Segnali di speranza sul finire del secolo - Michael L. Fitzgerald
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ATTIVITÀ DI COMMISSIONI E COMITATI

Commissione per il Dialogo Interreligioso

SEGNALI DI SPERANZA SUL FINIRE DEL SECOLO

Michael L. Fitzgerald

Lo Spirito Santo è fonte di speranza

Nel programma catechetico di preparazione per il Grande Giubileo dell'anno 2000 il Santo Padre ha unito alla meditazione su ciascuna persona della Santissima Trinità la riflessione su una delle virtù teologali. Il primo anno fummo invitati a considerare Gesù Cristo, il verbo di Dio fatto carne, assieme con la virtù della fede. L'anno finale di preparazione è stato dedicato al Padre, dal quale derivano tutte le cose ed al quale torneranno tutte le cose, essendo stato posto l'accento sulla virtù teologale della carità. Quest'anno la nostra attenzione è rivolta allo Spirito Santo, sorgente di vita e di speranza.

Papa Giovanni Paolo II ha affermato chiaramente che vi è «bisogno di un migliore apprezzamento e comprensione dei segnali di speranza presenti nell'ultima parte di questo secolo, anche se spesso restano nascosti ai nostri occhi» (TMA 46). Egli ha indicato l'«accresciuto interesse al dialogo con le altre religioni» come uno di questi segnali (ibid).

Due Eventi Significativi

Due grandi eventi nella vita della Chiesa Cattolica hanno contribuito al crescente interesse nel dialogo interreligioso. Il primo è stato il Concilio Vaticano Secondo, il primo Concilio che abbia parlato esplicitamente delle relazioni della Chiesa con i seguaci di altre religioni. La dichiarazione Nostra Aetate può essere considerata il punto di partenza di un nuovo atteggiamento nei riguardi degli altri credenti ed un incentivo ad instaurare positive relazioni con individui e comunità di altre religioni. Il secondo evento è stata la Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace, svoltasi ad Assisi il 27 Ottobre 1986. La vista dei leaders religiosi riuniti attorno al Santo Padre, tutti assieme di fronte a Dio ad implorare la pace per il nostro lacerato e tormentato pianeta, ha catturato l'immaginazione. Ha ispirato molti, a differenti livelli, ad entrare in contatto con persone di cui non condividevano il credo. Vengono forniti qui di seguito alcuni esempi di differenti iniziative. È da sperare che essi possano, a loro volta, costituire fonte di ulteriore ispirazione.

Donne a Dublino

La consapevolezza dell'incessante conflitto tra popoli di differenti culture e religioni, come in Medio Oriente, in Bosnia e in altre parti d'Europa, ha determinato la necessità impellente di creare un clima di maggiore comprensione tra differenti fedi e di solidarietà al proprio interno. La stessa l'Irlanda sta diventando una società maggiormente pluralistica, con una evidente necessità di crescita verso l'apertura nei confronti dell' "altro" che è diverso, e verso l'educazione che rispetti la fede, la cultura e la nazionalità di tutti. È stata la consapevolezza di queste nuove esigenze che ha portato alla creazione del Women's Interfaith Intercultural Group a Dublino nel 1993.

Sotto la guida delle sorelle di nostra Signora di Sion, un piccolo gruppo di donne hanno partecipato a degli incontri mensili. Nel gruppo sono stati inclusi seguaci di Baha, Cristiani (di varie denominazioni) Indù, Ebrei e Mussulmani. Tutti hanno avuto occasione di raccontare la propria storia di fede. Esse hanno appreso elementi nuovi riguardo alle varie culture e tradizioni rappresentate all'interno del loro gruppo. Ciò è stato fatto in una varietà di modi, attraverso conferenze e audiovisivi, ma anche visitando assieme luoghi differenti di culto, ed ancora attraverso momenti particolari, come ad esempio una tipica cerimonia giapponese per il tè. Man mano che i membri di questo primo gruppo femminile interculturale di fede in Irlanda si incontrano, vanno scoprendo quanto sia fragile la struttura delle relazioni umane. Vi è sempre la tentazione, dicono, di restare ancorati al "conosciuto". L'attraversamento di soglie sconosciute è una sfida effettiva, ma esse sono consapevoli che una simile sfida può arrecare grande ricchezza alle loro esistenze.

Vescovo e Imam

Il conflitto fra Cristiani e Mussulmani si è protratto per molti anni nell'isola di Mindanao nelle Filippine. Come sempre il conflitto non è puramente religioso ma ha anche implicazioni sociali e politiche. Tuttavia i leaders religiosi delle due comunità sono consapevoli che le differenze di credo religioso caratterizzano gli atteggiamenti della gente. Come espressione del loro comune impegno verso la pace e la comprensione fra le loro rispettive comunità religiose, diciannove vescovi di Mindanao e diciannove membri della Ulama League delle Filippine si sono incontrati a Cebu City il 19 Novembre 1996. Fra le questioni che hanno sollevato per un esame più approfondito vi erano le seguenti: Che cosa possiamo fare assieme per assicurare sicurezza ai Mussulmani nelle aree Cristiane ed ai Cristiani nelle aree Mussulmane? In che modo possiamo concretamente condividere i nostri comuni valori, consuetudini e tradizioni?

Il secondo incontro fu tenuto a Davao City il 18 Febbraio 1997. Questa volta i presenti erano diciassette dalla parte dei Vescovi e ventisei dalla parte degli Ulama. I mezzi di comunicazione annunciavano poi che l'incontro non avrebbe avuto luogo, giacché alcuni giorni prima, il 13 Febbraio, il Vescovo Ben de Jesus, vescovo di Jolo nelle isole Sulu, era stato crudelmente assassinato. Eppure i leaders religiosi non intendevano permettere che il processo di pace venisse interrotto. Essi a turno condannarono quel "brutale assassinio" e qualsiasi altra azione che avrebbe compromesso la pace. Essi infusero coraggio ai leaders religiosi locali, parroci ed imans, affinché realizzassero strutture multireligiose a livello locale, al fine di assicurare un dialogo continuo ed incoraggiare una cultura della pace. Stabilirono anche di allargare il dialogo fino ad includervi i leaders religiosi Protestanti e di istituire un segretariato comune per garantire che tali risoluzioni avessero un seguito.

Pellegrinaggio per la Pace

Westminster Interfaith è una iniziativa Cattolica nell'ambito dell'Arcidiocesi di Westminster a Londra, nel Regno Unito. Il suo scopo è di incrementare la comprensione, la cooperazione ed il rispetto fra Cristiani e gli appartenenti ad altre religioni. Uno degli strumenti scelti per radunare persone di differenti tradizioni religiose è l'annuale Pellegrinaggio per la Pace. Non si tratta di un pellegrinaggio diretto ad una particolare località, ma piuttosto di una marcia attraverso le strade di Londra che contempla un diverso itinerario ogni anno.

Nel 1996 il pellegrinaggio si svolse entro le aree di Ealing e Southall nel West London. Dalle ore 8 del mattino fino alle 8 di sera i pellegrini percorsero l'itinerario attraverso questi sobborghi. Essi erano guidati da monaci e suore dell'Ordine dei Buddisti Nipponzan Myohoji che percuotevano i loro tamburi di pace. L'itinerario era segnato da "stazioni", da fermate nei luoghi di devozione appartenenti a differenti tradizioni religiose. Un Tempio Buddista, Chiese Cristiane, una Sinagoga Ebrea, una Moschea Mussulmana, un Mandir Hindu e un Gurdwara Sikh, hanno tutti accolto i pellegrini. Sono state recitate preghiere, serviti rinfreschi e offerti momenti di ristoro per il proseguimento della marcia.

Il pellegrinaggio della pace sembra raggiungere un duplice scopo. Per quelli che vi partecipano esso offre l'opportunità di fare nuove scoperte. Le comunità ospitanti sono in grado di ricevere i loro ospiti secondo le proprie tradizioni e di presentare se stessi nelle proprie autentiche condizioni. In un modo ancor più personale, i partecipanti che camminano fianco a fianco sono portati a condividere le loro storie, come i pellegrini di Chaucer lungo la via di Canterbury. E quando la fatica rende difficile la conversazione, resta il legame della solidarietà nella sopportazione.

Il pellegrinaggio costituisce anche un segnale nei confronti degli spettatori. Questo variegato gruppo di persone, di origine Africana, Asiatica ed Europea, con qualche occasionale presenza di Americani e Australiani, la cui diversità di vestiti fa risaltare la differenza dell'affiliazione religiosa, può essere considerata una sorta di parabola itinerante. Essi sembrano dire alla comunità in generale, così spesso turbata da tensioni razziali e religiose, che è possibile per persone di differenti credo religiosi agire in armonia. Laddove vi è rispetto e comprensione, la pace è possibile.

Seminario Trilaterale

Fino a che punto è irrisolvibile la situazione in Medio Oriente? Vi sono alcuni che pensano che i negoziati politici non siano sufficienti. Il processo di pace dev'essere accompagnato da una riflessione di ordine religioso. Due incontri furono organizzati dalla Commissione della Santa Sede per le Relazioni Religiose con gli ebrei, dal Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, dall'ufficio sulle relazioni Interreligiose del Concilio Mondiale delle Chiese e dalla Segreteria Generale della Federazione mondiale dei Luterani. Il primo incontro ebbe luogo a Glion, in Svizzera, nel maggio 1993; ed ebbe come tema "Il significato spirituale di Gerusalemme". Il secondo si svolse a Tessaloniki, in Grecia nell'agosto 1996, ed affrontò la discussione sulla "responsabilità degli Ebrei, Cristiani e Mussulmani per la pace a Gerusalemme". In entrambe le occasioni la maggior parte dei partecipanti vennero da Israele e dalla Palestina. Questi incontri si svolsero fuori della regione in modo da facilitare la partecipazione, ma molte iniziative provenivano dalla regione stessa. Ad esempio nel corso del 1996, entro e fuori Gerusalemme, un gruppo di quindici studiosi ed educatori - cinque Ebrei, cinque Cristiani e cinque Mussulmani - si sono incontrati per cinque volte in un "Seminario" su Comuni valori/Origini diverse. In ogni riunione del gruppo è stato esaminato un differente valore attraverso conferenze/discussioni basati sui testi di ciascuna delle tradizioni religiose rappresentate. I temi approfonditi sono stati Pace, Giustizia, Genere umano ad Immagine di Dio, Tolleranza/Atteggiamenti nei confronti dei membri di altre religioni, Educazione. L'intenzione del gruppo è quella di pubblicare gli atti del convegno, in lingua ebraica e quindi in arabo ed in inglese, al fine di condividere i risultati dei loro studi con le proprie comunità.

Il Funerale di Madre Teresa

Madre Teresa era conosciuta e riverita in tutto il mondo. La sua testimonianza d'amore, la sua attenzione ai più poveri fra i poveri, il suo spirito indomabile, hanno catturato tutti i cuori. È stato come se il mondo intero fosse presente ai suoi funerali, desideroso di manifestare il proprio rispetto nei confronti di questa donna eccezionale. Il suo messaggio, manifestato nei fatti più che nelle parole, travalicava frontiere di razza, colore e credo religioso. Prova ne è stata che ai suoi funerali rappresentanti di differenti religioni hanno voluto cogliere l'opportunità di esprimere il loro apprezzamento per la sua vita ed offrire preghiere per Lei. Così è accaduto di sentire non solo voci Cristiane, ma anche quelle di Hindu, Mussulmani e di Sikh.

La vita di Madre Teresa ha rappresentato un segnale di speranza per il mondo. Il suo messaggio continua a vivere. La presenza di gente di altre religioni al suo funerale, la riverenza che hanno mostrato nei suoi confronti, l'amore che hanno manifestato, è una ulteriore dimostrazione che il nostro mondo sa come apprezzare la bontà autentica.

La Speranza come Impegno

La speranza è quella virtù che ci permette di vedere le cose come le vede Dio. Essa ci aiuta a scoprire la bontà nel nostro prossimo; incoraggia la lealtà; ci guida alla collaborazione nella individuazione e ricerca per conseguire gli obiettivi. Come ha affermato Papa Giovanni Paolo II: «L'atteggiamento fondamentale della speranza, da un lato incoraggia il Cristiano a non perdere di vista il fine ultimo che dà significato e valore alla vita, e dall'altro offre solide e profonde ragioni per un quotidiano impegno a trasformare la realtà, sì da farla corrispondere al disegno di Dio» (TMA 46).

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