è stata seguita con interesse dai giovani. La sua morte, avvenuta in età relativamente precoce, ha reso più facile la loro identificazione con la sua vita santa e il suo ministero.

4) L'accoglienza preliminare dei pellegrini nelle varie diocesi. Questa innovazione si è rilevata un successo. Ha coinvolto molti Cattolici francesi che altrimenti non avrebbero potuto partecipare aumentando probabilmente il numero dei giovani che hanno preso parte alle "Giornate" di Parigi.

5) La logistica. Parigi ha messo in atto utili innovazioni nel trasporto. I giovani sono apparsi soddisfatti della qualità e della distribuzione del cibo. Il metrò parigino ha facilitato gli spostamenti di centinaia di migliaia di pellegrini. Nessun problema si è manifestato in questo senso. L'approvvigionamento idrico è stato abbondante; una quantità enorme di bottiglie d'acqua è stata distribuita gratuitamente dai volontari durante le manifestazioni pubbliche a Champ-de-Mars e all'Ippodromo di Longchamp. Anche in questo caso era stato messo a punto un piano dettagliato d'emergenza.

6) Le implicazioni giubilari. Il Santo Padre ha scritto nella Tertio Millennio Adveniente: «l'obiettivo (dell'attuale celebrazione del Giubileo) sarà la glorificazione della Trinità, dalla quale tutto viene e alla quale tutto si dirige nel mondo e nella storia . Cristo è l'unica via di accesso al Padre»(TMA n.55).

Le JMJ rappresentano certamente un contributo al raggiungimento di questo obiettivo. Coloro che verranno a Roma per il Giubileo verranno come pellegrini, identità non facile per molti. Nella preparazione delle Giornate Mondiali della Gioventù di Denver i responsabili dei gruppi giovanili non vollero accettare inizialmente il termine "pellegrinaggio" che ai nord-americani dovette sembrare come qualcosa di estraneo.

I giovani trovano più accessibili parole come "Turista" o "Viaggiatore". Ma la parola pellegrino ha per loro un sapore medievale! Lo stesso punto di vista è probabilmente condiviso dai giovani (e anche dai più anziani) di altre nazioni e continenti. Segnale, anche questo, di una crisi ecclesiale di cui molti sono profondamente consapevoli.

La Chiesa appare oggi lontana dall'antica fonte della sua tradizione vivente, la cultura cristiana. Al suo posto la sfida del "secolarismo" (TMA n.52) ha creato un grande vuoto in essa. I Vescovi francesi l'hanno descritta, come l'emergenza dell'individualismo, il principio della laicité e di un pluralismo generalizzato. Il Concilio Vaticano II e il Papa hanno ripetutamente sottolineato il vero pericolo per la Chiesa - la minaccia di essere avulsa dal mondo, di perdere i contatti con il mondo.

L'Anno Giubilare sarà celebrato nel bel mezzo di questa «crisi di civiltà» (TMA n.52). Il Papa attribuisce questo fenomeno, almeno in parte, ai peccati dei figli della Chiesa, che in passato «si sono allontanati dallo spirito di Cristo e del suo Vangelo... ed hanno indugiato in modi di pensare e di agire che furono vere e proprie forme di contro-testimonianza e di scandalo» (TMA n.33). Egli chiama ad una conversione del cuore. Ciò richiede la volontà di vivere l'esperienza della trascendenza che consiste nella privazione, nel totale abbandono e nel coraggio di affrontare tutti i rischi che questo comporta (TMA 37, 51 et passim). Egli parla della gioia straordinaria che può scaturire dal Giubileo, «una gioia per la remissione delle colpe, la gioia della conversione. Sembra perciò opportuno mettere nuovamente in primo piano ciò che costituì il tema del Sinodo dei Vescovi nel 1984 cioé la penitenza e la riconciliazione» (TMA n.32).

La chiamata alla conversione pervade tutta la TMA, specialmente ai nn. 32, 36, 50. La confessione sacramentale a Roma sarà un evento assolutamente decisivo nel portare il viaggiatore a quel livello di umiltà che inevitabilmente conduce al senso dell'essere pellegrino. È accaduto a Denver e a Parigi. Il Sacramento della Riconciliazione deve essere centrale nella programmazione del Giubileo. Evidentemente la visione ecumenica del Papa colloca tale conversione al centro. Cristo «avvolge inoltre nel suo dominio salvifico anche tutto il passato del genere umano, cominciando dal primo Adamo» (TMA n.56). Il modello di fede di S. Teresa è stato il fulcro delle Giornate Mondiali della Gioventù di Parigi. Nell'anno 2000 quale sarà il ruolo dei Santi ai quali sono dedicate le quattro maggiori Basiliche patriarcali romane? Il Papa sottolinea che «tutto dovrà mirare all'obiettivo prioritario del Giubileo che è il rinvigorimento della fede e della testimonianza dei cristiani» (TMA n.42).

Noi affermiamo che il Figlio di Dio incarnato è l'analogia concreta della fede, la realizzazione archetipica dell'uomo a Dio. La sua esperienza di Dio Padre è un tutt'uno con la visione del Padre. La nostra Madre Beata, San Pietro, San Paolo e San Giovanni l'Evangelista sono imitatori di Cristo. La sfera della loro esperienza biblica di Dio partecipa per analogia alla natura archetipica di Cristo, vero Dio e vero uomo.. La loro esperienza di fede è stata giustamente definita archetipica per gli altri. Quali ruoli catechetici e kerigmatici avranno dunque le tradizionali tappe del pellegrinaggio, le Basiliche ad essi dedicate per i pellegrini che giungeranno a Roma nell'anno 2000?

All'infuori dei luoghi sacri del Medio Oriente, Roma non ha eguali: «O felix Roma, quae tantorum principum es purpurata pretioso sanguine, non laude tua, sed ipsorum meritis excellis omnem mundi pulchritudinem». Questo passo del poema di Elpidio ben si adatterebbe a diventare l'inno del pellegrinaggio romano.

L'esperienza divina di Pietro, assieme a quella di Paolo, Giovanni e gli altri apostoli, è sui generis. L'esperienza divina di Maria come Madre di Gesù è tutt'affato unica. L'incarnazione del verbo nel suo seno irrompe nella fede di una Vergine. Ma il discepolato di ciascuno è essenzialmente «un'imitazione (di Cristo) che, indissolubilmente, consiste nella fede in Lui (e con Cristo, in Dio) e in una totale visione umana di Cristo (e con Cristo, del Padre e dello Spirito santo)» (Von Balthasar).

L'esperienza di Dio del pellegrino dell'anno 2000 si farà a Roma. Ciascun credente dovrebbe essere toccato in modo speciale dalla nostra Madre Beata, da Pietro, Paolo e Giovanni. La loro comune esperienza di testimoni oculari ha forgiato una unità unica tra la loro fede in Cristo e la loro visione della Sua persona incarnata. Il pellegrino sarà chiamato a partecipare a quella stessa verità imitando il loro discepolato nell'udire nuovamente la proclamazione del kerigma apostolico ed ecclesiale. Tale proclamazione dovrebbe essere maggiormente evidente nelle Basiliche dedicate ai primi discepoli. La loro testimonianza quali testimoni oculari di Cristo è parte integrante dell'evidenza oggettiva della rivelazione. La loro testimonianza storica e concreta indica altresì il carattere profondamente umano della fede oggi; vale a dire, credere in Gesù significa "vederlo" attraverso gli occhi della fede, "sentirlo", "toccarlo", "assaporarlo" alla maniera cristiana.

Così l'umiltà sacramentale e la sacra semplicità dei testimoni oculari guiderà il pellegrino al centro della forma della Rivelazione, Gesù Cristo. La Messa di mezzanotte che si celebrerà in San Pietro nel Natale del 1999 segnerà l'inizio di una rinnovata capacità dei Cattolici di constatare «che attraverso il mistero del Verbo incarnato la nuova luce dello splendore divino ha illuminato gli occhi della nostra mente; che attraverso la conoscenza visibile di Dio, potremmo essere condotti all'amore delle cose invisibili» (Christian Preface).

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