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Verso il Giubileo – Il Sinodo per l’Europa

Gesù Cristo vivente nella sua Chiesa speranza per l'Europa
Guido Bossa

Ad otto anni dalla prima assemblea sinodale per l'Europa, indetta da Giovanni Paolo II nel 1991, quando il crollo del muro di Berlino aveva da poco reso possibile l'utopia  della riunificazione del Continente, si è aperta il primo ottobre in Vaticano la seconda Assemblea speciale per l'Europa del Sinodo dei Vescovi, che conclude la serie dei Sinodi continentali in preparazione all'ormai imminente Grande Giubileo del 2000. Il Sinodo si chiuderà il 23 ottobre ed ha vissuto, già alle sue prime battute, un momento solenne con la proclamazione da parte di Giovanni Paolo II di tre nuove Compatrone del Continente europeo: santa Edith Stein, santa Brigida di Svezia, santa Caterina da Siena.

Il tema del Sinodo - "Gesù Cristo, vivente nella sua Chiesa, sorgente di speranza per l'Europa" - non intende nascondere uno stato preoccupante dell'evangelizzazione nel Vecchio Continente. "Gli entusiasmi suscitati dalla caduta delle barriere ideologiche e dalle pacifiche rivoluzioni del 1989, ha detto il Papa, sembrano essersi purtroppo rapidamente smorzati nell'impatto con gli egoismi politici ed economici, e sulle labbra di tante persone in Europa affiorano le parole sconsolate dei due discepoli  sulla strada di Emmaus: <Noi speravamo…> (Lc 24,21)".

Compito del Sinodo, ha detto in una conferenza stampa il relatore generale cardinale Antonio Maria Rouco Varela, è "aiutare le Chiese europee ad annunciare il Vangelo nelle attuali circostanze", e per far questo non si può non partire dal dato di maggiore unità del Continente e quindi di "normalità" anche per la vita della Chiesa e per la sua attività pastorale.

I Padri sinodali sono 179, di cui 72 di nomina pontificia, 84 eletti, 10 delegati fraterni di altre Chiese, 19 laici, di cui 9 donne, tra gli esperti e gli uditori. La comunità di Taizé ha inviato un proprio rappresentante. Nell'Instrumentum laboris, che è il documento-base su cui lavorano i Padri, le questioni di fede vengono in primo piano, e fra di esse assume particolare rilievo l'analisi della scristianizzazione  e della secolarizzazione che caratterizzano la fisionomia dell'Europa in questo scorcio di secolo.

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