The Holy See - Vatican web site
Jubilee 2000 Search
back
riga


IL GRANDE GIUBILEO DEL 2000 NEL PROGRAMMA DEL PONTIFICATO

+ Crescenzio Sepe

"Il Redentore dell'uomo, Gesù Cristo, è centro del cosmo e della storia. A Lui si rivolgono il mio pensiero e il mio cuore in questa ora solenne, che la Chiesa e l'intera famiglia dell'umanità contemporanea stanno vivendo. Infatti, questo tempo, nel quale Dio per un suo arcano disegno, dopo il prediletto Predecessore Giovanni Paolo I, mi ha affidato il servizio universale collegato con la Cattedra di San Pietro a Roma, è già molto vicino all'anno Duemila. E' difficile dire, in questo momento, che cosa quell'anno segnerà sul quadrante della storia umana, e come esso sarà per i singoli popoli, nazioni paesi e continenti, benché sin d'ora si tenti di prevedere alcuni eventi.

Per la Chiesa, per il Popolo di Dio, che si è esteso - sia pure in modo disuguale - fino ai più lontani confini della terra, quell'anno sarà l'anno di un gran Giubileo"

Sono le parole di apertura dell'Enciclica di inizio pontificato. Della Redemptor Hominis, Giovanni Paolo aveva scritto, a suo modo, con quella solenne invocazione di Piazza San Pietro - "Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo" - una straordinaria e commovente prefazione.

Alla Chiesa e al mondo aveva pre-figurato il programma, il significato, l'essenza del suo Ministero petrino: annunciare e rendere presente Gesù Cristo "buona notizia" e "salvezza piena per ogni uomo", realizzando così la vocazione e il compito primario di tutta la Chiesa: l'evangelizzazione.

E già dalle prime parole un orizzonte di tempo: il Grande Giubileo dell'anno 2000, il Giubileo dell'Incarnazione; l'Incarnazione, l'atto attraverso il quale la storia dell'uomo ha raggiunto, nel disegno d'amore di Dio, il suo vertice (RH).

Accanto all'orizzonte, un'immagine: il varco di una porta, la Porta Santa del Giubileo del 2000 che "dovrà essere simbolicamente più grande delle precedenti, perché l'umanità, giunta a quel traguardo, si lascerà alle spalle non soltanto un secolo, ma un millennio". (TM 33)

I grandi orizzonti sono stati il respiro quotidiano di questi 20 anni di pontificato. E su questo sfondo il Giubileo dei 2000 anni di Cristo è un richiamo vivo e concreto alla paolina "pienezza del tempo". Il tempo, in realtà, si è compiuto per il fatto stesso che Dio, con l'Incarnazione, si è calato dentro la storia dell'uomo. L'eternità è entrata nel tempo: quale "compimento" più grande di questo? (TM 9).

In questo senso la prospettiva del Giubileo è paradigma di tutta la storia cristiana che "ci appare come unico fiume al quale molti affluenti recano le loro acque".

E a sua volta il Giubileo è paradigma di tutto il Pontificato di Giovanni Paolo II che si manifesta, nel suo insieme e in ogni suo atto, come un servizio e un canto al mistero della Trinità.

E' significativo che la prima Enciclica, quella programmatica del suo pontificato, sia tutta incentrata su "Gesù Cristo Redentore dell'uomo", e questa centralità sia ripresa anche in prospettiva giubilare e di evangelizzazione nel mondo attuale, nella Dominum et Vivificantem. La Redenzione operata da Cristo si attua nella potenza dello Spirito, "datore di vita", "custode di speranza" e di ogni anelito di salvezza presente nel cuore dell'uomo. Ed è Gesù Cristo la "via" che conduce al Padre e ne rivela il volto di amore e di misericordia infinita: Dives in Misericordia.

Alla luce di questa trilogia del magistero di Giovanni Paolo II è possibile leggere non solo il significato, ma anche il percorso, la preparazione, la stessa celebrazione del Giubileo.

L'intero cammino giubilare è segnato dalle pietre miliari delpontificato della nuova evangelizzazione, ovvero dall'ansia di un nuovo annuncio di Cristo, pienamente innestato nella storia concreta di un'umanità che si appresta a vivere da protagonista e testimone il passaggio di un millennio.

Condurre la Chiesa oltre la soglia del terzo millennio - secondo anche il profetico omaggio del Card. Wyszynski - è diventato già dal primo momento la linea dell'orizzonte pastorale di Giovanni Paolo II. Un orizzonte aperto, che ha dato un respiro nuovo e profondo non solo alla Chiesa ma all'umanità intera, protagonista attiva ma anche attonita dei rapidi cambiamenti e degli sconvolgimenti avvenuti soprattutto negli ultimi decenni del secolo.

A un mondo alle prese con le inquietudini e le contraddizioni di una difficile transizione, Giovanni Paolo II ha presentato il volto di una Chiesa tanto più immersa nel suo tempo dal momento che anche la storia - accanto alla fede - reca ora l'annuncio solenne dei 2000 anni di Cristo.

Un annuncio sempre nuovo e sconvolgente, perché il nuovo inizio di tutto è nel Mistero dell'Incarnazione, in quell'evento di duemila anni fa che ha segnato una svolta e un capitolo nuovo a partire dal rapporto tra Dio e l'uomo. Da quel momento, Dio non si è più limitato a parlare all'uomo, ma attraverso Cristo, è andato a cercarlo.

Con lo sguardo e il cuore già rivolto alla Porta Santa dell'anno Duemila, Giovanni Paolo II si è fatto pellegrino di Cristo sulle strade segnate dalla linea di naturale confluenza tra il Grande Giubileo e il corso perenne dell'evangelizzazione.

Lungo questo cammino un altro punto-luce porta allo scoperto ogni ricchezza disseminata.

E' il punto-luce del Concilio Vaticano II che Giovanni Paolo II nella Tertio Millennio adveniente indica esplicitamente come "un evento provvidenziale, attraverso il quale la Chiesa ha avviato la preparazione prossima al Giubileo del secondo millennio.

Un Concilio concentrato sul mistero di Cristo e della sua Chiesa, ed insieme aperto al mondo.

"Questa apertura, afferma il Papa nella Tertio Millennio adveniente, è stata la risposta evangelica all'evoluzione recente del mondo con le sconvolgenti esperienze del XX secolo". Dal Concilio Vaticano II al Grande Giubileo dell'Anno 2000 passa forse il tratto di storia più intenso nella vita della Chiesa e del mondo contemporaneo.

Sul piano ecclesiale si può aggiungere che il Grande Giubileo va visto come il naturale compimento del Concilio Vaticano II.

Insieme questi due grandi eventi convergono nell'impegno primario di una rinnovata evangelizzazione. Ed è a questo punto che il legame diventa anche più vivo e più intenso: è il Pontificato di Giovanni Paolo II a fornire le tracce ben visibili di un cammino tutto orientato a condurre l'uomo sulla via di Cristo.

Il Grande Giubileo, con i tre anni di preparazione dedicati a Gesù Cristo, allo Spirito Santo e a Dio Padre, diventa riflesso della mirabile sequenza trinitaria che Giovanni Paolo II ha posto a suggello del suo Pontificato.

Redemptor Hominis, Dominum et Vivificantem, Dives in Misericordia: in queste tre encicliche c'è insieme, il nucleo del Pontificato di Giovanni Paolo II e il cammino del Grande Giubileo.

Il Giubileo celebra l'Incarnazione del Figlio di Dio, mistero di salvezza di tutto il genere umano. La Chiesa non può prepararsi alla scadenza bimillenaria in nessun altro modo, se non nello Spirito Santo, che è anche per la nostra epoca, l'agente principale della nuova evangelizzazione.

Ma il Giubileo, centrato sulla figura di Cristo, è soprattutto "un grande atto di lode al Padre".

Siamo ormai nell'ultimo anno di preparazione al grande evento del Duemila e la parole della Dives in misericordia sono il suggello di una grande speranza: "Abbiamo ogni diritto di credere che anche la nostra generazione è stata compresa nelle parole della Madre di Dio, quando glorificava quella misericordia di cui <di generazione in generazione> sono partecipi coloro che si lasciano guidare dal timore di Dio. Le parole del Magnificat mariano hanno un contenuto profetico, che riguarda non soltanto il passato di Israele, ma anche l'intero avvenire del Popolo di Dio sulla terra. Siamo infatti noi tutti, che viviamo al presente sulla terra, la generazione che è consapevole dell'approssimarsi del terzo Millennio e che sente profondamente la svolta che si sta verificando nella storia".

A questa generazione, privilegiata per le grandi possibilità offerte dal progresso scientifico, l'anno dedicato a Dio Padre è un richiamo al fine ultimo per la Chiesa e per l'uomo: rendere presente il Padre come "amore e misericordia" così come l'ha manifestato la missione salvifica di Cristo.

top