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GLI INCONTRI - Massimo Aquili

L'eco della Lettera apostolica Tertio Millennio adveniente ha portato nei cinque continenti l'annuncio giubilare, e con esso le grandi mete del 2000 e la proposta di un cammino trinitario da percorrere insieme. La risposta delle Chiese locali è stata corale.

Il Santo Padre ha desiderato e progettato questa comunione della Chiesa "nel pellegrinaggio alla casa del Padre" che è l'Anno Santo. Ne sono testimonianza le parole rivolte al Comitato Centrale del Grande Giubileo dell'anno 2000, ai vescovi, alle assemblee sinodali. Nei discorsi "agli addetti ai lavori" il Papa conferma immancabilmente obiettivi e temi giubilari e invita a innovare gli strumenti dell'annuncio. Alla prima Assemblea plenaria del Comitato Centrale Giovanni Paolo II ricorda il compito di proporre "alcune linee di riflessione e di azione a livello universale" mediante la pubblicazione di costanti e validi sussidi pastorali. Esorta anche ad usufruire "il più possibile dei molteplici e moderni mezzi della comunicazione sociale, perché l'intenso lavoro preparatorio sia conosciuto e condiviso dall'intero popolo cristiano in ogni angolo della terra".

Il primo Giubileo dell'era telematica va di pari passo con nuove forme e proposte missionarie, che inducono ogni singolo cristiano a prendere coscienza del proprio mandato missionario: "Verso queste nuove forme di missione la fiducia e le attese del Papa sono grandi".

Alla luce della tensione all'unità del Grande Giubileo del 2000, gli elementi fondamentali degli Anni Santi come conversione e riconciliazione, ma anche penitenza e perdono, assumono significati e orizzonti più vasti. Il Giubileo "sarà celebrato, a Roma, in Terra Santa e nelle singole Chiese locali" ed in questo si differenzia da tutti i precedenti giubilei. La conversione del cuore "non sarebbe autentica, se non portasse anche alla riconciliazione con i fratelli, che sono figli dello stesso Padre". Il pellegrinaggio verso i "luoghi" del Giubileo non porterà frutto senza momenti forti di preghiera, significativi atti di penitenza, gesti di carità fraterna, "capaci di essere compresi come una viva dimostrazione dell'amore di Dio". In questo spirito il Giubileo "sarà l'occasione perché si dilatino gli spazi della carità di ogni Chiesa particolare, di ogni associazione, di ogni gruppo ecclesiale". E' il tempo opportuno "per una consistente riduzione, se non proprio per il totale condono del debito internazionale che grava come un macigno sul destino di molte nazione del mondo".

Dal discorso ai membri del Comitato Centrale del Grande Giubileo dell'Anno 2000, in occasione della prima Assemblea plenaria. 8 giugno 1995

Sin dall'inizio del mio pontificato ho avuto modo di parlare del Grande Giubileo in modo esplicito, invitando a vivere il periodo dell'attesa come "un nuovo avvento".

Sono poi tornato su questo tema più volte ampiamente soffermandoni su di esso nell'Enciclica Dominum et vivificantem (cfr. nn. 49 ss.). In questo periodo che ci prepara a tale evento è necessario prestare particolare ascolto a tutto ciò che lo Spirito dice alla Chiesa e alle Chiese (cfr. Ap 2, 7 ss.), come, pure alle singole persone attraverso i carismi che Egli distribuisce a vantaggio dell'intera comunità. Occorre in questo periodo, ravvivare la sensibilità per "ciò che lo Spirito suggerisce alle varie comunità, dalle più piccole, come la famiglia, sino alle più grandi come le nazioni e le organizzazioni internazionali, senza trascurare le culture le civiltà e le sane tradizioni. L'umanità, nonostante le apparenze, continua ad attendere la rivelazione dei figli di Dio e vive di tale speranza come nel travaglio del parto, secondo l'immagine utilizzata con tanta forza da San Paolo nella Lettera ai Romani (cfr. 8, 19-22)" (Tertio Millennio adveniente, n. 23).

In particolare, nell'attuale fase "antepreparatoria", che comprende anche il 1996, lo scopo principale è di far prendere coscienza al popolo cristiano "del valore e del significato che il Giubileo del 2000 riveste nella storia umana" (ivi, n. 31). In questa tappa sarà cura del vostro Comitato Generale suggerire al riguardo "alcune linee di riflessione e di azione a livello universale" (ibid.) rendendo così un servizio alle Chiese locali, nelle quali opereranno, in maniera più capillare, Commissioni appositamente create. Si tratta di aiutare le Conferenze Episcopali, le Diocesi, le Parrocchie ad "approfondire gli aspetti più caratteristici dell'evento giubilare" (ibid.) coniugandoli con l'impegno ordinario della nuova evangelizzazione e fornendo a tal fine costanti e validi sussidi pastorali. So che state predisponendo in questo senso opportuni collegamenti usufruendo il più possibile dei molteplici e moderni mezzi della comunicazione sociale, perché l'intenso lavoro preparatorio sia conosciuto e condiviso dall'intero popolo cristiano in ogni angolo della terra. A nessuno sfugge quanto sia importante oggi non trascurare il mondo della comunicazione, "il primo areopago del tempo moderno", che sta unificando l'umanità divenuta, come si suol dire, un " villaggio globale". Un tale impegno non ha solo lo scopo di moltiplicare l'annunzio: si tratta di un fatto più profondo, perché l'evangelizzazione stessa della cultura moderna dipende in gran parte dall'influsso dei mass media (cfr. Redemptoris missio, n. 37).

La preparazione al Grande Giubileo del 2000, per le caratteristiche peculiari del tempo che stiamo vivendo, è fortemente influenzata dagli attuali modi di comunicare con nuovi linguaggi, nuove tecniche e nuovi atteggiamenti psicologici. Di tutto questo va tenuto conto, perché il cammino verso il terzo millennio della fede cristiana diventi un autentico itinerario di evangelizzazione.

Punto di convergenza di ogni sforzo pastorale resta l'annunzio di Cristo, Redentore dell'uomo: "Dio ti ama. Cristo è venuto per te" (Christifideles laici, n. 34).

Quest'annuncio è destinato a rivitalizzare la predicazione restituendole una sorgiva forza cherigmatica, capace di riscaldare le coscienze degli uomini contemporanei, non di rado indifferenti, almeno apparentemente o presi da altri interessi. Una predicazione rinnovata, dunque, per una nuova evangelizzazione: un annuncio incentrato su Cristo Redentore dell'uomo, sul Padre ricco di misericordia, sulla forza vivificante dello Spirito; una predicazione fedele alla Parola di Dio e fedele all'uomo. Per questo il Giubileo del 2000, come più volte ho detto, "vuol essere una grande preghiera di lode e di ringraziamento soprattutto per il dono dell'Incarnazione del Figlio di Dio e della Redenzione da Lui operata" (Tertio Millennio adveniente, n. 32).

Sia vostra cura pertanto, offrire alle Chiese locali, mediante le Commissioni Teologica e Pastorale, utili contributi per l'autentico rinnovamento dell'azione evangelizzatrice. Vorrei richiamare qui l'attenzione su scritto nella Tertio Millennio adveniente a proposito dell'esame di coscienza per i mali del nostro tempo, specialmente per l'indifferenza religiosa ed il relativismo etico (cfr. n. 36). Approfondendo tali fenomeni, a confronto col dato altrettanto evidente e in apparenza contraddittorio della diffusa sete di religiosità, sappiate indicare, anche con l'ausilio delle tecniche moderne, le modalità più idonee per trasmettere l'annuncio di Cristo, che è lo stesso ieri oggi e sempre (cfr. Eb 13, 8). Il Grande Giubileo permetterà allora all'umanità di varcare la soglia del terzo millennio come soglia di autentica speranza.

Rifuggendo da ogni tentazione millenaristica, i cristiani sono chiamati a guardare al 2000 con un senso profondo di fiducia: "Confitemini Domino quoniam bonus (Sal.136, 1). Fare memoria- della nascita del Salvatore significa celebrare con rinnovata gioia il mistero dell'Incarnazione, ineffabile manifestazione dell'amore infinito di Dio.

E' necessario sottolineare, in proposito, l'essenziale dimensione ecumenica di questa celebrazione, nella quale ci sentiamo in profonda sintonia con gli altri cristiani non ancora in piena comunione con noi: "L'avvicinarsi della fine del secondo millennio sollecita tutti ad un esame di coscienza e ad opportune iniziative ecumeniche, così che al Grande Giubileo ci si possa presentare, se non del tutto uniti, almeno molto più prossimi a superare le divisioni del secondo millennio" (Tertio Millennio adveniente, n. 34).

E qui emerge un'altra pista che potrà rivelarsi particolarmente fruttuosa nei prossimi anni: quella del dialogo interreligioso. In tutte le religioni si esprime la ricerca di Dio da parte dell'uomo. Nel Cristianesimo "non è soltanto l'uomo a cercare Dio, ma è Dio che viene in Persona a parlare di sé all'uomo ed a mostrargli la via sulla quale è possibile raggiungerlo"(ivi n. 6). Per mezzo del Figlio fatto uomo, Dio Padre non soltanto parla all'uomo ma lo cerca, e fa questo perché lo ama "eternamente nel Verbo e in Cristo lo vuole elevare alla dignità di figlio adottivo" (ivi, n.7). Così facendo Dio va aldilà di ogni aspettativa od esperienza religiosa puramente umana, e l'uomo è guidato da Cristo nello Spirito ad affacciarsi sull'insondabile mistero del Padre.

Dal discorso ai membri del Comitato Centrale del Grande Giubileo dell'Anno Santo e ai rappresentanti delle Conferenze Episcopali di tutto il mondo riuniti, nell'Aula del Sinodo in Vaticano, al termine del primo incontro di preparazione al Grande Giubileo. 16 febbraio 1996

Come è stato ripetuto anche in questi giorni, ogni programmazione in vista del Giubileo deve rifarsi, in primo luogo, alla ricchezza del Concilio Ecumenico Vaticano II, "evento provvidenziale attraverso il quale la Chiesa ha avviato la preparazione prossima al Giubileo del secondo Millennio" (Tertio Millennio adveniente, n. 18).

Il Concilio, infatti, rappresenta quasi la "porta santa" di quella nuova primavera della Chiesa che dovrà essere rivelata dall'evento giubilare. L'Assise conciliare si è concentrata sul mistero di Cristo e della sua Chiesa, aprendosi al mondo per offrire la risposta evangelica all'evoluzione della società contemporanea (cfr. Tertio Millennio adveniente, n. 18): la sua "lezione" è fondamentale per la preparazione e la celebrazione del Grande Giubileo del Duemila.

A Cristo dovrà guardare in questi anni la Comunità dei credenti: è Lui il cuore della Chiesa, la ragione della sua esistenza, il contenuto sempre attuale della sua vita, del suo annunzio e della sua testimonianza. Il Giubileo, straordinario evento spirituale, è tempo dedicato a Dio, che ha donato il suo Figlio perché gli uomini "abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Gv 10,10). Occorre, pertanto, porre in atto ogni sforzo perché i pur necessari impegni organizzativi non ne offuschino questa fondamentale dimensione. "La ricorrenza giubilare dovrà confermare nei cristiani di oggi la fede in Dio rivelatosi in Cristo, sostenere la speranza protesa nell'aspettativa della vita eterna, ravvivare la carità, operosamente impegnata al servizio dei fratelli" (Tertio Millennio adveniente, n. 3 1).

Il Giubileo si propone, quindi, come un provvidenziale evento ecclesiale.

In ogni parte della terra la Sposa del Signore è chiamata ad innalzare il ringraziamento al Padre per il mistero dell'Incarnazione del Figlio, fondamento di unità e superamento di ogni divisione nell'uomo e nell'umanità.

Carissimi Fratelli e Sorelle! La Chiesa, dal 1997 al 1999, è chiamata a contemplare il Mistero trinitario, rivelato in Gesù di Nazaret. Tenendo fisso lo sguardo su "Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo, ieri, oggi e sempre", nell'anno 1997 ci porremo in ascolto di Lui, maestro ed evangelizzatore, per riscoprire di essere come Lui inviati "per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore" (Lc 4,18-19). Il rinnovato interesse per la Bibbia, l'assiduità all'"insegnamento degli Apostoli" (At 2,42) e alla catechesi, porteranno i cristiani ad approfondire la fede nel Figlio di Dio, incarnato, morto e risorto, come condizione necessaria per la salvezza, e il Battesimo come fondamento dell'esistenza cristiana. La Vergine Santa, modello dei credenti, contemplata nel mistero della sua divina maternità, sosterrà la paziente e operosa ricerca dell'unità tra i battezzati, in conformità all'ardente preghiera di Cristo nel Cenacolo (cfr Gv 17,1-26).

Il 1998 sarà dedicato al Spirito Santo, anima del popolo cristiano. Guardando a Lui, che "attualizza nella Chiesa di tutti i tempi e di tutti i luoghi l'unica Rivelazione portata da Cristo agli uomini, rendendola viva ed efficace nell'animo di ciascuno" (Tertio Millennio adveniente, n. 44), e che è "anche per la nostra epoca l'agente principale della nuova evangelizzazione" (Ibid., n. 45), i cristiani ne scruteranno l'azione particolarmente nel sacramento della Confermazione e si sforzeranno di valorizzare i molteplici carismi e servizi, da Lui suscitati nella Comunità ecclesiale. Riscopriranno, altresì, lo Spirito "come Colui che costruisce il Regno di Dio nel corso della storia e prepara la sua piena manifestazione in Gesù Cristo, animando gli uomini nell'intimo e facendo germogliare all'interno del vissuto umano i semi della salvezza definitiva che avverrà alla fine dei tempi" (lbid., n. 45). Approfondendo tali "semi" presenti nella Chiesa e nel mondo, essi, sostenuti dalla virtù della speranza, si metteranno alla scuola di Maria per divenire dappertutto costruttori di unità, di pace e di solidale fraternità.

Nel terzo ed ultimo anno preparatorio, il 1999 i credenti, dilatando gli orizzonti secondo la prospettiva del Regno, saranno invitati ad un grande atto di lode al "Padre che è nei cieli" (Mt 5,45), un prolungato Magnificat, che li condurrà, guidati dalla Madre del Signore, a fare quello che Gesù dirà loro (cfr Gv 2,5). Si tratta di un cammino di autentica conversione, che avrà il suo culmine nella celebrazione del sacramento della Penitenza. Quest'itinerario spirituale spingerà i fedeli ad aderire in pienezza a Cristo, perché la Chiesa "permanga degna Sposa del suo Signore e non cessi, con l'aiuto dello Spirito Santo, di rinnovare se stessa, finché attraverso la Croce giunga alla luce che non conosce tramonto" (Lumen gentium, 9). Il rinnovato amore verso Dio porterà la famiglia dei battezzati a dare voce ai poveri della terra, testimoniando la premurosa cura del Padre celeste verso ogni essere umano. La stimolerà al dialogo con i fratelli nella medesima fede di Abramo e con i rappresentanti delle grandi religioni, al fine di proclamare il primato assoluto di Dio nella vita degli uomini, evitando però ogni sincretismo o facile irenismo.

Dall'Omelia nel corso della solenne celebrazione della prima Domenica di Avvento, nella quale il Papa ha dato inizio al triennio di preparazione immediata al Grande Giubileo dell'Anno 2000. 30 novembre 1996

Poc'anzi abbiamo ascoltato: "Il Dio della pace, che ha fatto tornare dai morti il Pastore grande delle pecore, in virtù del sangue di un'alleanza eterna, il Signore nostro Gesù, vi renda perfetti in ogni bene, perché possiate compiere la sua volontà, operando in voi ciò che a lui è gradito per mezzo di Gesù Cristo, al quale sia gloria nei secoli dei secoli" (Eb 13, 20-21). Con quanta chiarezza le parole della Lettera agli Ebrei presentano il mistero della morte e della risurrezione di Cristo! Colui che, oltrepassando i confini della morte si rivela vincitore del peccato e di satana, ha il potere di rendere anche noi capaci di compiere il bene.

Il programma di preparazione al terzo millennio ci stimola a prendere coscienza di questa consolante verità, contenuta nella Lettura breve che abbiamo or ora ascoltato. L'Autore sacro così ci ha esortati: "Non dimenticatevi della beneficenza e di far parte dei vostri beni agli altri, perché di tali sacrifici il Signore si compiace" (Eb 13, 16). Non è proprio questa l'indicazione che davo nella Lettera apostolica Tertio Millennio adveniente? In essa esortavo all'amore del prossimo ed alla giustizia sociale, facendo riferimento allo spirito del Giubileo, così come ci è stato tramandato dalla tradizione veterotestamentaria (nn. 12-13).

Opus iustitiae, pax. Carissimi Fratelli e Sorelle, impetriamo con la preghiera la pace autentica, frutto della giustizia e dell'amore. Opus iustitiae, opus laudis. Tutto il programma di preparazione al terzo millennio dovrebbe aiutarci a scoprire la gloria di Dio che sì è rivelata in Cristo.

La gloria di Dio è inscritta in ogni creatura, visibile ed invisibile. In modo eminente è inscritta nell'uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio ed elevato dalla grazia alla filiazione divina. Questa gloria è data, al tempo stesso, come missione da realizzare all'uomo, alla Chiesa. Proprio questo ha costituito il programma di innumerevoli santi. Basti ricordare san Benedetto: "ut in omnibus glorificetur Deus", e sant'Ignazio di Loyola: "omnia ad maiorem Dei gloriam".

Nell'annunziare questo programma, la Chiesa è lontanissima dal proporre una qualche forma di alienazione dell'uomo! Lo aveva ben capito quel grande Padre della Chiesa che fu sant'Ireneo. Egli affermava: "Gloria Dei vivens homo", gloria di Dio è l'uomo che vive in pienezza (Adv. Haer. IV 20, 7).

Ecco la verità sulla gloria di Dio che ci presenta il Vangelo! Alla luce di essa vogliamo iniziare l'itinerario di immediata preparazione al Giubileo dell'anno Duemila, ed in questo spirito intendiamo proseguirlo in ogni angolo della terra: in Urbe et in Orbe. Quest'itinerario ci condurrà fin sulla soglia della Porta Santa, che sarà aperta, a Dio piacendo, la notte di Natale del 1999, dando inizio così al Grande Giubileo.

A Te, Madre di Cristo, Madre del primo avvento e di ogni avvento, affidiamo questo programma: opus iustitiae et opus laudis.

Al Corpo Diplomatico per la presentazione degli auguri per il nuovo anno. 10 gennaio 1998

Il Papa, in particolare, in questi anni che precedono la celebrazione del Giubileo dell'Anno 2000, volge il suo sguardo verso Gerusalemme, la Città Santa fra tutte, pregando ogni giorno affinché divenga presto e per sempre,, con Betlemme e Nazaret, un luogo di giustizia e di pace in cui ebrei, cristiani e musulmani potranno infine camminare insieme sotto lo sguardo di Dio.

Ai Cardinali, alla famiglia Pontificia, alla Curia e alla Prelatura Romana. 22 dicembre 1997

Cristo è "il punto che divide la storia del mondo". Con queste parole Whitehead quasi suggerisce il perché la Chiesa si stia preparando a celebrare con particolare solennità l'anno Duemila. Essa ha iniziato da poco la seconda tappa dell'itinerario triennale, che la sta portando verso il Grande Giubileo nel quale intende ricordare l'evento che duemila anni fa ha cambiato la storia. In questa prospettiva, ogni credente si dispone a rinnovare con gioia la sua professione di fede nel mistero dell'incarnazione del Verbo.

Grazie all'impegno del Comitato Centrale del Grande Giubileo, dei Comitati nazionali e delle Comunità diocesane, in tutto il mondo sono state avviate numerose e lodevoli iniziative, perché il prossimo Anno Santo sia tempo di grazia e di riconciliazione. Nella Diocesi di Roma, dopo la celebrazione del Sinodo, per preparare il Giubileo è in atto la Missione cittadina, che coinvolge le comunità cristiane nell'impegno di portare l'annuncio evangelico nelle famiglie e negli ambienti di lavoro e di vita.

I molteplici impegni che ci attendono per preparare degnamente le celebrazioni dell'Anno Santo non devono far dimenticare che il Giubileo è soprattutto un grande dono che il Signore fa, attraverso la Chiesa, all'intera umanità: una grazia che va accolta dai credenti con fede ed interiore conversione. E' un evento altamente spirituale, cui devono essere orientati i pur necessari aspetti organizzativi. Voglia lo Spirito Santo, al quale è dedicato questo secondo anno di preparazione, disporre le Chiese e i cristiani alla docilità di fronte agli inviti del Signore, così da accogliere pienamente la grazia dell'evento giubilare.

"Andate... e ammaestrate tutte le nazioni" (Mt 28, 19). L'ardore missionario, che l'approssimarsi del terzo millennio ravviva nell'intera Famiglia di Dio, ha conosciuto momenti significativi nei Viaggi Apostolici che il Signore mi ha dato di compiere anche nel corso di quest'anno.

La nascita del Redentore, che è venuto "per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi" (Gv 11, 52), sollecita quanti gli appartengono in virtù dell'unico Battesimo a proseguire sulla via della piena unità. Con gli occhi rivolti al mistero della manifestazione della "bontà di Dio, salvatore nostro" e del "suo amore per gli uomini" (cfr Tt 3,4-7), anche quest'anno la Chiesa ha continuato ad avanzare nel solco dell'ecumenismo. La preparazione al Grande Giubileo e il desiderio diffuso tra molti cristiani, di superare i motivi di divisione accumulati nel corso del secondo Millennio, hanno dato origine a numerosi incontri ed iniziative ecumeniche.

La riscoperta dell'ecumenismo e della dimensione sinodale della Chiesa è frutto del più grande evento ecclesiale del nostro secolo: il Concilio Ecumenico Vaticano II, che appare sempre più come l'ideale "porta santa" del Grande Giubileo dell'Anno Santo Duemila.

Dal Discorso ai membri dei Comitato Centrale e ai rappresentanti delle Conferenze episcopali di tutto il mondo, ricevuti in udienza al termine del secondo Incontro di preparazione al Grande Giubileo dell'Anno 2000. 12 febbraio 1997

Questa vostra riunione riveste particolare importanza per la possibilità che offre di focalizzare i piani pastorali in vista della celebrazione giubilare, abbozzandone il Calendario e predisponendo un piano concreto per l'accoglienza dei pellegrini. Desidero congratularmi con voi per la generosità con cui operate in questo periodo che prelude al Giubileo, offrendo preziosi e illuminanti contributi, intesi a rendere più significativi e più proficui spiritualmente gli atti celebrativi dell'anno giubilare.

Il cammino verso quella storica scadenza si sta facendo ormai più veloce, perché più vicino è il momento dell'apertura della Porta Santa, che darà inizio per tutta la Chiesa ad un Anno di grazia e di riconciliazione.

Lodevole pertanto è lo sforzo che si va facendo per l'organizzazione esteriore, ma esso deve accompagnarsi a quello per la preparazione interiore che dispone il cuore all'accoglienza dei doni del Signore. Si tratta, prima di tutto, di riscoprire il senso di Dio, e di riconoscerne la signoria sul creato e sulla storia. Deriverà di qui la revisione a cui ciascuno sottoporrà, con sincero convincimento ed amore, i propri pensieri e le proprie scelte, nel desiderio di tendere alla pienezza della carità soprannaturale.

La commemorazione del millennio della nascita di Cristo ci riconduce al centro del mistero della Redenzione: "Apparuit gratia Dei et Salvatoris nostri, Jesu Christi" (Tit 2,1). E' Dio che chiama tutti gli uomini, nessuno escluso, a partecipare ai frutti dell'opera di salvezza, che si compie e si diffonde sulla terra sotto l'azione misteriosa dello Spirito Santo. Il Grande Giubileo ci invita a rivivere questo momento di grazia, nella consapevolezza che al dono della salvezza deve corrispondere la conversione del cuore, grazie alla quale la persona si riconcilia col Padre e rientra nella comunione del suo amore.

La conversione, però, non sarebbe autentica, se non portasse anche alla riconciliazione con i fratelli, che sono figli dello stesso Padre. E' questa la dimensione sociale della ritrovata amicizia con Dio: essa abbraccia i membri della propria famiglia, s'estende all'ambiente di lavoro, permea l'intera comunità civile. Il Signore, mentre ci accoglie con il suo perdono, ci affida la missione di essere fermento di pace e di unità in tutto l'ambiente circostante.

La riscoperta di questa ricchezza di grazia, che ci è offerta nel Cristo, ed il suo accoglimento nella propria vita richiedono un adeguato itinerario di preparazione spirituale: e noi stiamo cercando di attuarlo in questi anni, dei quali voi conoscete bene il programma che ho suggerito a tutta la Chiesa. Ho voluto invitare ogni cristiano a ravvivare innanzitutto la fede nel mistero di Dio-Trinità, e ad approfondire il mistero di Cristo Salvatore.

Solo così il popolo di Dio peregrinante sulla terra, potrà ritrovare e ravvivare l'entusiasmo della fede; ogni cristiano potrà assaporare l'esperienza dell'incontro con Cristo Maestro e Pastore, Sacerdote e Guida di ogni coscienza. Ciò disporrà i credenti a ricevere il dono di una rinnovata Pentecoste, per entrare nel terzo millennio animati da più fervido desiderio di riscoprire la sempre attuale verità che Dio Padre, per mezzo del Figlio incarnato, non solo parla all'uomo, ma lo cerca e lo ama.

Come è ormai noto, il Giubileo dell'anno 2000 si differenzia dagli altri Giubilei, perché si celebrerà contemporaneamente a Roma, in Terra Santa e nelle singole Chiese locali.

La celebrazione di ogni Giubileo implica anche il concetto di "pellegrinaggio", manifestazione religiosa antichissima e presente pressoché in tutti i popoli e religioni con finalità soprattutto penitenziale. Il pellegrinaggio riflette il destino ultimo dell'uomo. Il cristiano sa che la terra non è la sua ultima dimora, perché egli è in cammino verso una meta che costituisce la sua vera patria. Per questo, il pellegrinaggio verso Roma, la Terra Santa e i luoghi sacri indicati nelle Diocesi mette in luce che tutta la nostra vita è un andare a Dio.

Il pellegrinaggio, perché porti frutto, esige che siano garantiti momenti forti di preghiera, significativi atti di penitenza e conversione, gesti di carità fraterna, capaci di essere compresi come una viva dimostrazione dell'amore di Dio. In questo spirito, il Giubileo sarà l'occasione perché si dilatino gli spazi della carità di ogni Chiesa particolare, di ogni associazione, di ogni gruppo ecclesiale.

Il segno concreto della carità indicherà che l'itinerario dell'auspicato rinnovamento ha già compiuto autentici passi, preannunziatori di pace e di universale fraternità.

A voi l'impegno di dare vita con intelligenza ad opportune iniziative in tal senso. Alla Chiesa di Roma il compito di accogliervi, a braccia aperte, con cuore grande, con amicizia fattiva e generosa. La sede di Pietro, che "presiede alla comunione della carità", vuole essere presente e viva in questa gara di solidarietà, che impegna tutte le Chiese sparse nel mondo. Occorre oggi testimoniare una peculiare sensibilità verso la giustizia e la promozione dello sviluppo sociale. Siamo tutti convinti che è doveroso ricercare, ed è possibile trovare vie di superamento delle tensioni al di fuori della logica dei conflitti e che si possono fare progetti capaci di risolvere la pesante situazione economica in cui si dibattono non pochi Stati, liberando intere popolazioni da condizioni di servitù e di miseria disumane.

Il Giubileo è un provvidenziale evento ecclesiale. Esso, però, non è fine a se stesso, ma è un mezzo - nella solenne celebrazione commemorativa dell'Incarnazione del Figlio di Dio, nostra salvezza - per stimolare i cristiani alla conversione ed al rinnovamento interiore. Corroborati nella fede, essi potranno annunciare con slancio rinnovato il messaggio evangelico, indicando nel suo accoglimento la strada per giungere all'edificazione di un mondo più umano perché più cristiano.

Affido, alla Vergine santa il vostro zelante servizio di preparazione del grande evento ecclesiale, con l'auspicio che esso produca abbondanti frutti a beneficio della Chiesa e del mondo intero.

E devo dirvi che c'è un grande interesse per il Giubilo, non solamente fra i Vescovi di tutto il mondo, ma anche tra gli uomini politici. La data del 2000 crea un atteggiamento, un'apertura. Possiamo dire che è la memoria cristiana dei popoli e del mondo, che si apre e si manifesta. Vorrei concludere questo incontro recitando con voi l'Angelus Domini, perché questa è la preghiera dell'Incarnazione.

Con affetto e riconoscenza vi imparto la Benedizione Apostolica.

Ai partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani. 19 febbraio 1998

Più volte ho espresso la speranza che alla soglia del terzo Millennio i cristiani si ritrovino, se non uniti, almeno più prossimi a risolvere le loro difficoltà (cfr Tertio Millennio adveniente, n.34). La sessione plenaria del vostro Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, passando in rassegna le attività di questi due ultimi anni, ha voluto situare la sua riflessione in questa prospettiva.

Duemila anni orsono, Egli ci ha chiesto di essere unanimi nel testimoniare la sua venuta. In questo tempo, in cui sollecitiamo il mondo affinché riconosca pienamente che Cristo è "la luce vera, quella che illumina ogni uomo" (Gv 1, 9), dobbiamo infondere nuovo vigore alla nostra azione per attuare pienamente la volontà d'unità del nostro unico Maestro e Signore.

All'alba del nuovo millennio, come non sollecitare dal Signore, con rinnovato slancio e più matura consapevolezza, la grazia di predisporci, tutti, a questo sacrificio dell'unità?" (Ut unum sint, 102).

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