La catechesi cristologica di Giovanni Paolo II
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LA CATECHESI CRISTOLOGICA DI GIOVANNI PAOLO II -

Angelo Amato, SDB

1. La catechesi come contemplazione del mistero di Cristo

Dal 7 gennaio 1987 al 19 aprile 1989 il Santo Padre Giovanni Paolo II ha sviluppato un'ampia catechesi sul secondo articolo del Credo: "Credo in Gesù Cristo".

Si tratta di 85 capitoli di un itinerario cristologico articolato in otto tappe:

1. Gesù Cristo secondo l'Antico e il Nuovo Testamento (1-13);

2. Gesù Cristo Figlio di Dio (14-33);

3. I miracoli come "segni" della divinità di Gesù (34-40);

4. Gesù Cristo uomo tra gli uomini (41-44);

5. La fede della Chiesa in Gesù Cristo (45-49);

6. La missione di Gesù Cristo (50-64);

7. Il sacrificio di Gesù Cristo (65-76);

8. La risurrezione e glorificazione di Gesù (77-85).

In questa sua esemplare opera magisteriale il Papa ribadisce che la finalità ultima di ogni catechesi cristiana è il mistero di Cristo: "Catechizzare è in un certo modo condurre qualcuno a scrutare questo mistero in tutte le sue dimensioni...; svelare nella persona di Cristo l'intero disegno eterno di Dio, che in essa si compie" (CGC 1,2).

Per il Papa il cuore della rivelazione divina è il mistero dell'incarnazione e cioè la contemplazione di Gesù Cristo vero uomo e vero Figlio di Dio. Si tratta di una "verità che determina la novità essenziale del Vangelo e decide di tutta l'originalità del cristianesimo, come religione fondata sulla fede nel Figlio di Dio fattosi uomo per noi" (CGC 13,1).

2. La catechesi come sequela di Cristo

Una caratteristica rilevante del discorso catechistico del Papa è la sua prospettiva esistenziale. La sua catechesi non è solo esegesi profonda del dato biblico, rilettura attenta della fede della Chiesa espressa nei famosi dogmi cristologici (cf. CGC n. 45-49) e adattamento linguistico e concettuale alla cultura contemporanea. Essa è soprattutto educazione all'esistenza di fede nella sequela di Gesù, nell'ascolto obbediente della sua parola, nell'affidamento totale della propria vita alla sua persona e alla sua verità.

Aderendo a Gesù via, verità e vita (cf. Gv 14,6), ogni fedele segue una metodologia di conversione continua, che lo porta alla piena maturità in Cristo. Fu questo il metodo di Gesù stesso che - afferma il Papa - seguì "la pedagogia di condurre gradualmente i discepoli, quasi tenendoli per mano, alle altezze e profondità misteriose della sua verità" (CGC 31,1).

3. Il cristocentrismo di Giovanni Paolo II

Questa enfasi su Gesù signore della Chiesa e del cosmo e "centro del genere umano" (CGC 85,7) è la caratteristica fondamentale del magistero di Giovanni Paolo II. Correggendo una deriva esageratamente antropocentrica, comune nella teologia e nella catechesi degli anni '70, fin dall'inizio del suo pontificato, egli ha voluto restituire alla Chiesa in tutto il suo splendore il mistero di Gesù Cristo, Redemptor hominis.

Nella sua prima enciclica, del 4 marzo 1979, Gesù è presentato come il "centro del cosmo e della storia".

Gesù - dirà il Papa qualche mese dopo nella Catechesi Tradendae (2 ottobre 1979) - è anche l'unico maestro della catechesi ecclesiale, che si deve ricentrare sulla "persona" del Salvatore e suo suo mistero di incarnazione, passione, morte e risurrezione redentrice. Infatti, la finalità ultima della catechesi è di "mettere qualcuno non solo in contatto, ma in comunione, in intimità con Gesù Cristo: egli solo può condurre all'amore del Padre nello Spirito e può farci partecipare alla vita della santa Trinità".

Anche la pietà e la spiritualità mariana - si veda l'enciclica Redemptoris Mater (1987) - vengono ricondotte alla loro fonte originaria e cioè al mistero di Cristo.

In questa trama cristocentrica si inserisce il triduo di anni (1987-89) dedicati dal Papa alla catechesi cristologica sul secondo articolo del Credo. Nel decennio che va dal 1989 a oggi, egli continua nella sua opera di riconversione a Cristo dell'intera vita cristiana, dall'attività missionaria alla vita consacrata, dalla morale alla preparazione del Giubileo del 2000.

Nell'enciclica Redemptoris missio (1990), ad esempio, viene rimotivato, di fronte alle odierne sfide delle religioni non cristiane, il valore e l'universalità salvifica del mistero dell'incarnazione del Figlio di Dio, come fondamento della missio ad gentes della Chiesa oggi.

Cristocentrica è ancora la struttura delle due encicliche morali. Nella Veritatis splendor (1993) si riafferma che è "Gesù Cristo, la luce vera che illumina ogni uomo" ed è lui il maestro e la guida dell'agire morale dell'umanità. Ogni essere umano ancora oggi rivolge a lui la domanda del giovane ricco: "Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?".

Lo stesso si deve dire della Evangelium vitae (1995), tutta concentrata su Gesù Cristo, vita e datore di vita all'umanità e al cosmo. Il cristocentrismo di Giovanni Paolo II riconduce così la morale cristiana alla sua fonte originaria, incentivando la dinamica filiale di una assimilazione a Cristo nell'obbedienza al Padre. L'orizzonte dell'essere e dell'agire umano è, infatti, la realtà dell'incarnazione del Figlio di Dio.

Anche la lettera apostolica Tertio Millennio Adveniente (1994) rispecchia questo contesto di ritrovata centralità cristologica nella catechesi e nella evangelizzazione: Cristo è "l'unico Mediatore tra Dio e gli uomini" (TMA n. 4); è "Signore del cosmo e della storia" (cf. TMA n. 5); è "il Signore del tempo, il suo principio e il suo compimento" (TMA n. 10).

Il giubileo, come tempo propizio di rievangelizzazione e di maturazione della fede, deve vivere di questa interna realtà cristocentrica, che è essenzialmente trinitaria: "La struttura ideale per tale triennio, centrato su Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, non può che essere teologica, cioè trinitaria" (TMA n. 39). Il centro della riflessione sarà l'approfondimento di "Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo, ieri, oggi e sempre" (TMA n. 40).

E l'anno 1997, che ha segnato l'inizio della preparazione al Grande Giubileo del 2000, è stato conseguentemente "dedicato alla riflessione su Cristo, Verbo del Padre, fattosi uomo per opera dello Spirito Santo. Occorre infatti porre in luce il carattere spiccatamente cristologico del Giubileo, che celebrerà l'Incarnazione del Figlio di Dio, mistero di salvezza per tutto il genere umano" (TMA n. 40).

Questo innegabile e onnicomprensivo orizzonte cristocentrico di Giovanni Paolo II viene riaffermato nell'esortazione postsinodale Vita Consecrata (1996). La vita consacrata è una vita concentrata sull'unico valore che è la persona di Gesù. Il Tabor, col suo orizzonte trinitario, diventa la parabola della sequela Christi come ascensione alla comunione trinitaria e come discesa nella convidisione quotidiana del mistero della croce.

Sul Tabor i discepoli ripetono le parole estatiche di Pietro: "Come è bello per noi stare qui!" (Mt 17,4). Sono parole che "dicono la tensione cristocentrica di tutta la vita cristiana, ma esprimono con particolare eloquenza il carattere totalitario che costituisce il dinamismo profondo della vocazione alla vita consacrata. "Come è bello restare con Te, dedicarci a Te, concentrare in modo esclusivo la nostra esistenza su di Te!". In effetti, chi ha ricevuto la grazia di questa speciale comunione di amore con Cristo, si sente come rapito dal suo fulgore: Egli è "più bello tra i figli dell'uomo (Sal 45[44], 3), l'Incomparabile" (n. 15).

4. Catechesi cristocentrica e Direttorio Generale per la Catechesi (1997)

Il cristocentrismo di Giovanni Paolo II è presente nel nuovo Direttorio Generale per la Catechesi (DGC: 1997), che così ne specifica il triplice significato:

"Esso significa che, in primo luogo, "al centro stesso della catechesi noi troviamo essenzialmente una persona, quella di Gesù di Nazaret, Unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità". In realtà, compito fondamentale della catechesi è presentare Cristo: tutto il resto, in riferimento a Lui. Ciò che, in definitiva, essa favorisce è la sequela di Gesù, la comunione con Lui: ogni elemento del messaggio tende a questo.

Il cristocentrismo, in secondo luogo, significa che Cristo è al "centro della storia della salvezza", presentata dalla catechesi. Egli è, infatti, l'avvenimento ultimo, verso il quale converge tutta la storia sacra. Egli, venuto nella "pienezza del tempo" (Gal 4,4,), è "la chiave, il centro e il fine di tutta la storia umana". Il messaggio catechistico aiuta il cristiano a situarsi nella storia e a inserirsi attivamente in essa, mostrando come Cristo è il senso ultimo di questa storia.

Il cristocentrismo significa, inoltre, che il messaggio evangelico non proviene dall'uomo, ma è parola di Dio [...]. Perciò, tutto quello che la catechesi trasmette è l'"insegnamento di Gesù Cristo, la verità che Egli comunica o, più esattamente, la Verità che Egli è". Il cristocentrimo obbliga la catechesi a trasmettere ciò che Gesù insegna riguardo a Dio, all'uomo, alla felicità, alla vita morale, alla morte... senza permettersi di mutare in nulla il suo pensiero" (DGC n. 98).

5. Una rinnovata catechesi cristocentrica

La lezione cristocentrica di Giovanni Paolo II comporta una quadruplice attenzione che la catechesi contemporanea non può né deve disattendere.

Anzitutto la concentrazione unica sulla storia di Gesù implica che la catechesi deve raccogliersi maggiormente intorno alla persona di Gesù per viverne compiutamente la sequela e l'esperienza salvifica.

Questa comunione con Gesù porta, in secondo luogo, a vedere nella storia umana non una serie di eventi caotici e assurdi, ma l'orizzonte della presenza salvifica di Cristo, l'Agnello immolato, che guida la storia umana verso il suo compimento nel trionfo della Gerusalemme celeste.

Il cristocentrismo significa, inoltre, ricuperare nella sua totalità e integrità l'insegnamento di Gesù, senza glosse interpretative spurie, in modo che sia lui il vero e unico maestro dell'esistenza cristiana. È quello che fanno i vangeli, che, proprio perché hanno una struttura essenzialmente cristocentrica, sono al centro del messaggio catechistico.

Infine, se lo scopo della catechesi è porre il battezzato in comunione e in intimità con Gesù e far maturare questa conformità a Cristo, allora la catechesi assume una forte connotazione spirituale. Da scuola di conoscenza e di approfondimento del mistero di Gesù, la catechesi si fa così scuola di spiritualità. E diventa compiuta quando fa sì che il discepolo perviene "allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo" (Ef 4,13).

Per questo suo approdo spirituale, la catechesi ecclesiale offre nel mistero di Cristo un patrimonio spirituale ineguagliabile di verità, di illuminazione, di vita.

È il significato dell'invito del Papa: "Aprite le porte a Cristo".

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