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L’Anno del Padre

La storia e il destino dell’uomo al centro del Giubileo
+ Crescenzio Sepe

Dei giubilei ognuno tenta di farsi un’idea: la loro origine, vale a dire la storia recente e passata dei Giubilei cristiani; il loro significato spirituale, che coincide con i simboli-guida dell’umanità e quindi anche di quella del terzo millennio che è la nostra. Ci si ferma ad intravedere le grandi idealità, cui tutti siamo chiamati nella storica svolta dell’inizio dell’anno 2000; in particolare, ci si interroga sull’immagine di Chiesa che consegniamo alle nuove generazioni del terzo millennio della storia cristiana: la modalità ecumenica, l’incontro tra le religioni e la famiglia umana, la famiglia, i giovani, i meno fortunati, il bene della vita, della verità, dell’amore. Inoltre, si vorrebbe saperne di più sui promotori dei Giubilei e, per il nostro Giubileo, sull’azione svolta in particolare dal papa Giovanni Paolo II tramite il Comitato per il Giubileo.

Delle tante domande, le cui risposte sono affidate per lo più agli studiosi della storia spirituale dei giubilei, diciamo almeno qualcosa: primo, sull’origine e lo sviluppo storico dei giubilei; secondo, sul significato del nostro Giubileo indetto dal papa Giovanni Paolo II.

Origine e sviluppo dei giubilei cristiani

Manca forse all’uomo dei tempi moderni quel supplemento di amore che, nel contesto delle sue conquiste scientifiche ed antropologiche, lo riannodi a Dio e al proprio simile. L’anno del Giubileo è perciò un anno di preghiera allo Spirito Santo perchè il suo essere-amore torni a vivificare l’habitat dell’uomo.

La tradizione di un ’Anno Santo’ romano risale nella cristianità al 1300, quando il papa Bonifacio VIII indisse il primo Giubileo (bolla “Antiquorum habet fida relatio”, 22 febbraio 1300). I pellegrini, per rinnovare la loro vita cristiana, prima di allora si recavano a Gerusalemme. Dopo il fallimento delle crociate, con la presa di Gerusalemme nel XIII secolo da parte dell’impero ottomano, non essendo più possibile raggiungere in tranquillità la città di Gerusalemme, la cristianità guardò a Roma, la sede degli apostoli Pietro e Paolo, e del successore di Pietro, il vescovo di Roma. Naque la ‘Roma dei Giubilei’.

Il papa Bonifacio VIII, raccogliendo le istanze dei molti movimenti penitenziali del Medioevo, che nei pellegrinaggi potevano beneficiare di indulgenze annesse a tali esercizi di pietà, indisse all’inizio del 1300, propriamente il 22 febbraio, un Anno Santo a Roma.

I preparativi erano in realtà iniziati circa venti anni prima, intorno al 1280, quando in tutto il mondo cristiano si venne creando un fervore d’iniziative, ancora rintracciabili, per l’avvicinarsi di un nuovo secolo, il 1300.

Le strade che portavano a Roma, come le città e i villaggi nati lungo tali percorsi, si prepararono febbrilmente per quel santo viaggio cui nessuno voleva mancare: era il primo Anno Santo dell’era cristiana. Si trattò di un movimento popolare che prese in qualche modo di sorpresa lo stesso papa.

Le strade dei Giubilei sono ormai un assieme non facilmente districabile, data la loro forte connotazione simbolica dell’incontro dell’uomo con Dio. Esse tuttavia sono le strade di un anno di grazia del Signore che vengono dagli antichi giorni della creazione quando Dio creò il tempo e, con esso, uno spazio  abitabile. Ci sono delle vie attraverso le quali gli uomini hanno quasi cristallizzato, per così dire, il loro senso del sacro: esse portano a delle “terre sante”, simbolo di vincoli umani e divini, verso le quali si nutre venerazione, oppure a dei “luoghi santi”, venerati come manifestazione tangibile del divino.

I Giubilei cristiani hanno come campo specifico di finalità operativa non tanto le riforme sociali (l’anima del giubileo ebraico), quanto l’uomo con la sua storia e il suo destino: l’uomo singolo e quello legato ad una collettività con la sua solitudine, la sua fragilità, le sue speranze, il suo bisogno di comunione, il suo bisogno di Dio, le sue domande sempre aperte. E’ lui la strada del Giubileo, l’uomo moderno come l’uomo della storia biblica e quello antico in genere: l’uomo stanco di un vagabondare ansioso e inutile e l’uomo in cerca di un Mistero capace di dare senso alla sua vita.

Il Giubileo del 2000

La Roma dei tempi moderni iniziò a prepararsi al grande Giubileo del terzo millennio subito dopo la pubblicazione della Lettera Apostolica “Tertio Millennio Adveniente”, avvenuta nel novembre 1994. In tale documento, il Papa delinea un programma vasto e preciso per invitare la Chiesa e l’umanità a varcare la soglia del nuovo Millennio. In realtà, in questi anni stiamo assistendo ad un autentico rinnovamento spirituale fondato sulla grande preghiera allo Spirito Santo, per una nuova Pentecoste su Roma e sul mondo. Essa si manifesterà nei segni dell’eredità più preziosa lasciata da Cristo ai credenti in Lui per far giungere a ciascuno, lungo il cammino della storia di ognuno, il compimento della redenzione affidato a Pietro, agli apostoli, a tutti i suoi discepoli, a quella comunità simbolo della famiglia umana che è la Chiesa.

L’indulgenza plenaria, concessa dal Papa a coloro che visitano le basiliche romane, costituisce solo il segno della conversione vasta e profonda da operare nelle coscienze degli uomini di oggi, a livello singolo e comunitario.

La “Porta Santa” dell’anno 2000 è rappresentata dal Concilio Vaticano II degli anni 60, vista come una nuova primavera della Chiesa che, con la forza dello Spirito Santo, invade il mondo moderno bisognoso, come tutte le generazioni umane, di una immensa pioggia di amore di Dio.

Il significato profondo del Giubileo del 2000, il papa Giovanni Paolo II lo ha brevemente tratteggiato una prima volta, nella citata Lettera Apostolica, riannodando a Cristo la storia degli uomini:

“(La preparazione) - ha scritto il Papa - dovrà servire a ravvivare la coscienza del valore e del significato che il Giubileo del 2000 riveste nella storia umana, recando con sé la memoria della nascita del Cristo”.

Il sommo Pontefice lo ha rilevato ancora più incisivamente nella Bolla d’indizione “Incarnationis mysterium” (29 novembre 1998):

“Il passo dei credenti verso il terzo millennio non risente affatto della stanchezza che il peso di duemila anni di storia potrebbe portare con sé; i cristiani si sentono piuttosto rinfrancati a motivo della consapevolezza di recare al mondo la luce vera, Cristo Signore. La Chiesa, annunciando Gesù di Nazareth... apre davanti ad ogni essere umano la prospettiva di essere “divinizzato” e così diventare più uomo”.

La memoria della redenzione è quotidiana in ambito cristiano: attraverso i sacramenti, in particolare la celebrazione dell’Eucarestia e il sacramento della riconciliazione, attraverso la predicazione, la preghiera, le opere di penitenza e di carità.

Le ricorrenze hanno tuttavia un significato particolare perchè ravvivano la memoria, scuotono l’abitudine, facilitano la presa di coscienza.

Per tale motivo il papa Giovanni Paolo II ha indetto, per la fine del millennio del 2000, l’Anno Santo che sarà celebrato con grande solennità e speranza, a Roma, in Terra Santa e in tutte le Diocesi del mondo.

Esso avrà inizio, secondo la tradizione, con l’apertura solenne della Porta Santa da parte del Papa. (La Porta Santa è la più settentrionale delle cinque porte della facciata della basilica di San Pietro). Abitualmente essa rimane murata e viene aperta soltanto in occasione di un Anno Santo. Il significato spirituale di tale cerimonia è che la Porta Santa, Dio stesso l’apre largamente ai suoi figli, perchè in loro il peccato ceda il posto al bene e i rapporti di ciascuno con Dio e con i fratelli si raddrizzino dalle loro devianti devastazioni.

Per tutti questi motivi l’atto centrale dell’Anno Santo sarà per il cristiano la confessione sacramentale e la comunione eucaristica degnamente ricevuta, in modo da giungere a una rinnovata scoperta dell’amore di Dio che si dona. L’accostarsi ai sacramenti quotidiani del pane eucaristico e del perdono è anch’esso un segno del cammino di fede, di giustizia e di carità percorso dal pellegrino.

L’Anno Santo non è quindi un momento rituale a sé stante, senza rapporti con la vita. Se così fosse esso sarebbe ridotto ad una parodia. E’ invece segno del cammino percorso e di quello da percorrere, come gli antichi pellegrini che esprimevano la scelta di quella condizione di esistenza nel segno dei sandali, portati sulla spalla in cima ad un bastone.

L’Anno Santo donerà al pellegrino la grazia di Dio di una particolare indulgenza, in espiazione della pena temporale conseguente ai peccati perdonati. Un peccato, commesso lungo il percorso della propria esistenza, è sempre un filo rotto di giustizia e di comunione. Rimane un debito  da saldare oltre il perdono. Spesso il debito è tanto e, senza l’aiuto dei fratelli di fede, da soli non vi si riesce. E’ l’aiuto  dell’indulgenza per il pellegrino, che costituisce il filo segreto di una preghiera che chiede speranza di riconciliazione, di non rimanere fuori del cammino degli uomini verso Dio, la patria comune.

Per ricevere l’indulgenza sono fissate dal Papa alcune condizioni che sono chiaramente elencate nella Bolla di indizione e nel Decreto della Penitenzieria Apostolica: accostarsi al sacramento della riconciliazione e dell’eucarestia; la visita individuale, o ancora meglio assieme alla propria famiglia o ad un gruppo per esempio, a una basilica maggiore della Città di Roma (San Pietro, San Paolo, San Giovanni, Santa Maria Maggiore) o la recita di alcune preghiere secondo le intenzioni del Papa, compiere alcuni atti di carità.

Sullo sfondo di un Anno Santo cÂ’è  sempre un pellegrinaggio, breve o lungo che sia, a sottolineare la condizione peregrinante di ogni essere umano, che il cristiano ricorda in tale occasione anche a chi non è credente.

Muoversi infatti dal proprio soggiorno a un luogo di culto, breve o lungo che sia il tragitto, significa da sempre nella Chiesa, sottoporsi a un sacrificio, avere tempo per riflettere, prendere coscienza del carattere transitorio della vita e del suo orientamento verso Dio.

Il pellegrinaggio non è una gita. E’ un atto religioso da compiersi con raccoglimento, prendendosi esclusivamente cura della propria vita legata a quella degli altri, i compagni della strada da percorrere. Tanti si sono persi lungo il percorso, bisogna ritornare a recuperarli, tanti sono nuovi ed hanno bisogno di accoglienza. Roma cristiana e civile si sta preparando, è in attesa di accogliere con meno disagi possibili i pellegrini più lontani e quelli più vicini.

Anche per l’Anno Santo del duemila i pellegrini saranno in molti ad affluire da ogni parte del mondo alle basiliche romane, per la forza secolare del significato di fede che Roma, questo piccolo lembo di terra, racchiude in sé, spinti dalla forza dello Spirito di Dio che tutto rinnova.

Giubileo del 2000 e Meeting

Oltre che purificazione del cuore e riappacificazione con Dio e con i fratelli, il Giubileo è invito alla gioia per la celebrazione dell’Anniversario dei 2000 anni dalla nascita di Gesù Cristo. “Ogni anno giubilare, scrive il Papa nella Bolla di indizione ‘Incarnationis Mysterium’, è come un invito alla festa nuziale” (n. 4).

A questo invito, nessuno è escluso, perché tutti siamo chiamati, sollecitati a realizzare il disegno di amore che Dio ha per ciascuno di noi. Quale occasione più propizia del Giubileo per riflettere sul nostro essere?

Il Giubileo è l’avvenimento o, meglio ancora, l’evento – il Kairos – che il Padre ricco di misericordia ci offre per meditare sul senso del nostro andare sulle strade della vita, sulla meta del nostro pellegrinare. Bisogna che ognuno di noi, per un momento, si fermi, faccia una sosta e si domandi: da dove vengo? Dove vado? Cosa si presenta davanti a me: l’ignoto, carico di vuoto che genera paura, disperazione, suicidio? Sono un oggetto lanciato nel vuoto esistenziale, disperso in un finito insignificante, soggetto alle variazioni del tempo e dello spazio, un ignoto inconoscibile e incomprensibile?

Oppure, davanti agli infiniti spazi del mio animo si apre un soprannaturale misterioso ma reale, dispiegato e rivelato dalla Persona-Parola che si è fatto uno-di-noi? E’ il mistero insondabile, ma vero, che si incarna nella mia persona e suscita la meraviglia dell’incontro personale e commovente con il Dio vivente, provocando stupore, gioia, compiutezza di aspirazione.

E’ questo il Giubileo, ed è questo il senso profondo di questa edizione del Meeting, ultima di questo secolo e di questo millennio: dal dio senza nome al “nome proprio di Dio”, rivelato in Gesù Cristo come Amore misericordioso. Si vuole mettere a fuoco il Mistero per calarlo nella vita di ogni giorno, per illuminare l’accadimento che avviene nell’esistenza quotidiana, per sentirsi protagonisti di una storia personale che va al di là dei propri fini umani. “Quale intensità di vita, ha scritto Mons. Giussani, è promessa alla vita di chi coglie, istante per istante, il rapporto di tutto con l’origine! Ogni istante ha un rapporto definitivo con il Mistero, e perciò non si perde nulla: esistiamo per questo ed è questa la nostra felicità” ( L. Giussani, S. Alberto, J. Prades, Generare tracce nella storia del mondo).

Questo incontro è un forte richiamo agli uomini che si incamminano verso il terzo millennio a quel realismo cristiano che è la nota caratterizzante del carisma di Don Giussani e che costituisce il motore che muove tanti uomini e donne che fondano su tale carisma il loro essere cristiani e il loro apostolato nel mondo.

Tutto questo si inserisce perfettamente nella spiritualità che è propria del Giubileo: conoscere Cristo, presenza viva e santificante, per incontrarlo e amarlo con tutte le forze della propria anima, entusiasmarsi davanti alla Sua presenza per comunicare a tutti la gioia di questo Incontro, che genera salvezza e pienezza di vita.

E’ con lo sguardo fisso al “Mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio” che la Chiesa si appresta a varcare le soglie del terzo millennio, come afferma il Santo Padre nella Bolla di Indizione (n.1). questo varcare comporta, da un lato, uno sguardo al passato, per affrontare il peso della memoria e della verifica, ma dall’altro uno sguardo pieno di speranza verso il futuro, giacché “Gesù è la vera novità che supera ogni attesa dell’umanità e tale rimarrà sempre, attraverso il succedersi delle epoche storiche”, per cui l’Incarnazione, culminante nel passaggio pasquale della morte e risurrezione di Cristo, è “il vero criterio per giudicare la realtà temporale ed ogni progetto che mira a rendere la vita dell’uomo sempre più umana” (ivi).

E’ proprio l’inesauribile evento dell’Incarnazione, della Croce e della Risurrezione di Cristo, criterio e fondamento, come pure, legge del vero passaggio della storia, che costituisce il “punto focale” della celebrazione giubilare. Esso, alla fine di questo secondo millennio di storia cristiana, risplende singolarmente, sia per la sua perennità ed unicità, sia per la sua universalità, per la quale scandisce il trascorrere dei millenni. Così, “l’ingresso nel nuovo millennio incoraggia la comunità cristiana ad allargare il proprio sguardo di fede su orizzonti nuovi nell’annuncio del Regno di Dio” (ivi, n. 2).

In questa direzione, il mio auspicio è che da questo Meeting fioriscano nuovi “missionari dell’Incarnazione” i quali, durante il Grande Giubileo del 2000, proclamino con gioia che Cristo è il Signore che, ieri, oggi e sempre, dà la vita al mondo.

Amen!

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