Perché contare per millenni - Francesco Paolo Casavola
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PERCHÉ CONTARE PER MILLENNI

Francesco Paolo Casavola

Il tempo della vita scorre per giorni e anni, quello della storia per secoli, e quello dei millenni? Qui si inverte la indicazione della misura del tempo, che percepiamo ed esprimiamo prima della portata dei suoi significati. Nel mondo dei cristiani, con una larga approssimazione, il terzo millennio che sta per aprirsi sarà il terzo della venuta di Cristo. Se restiamo nell'ambito della fede, possiamo rinvenire alcune connotazioni dei millenni trascorsi. Il primo è stato quello della incarnazione del figlio di Dio, della propagazione dei vangeli, della formazione della Chiesa cattolica, dell'apologetica contro i pagani, della teologia patristica, ma anche dell'esaurimento dell'attesa escatologica. Il millenarismo, la credenza, cioè, impastata di desiderio e di terrore, che l'alba del secondo millennio avrebbe segnato la fine del mondo, proprio con quell'alba si consumò e lasciò luogo all'idea di un tempo indefinito alla storia cristiana.

Il secondo millennio è perciò quello di un radicamento stabile del Cristianesimo nella storia del mondo, e in particolare dell'Europa. La fine della centralità del Mediterraneo antico, come mare interno a tre continenti, Asia, Africa, Europa, la separazione di Oriente e Occidente, e poi tra Sud islamico e Nord cristiano, riducono il cristianesimo cattolico a religione dell'Europa occidentale. Il secondo millennio è perciò il tempo della traduzione della fede cristiana in una civiltà storica. Il cattolicesimo è una religione attiva, non contemplativa. Le opere dello Spirito non si compiono soltanto nella vita interiore, come è suggerito dalle chiese e dai monasteri d'Oriente, ma informano la logica delle scuole medievali, la redazione delle cronache ecclesiastiche e civili, la conservazione e trasmissione dei monumenti letterari dell'antichità pagana, la formazione del diritto canonico sul diritto romano, la legittimazione del potere politico da parte della Chiesa. Queste sono le cuspidi del diagramma. Ma al di sotto si disegnano le linee continue delle funzioni civili assolte dalla Chiesa per essere poi consegnate alla società, dai registri parrocchiali di nascite, morti, matrimoni, alle istituzioni di carità, agli orfanotrofi, gerontocomi, ospedali, alle scuole primarie e secondarie, alle Università, alle corporazioni di artigiani. I processi di secolarizzazione nell'ambito della cultura scientifica e filosofica valgono a preservare la distinzione tra la fede e la ragione, e nell'ambito degli assetti civili sono sintomatici dell'assorbimento di persuasioni evangeliche nel patrimonio dei valori etici della cultura degli Europei. La superiorità della scienza europea rispetto a quanto prodotto dagli uomini negli altri continenti ha veicolato la civiltà cristiana e non necessariamente la religione in ogni parte del mondo.

Se un significato epocale hanno i viaggi di Giovanni Paolo II, esso sta nel portare in ogni luogo del mondo il segno della fede cattolica che è stato preceduto, ed anche offuscato, dai tanti segni della civiltà cristiano-europea.

Dopo i navigatori, gli esploratori, i mercanti, i colonizzatori, gli eserciti, gli ordinamenti giudiziari e amministrativi, dopo la chimica, la medicina, la matematica e la fisica, le macchine, il telegrafo, il telefono, la radio, la televisione e tutte le tecnologie delle comunicazioni e dei trasporti e delle energie, la civiltà europea diventata planetaria trova nel Papa cattolico l'uomo che rievoca la prima radice, la fede nel Figlio di Dio.

Che questo avvenga sullo scorcio del nostro secolo non è per caso. Come è già avvenuto con la secolarizzazione europea, nel resto del mondo la civiltà cristiana degli europei si sta assimilando nella cultura materiale, oggetti, strumenti, vestiti, diete, abitudini igieniche, comportamenti quotidiani, e in quella intellettuale, scienze dell'uomo e della natura, arte, spettacolo, mentalità collettiva, con varie combinazioni con le civilizzazioni originarie e con progressivo distacco dai centri di irradiazione dell'Europa.

Il terzo millennio può condurre il mondo ad una fase di civiltà caratterizzata dalla omologazione di tutti i popoli agli standard di cultura materiale e intellettuale degli occidentali, di qua e di là dell'Atlantico. Ma con il permanere di divisioni non più culturali né ideologiche, bensì nazionalistiche, quando non addirittura etniche. Il caso, che abbiamo avuto in questi giorni sotto gli occhi, di Hong Kong ritornata dopo un secolo e mezzo alla patria cinese, è altamente simbolico. Le divisioni possono rigenerare conflitti.

Malgrado la transnazionalità dell'economia, malgrado l'annullamento del tempo nella comunicazione e la riduzione delle distanze nei trasporti, gli uomini possono tornare a sentirsi tra loro lontani. È l'universalismo cristiano che è andato in crisi a mano a mano che sono andati progredendo i caratteri materiali e utilitaristici della civiltà occidentale nella sua espansione all'intero genere umano. Ecco perché il terzo millennio si presenta come un enigma, con esiti ambigui, o di pace e unità, o di guerre e divisione. Giovanni paolo II richiama l'ispirazione della fede al di sopra della civiltà. Sappiamo, con Lui, sciogliere l'enigma del nuovo millennio.

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