I pellegrinaggi - Vittorio Citterich
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I PELLEGRINAGGI - Vittorio Citterich

Nella Lettera apostolica "Tertio Millennio adveniente" Giovanni Paolo II collega, come è noto, il Grande Giubileo del 2000 con il Concilio Ecumenico Vaticano secondo, "un evento provvidenziale - scrive il Papa - attraverso il quale la Chiesa ha avviato la preparazione prossima al Giubileo". Del Concilio, simile e pur tanto diverso da quelli precedenti, sottolinea il duplice ed inscindibile aspetto: "concentrato sul mistero di Cristo e della sua Chiesa ed insieme aperto al mondo". In questo senso, in questa inscindibile duplicità del suo itinerario storico, il Concilio è "un contributo significativo alla preparazione di quella nuova primavera di vita cristiana che dovrà essere rivelata dal Grande Giubileo, se i cristiani saranno docili all'azione dello Spirito Santo".

Sono collegati al Concilio ed alla "nuova primavera" anche i viaggi del Papa peregrinante e non soltanto per al metafora del pellegrinaggio giubilare che essi pur contengono. Giovanni Paolo II fa questo esplicito collegamento ricordando le prime uscite di Papa Giovanni (Loreto e Assisi), i grandi viaggi apostolici di Paolo VI ed i pellegrinaggi che sono "diventati sistematici" nel primo ventennio del suo pontificato. Del resto aveva spiegato nel 79, in Polonia: "Quando infatti tutta la Chiesa ha preso rinnovata coscienza di essere popolo di Dio, popolo che partecipa alla missione di Cristo, popolo che con questa missione attraversa la storia, popolo "peregrinante", il Papa non poteva più restare "prigioniero del Vaticano". Doveva diventare nuovamente il Pietro peregrinante, come quel primo che da Gerusalemme, attraverso Antiochia, era giunto a Roma per rendervi testimonianza, e sigillarla col proprio sangue".

I pellegrinaggi "sistematici" di Giovanni Paolo II " concentrati sul mistero di Cristo e della sua Chiesa ed insieme aperti al mondo", incardinati nel triennio preparatorio del Grande Giubileo del 2000 che già nella prima enciclica "Redemptor hominis" definiva "tempo di avvento", ossia di attesa, di speranza certa della "nuova primavera". Ripercorrere alcuni riferimenti al Giubileo lungo gli itinerari recenti del Papa peregrinante, fa anche riscoprire - nella diversità delle situazioni - la vocazione storica che si intreccia alla vocazione cristiana. Il compito caratteristico di questo pontificato derivato dalla premessa del Concilio, di abbattere muri che dividono e costruire ponti di riconciliazione.

SARAJEVO 12 -13 aprile

Dal Discorso all'aeroporto internazionale di Sarajevo. 12 aprile 1997

"Mai più la guerra, mai più l'odio e l'intolleranza! Questo ci insegna il secolo, questo millennio che sta ormai per concludersi. E con questo messaggio che m'accingo ad iniziare la mia Visita pastorale. Alla logica disumana della violenza è necessario sostituire la logica costruttiva della pace"

Alla comunità ortodossa serba durante l'incontro in Arcivescovado. 13 aprile 1997 "Dopo gli anni della tristissima guerra fratricida, all'alba di un nuovo millennio cristiano, sentiamo tutti l'urgenza di una reale riconciliazione fra cattolici e ortodossi, così che, con un cuore nuovo e uno spirito nuovo, si possa riprendere il cammino di una sempre più perfetta sequela di Cristo, Sommo Sacerdote e unico Pastore del suo gregge".

Alla recita del Regina Coeli. 13 aprile 1997

"Da Sarajevo, città simbolo di questo ventesimo secolo che volge al termine, giunga a tutti i popoli europei l'appello di un impegno solidale sulla via della pace. Il nuovo millennio ormai alle porte si apra con la decisa determinazione di costruire un'era di civile crescita nella concordia con l'apporto dei doni particolari di cui ogni Nazione, nel corso della sua storia, è stata arricchita da Dio, Signore e Padre di tutti i popoli!".

Ai Vescovi di Bosnia ed Erzegovina. 13 aprile 1997

"La Chiesa, al termine di questo millennio e ormai alle soglie del nuovo, deve proseguire con perseveranza nella sua missione di programmare la Buona Novella, affinché "tutti gli uomini siano salvati" (1 Tm 2,4). Il triennio di preparazione al Grande Giubileo del 2000 vi trovi assidui nella predicazione, secondo le indicazioni che io stesso ho proposto nella Lettera Apostolica Tertio Millennio adveniente.

Nel perseguire tutti questi obiettivi, voi edificate il Corpo di Cristo (cfr Ef 4, 12) in queste terre, in comunione con tutta la Chiesa".

BEIRUT 10-11 maggio 1997

Dall'Esortazione Apostolica post-sinodale alla Chiesa del Libano in preparazione dell'anno 2000. 10 maggio 1997

"Alle soglie del terzo millennio, faccio appello con forza a tutti i fedeli della Chiesa cattolica e delle altre Chiese e Comunità cristiane perché si preparino al Grande Giubileo dell'Anno Duemila, per essere rinnovate da Cristo e per rinnovare la faccia della Terra, affinché "tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità" (1Tm 1,4). Così, la Buona Novella della salvezza sarà per tutti gli uomini sorgente di forza, di gioia e di speranza; allora il popolo "fiorirà come palma, crescerà come cedro del Libano" (Sal 92 [91] 13)".

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