La preparazione al Giubileo nella terra di Gesù - Graziano Motta
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ATTIVITÀ DI COMMISSIONI E COMITATI

Comitato Gerosolimitano

LA PREPATAZIONE AL GIUBILEO NELLA TERRA DI GESÙ

Graziano Motta

Il Gran Giubileo e la Chiesa di Gerusalemme: il significato tutto particolare dell'evento, le attese (in crescendo, man mano che si avvicina il traguardo del Duemila) e i preparativi - per parecchi aspetti ormai in fase avanzata, per altri ancora da intraprendere - sono al centro di una lettera pastorale che il Patriarca Latino Michel Sabbah ha appena indirizzato alla sua Diocesi ma il cui interesse ne travalica i pur ampi confini - che sono quelli d'Israele, dei Territori palestinesi, di Giordania e Cipro - per proiettarsi in tutta la Cristianità. Non per nulla, per desiderio del Papa, la Terra Santa è, con Roma, l'altro "polo" del Giubileo.

Qui infatti, come giustamente ricorda il Patriarca, «Dio, nella sua infinita bontà, ha voluto che accadessero gli eventi del Mistero... tra di noi, a Nazareth, Betlemme, Gerusalemme... città in cui viviamo la nostra vita quotidiana, religiosa e sociale...città in cui molti tra noi sono nati, trascorrono la loro vita, lavorano, hanno i loro familiari, conoscenti e amici...». Luoghi che hanno pure «una dimensione mondiale» per cui «sono santi per noi e per il mondo intero», come «le nostre parrocchie sono parrocchie per noi e per il mondo e quindi noi siamo una presenza per la nostra Chiesa di Gerusalemme e per le Chiese del mondo». Riflessioni che fanno da premessa e introducono al vivo della Lettera - ha per tema e titolo «La preparazione del Giubileo del 2000» - tutta oscillante tra queste due ansie dell'unica anima della Chiesa Madre, consapevole del suo privilegio e delle sue responsabilità e nello stesso tempo aperta, premurosa e pronta ad accogliere le Chiese "figlie" che ad essa guardano o ad essa verranno pellegrine per questa eccezionale ricorrenza.

I preparativi sono stati intrapresi da tempo, ricorda il Patriarca, da autorità civili e religiose: dai governi dei diversi paesi di Terra Santa, specie da quelli d'Israele e dei territori palestinesi, e dalle municipalità di Betlemme e Nazareth nonché dalle quattro famiglie della Chiesa di Gerusalemme: cattolica, greco-ortodossa, ortodossa orientale (armeno, copta e siriaca) e protestante, singolarmente e in comune; un comitato interecclesiale ha in programma infatti delle celebrazioni di carattere ecumenico («in un solo spirito e con un solo cuore», come hanno proclamato solennemente i suoi componenti). Nella Chiesa cattolica, l'Assemblea degli Ordinari di Terra Santa ha costituito una Commissione presieduta dal vescovo Kamal-Hanna Bathish, che è pure membro del Comitato centrale vaticano, al lavoro con parecchi organismi e che ha varato diverse iniziative, ultima in ordine di tempo una "Settimana cristologica". Di recente poi il Comitato di Gerusalemme è stato dotato di idonei uffici, presso la sede del Patriarcato Latino, e di un direttore esecutivo.

Intensi i preparativi intrapresi - ricorda ancora il Patriarca Sabbah - dalla Custodia francescana di Terra Santa «per vivere questo evento e per permettere alla Diocesi di accogliere le Chiese del mondo nel loro pellegrinaggio ai Luoghi Santi» e da altre Congregazioni religiose «ciascuna secondo la propria peculiarità». A tal proposito andrebbero ricordati , ma le troppe citazioni porterebbero fuori tema , le opere nuove e i restauri avviati e quelli in progetto in santuari, case di accoglienza, infrastrutture; nonché le cerimonie, le celebrazioni, le pubblicazioni fatte e quelle in programma, in concomitanza anche con ricorrenze speciali : tutte hanno un riferimento privilegiato al Giubileo (fra queste spicca il 150.mo anniversario della ricostituzione della Diocesi, per decisione di Papa Pio IX nel 1847).

Ma al Patriarca Sabbah preme che «ogni parrocchia entri nel Mistero e nella Grazia del Giubileo», attraverso non solo il cammino del Sinodo - in cui la Chiesa cattolica dei diversi riti è avviata da due anni - ma anche con speciali programmi. Ad uno dei quali attribuisce grande importanza: la riscoperta da parte dei fedeli locali del valore e della santità dei nostri Luoghi Santi, perché purtroppo «familiarità, preoccupazioni quotidiane e abitudini rischiano di allontanarci dalla grazia che Dio in essi ci offre». Riscoperta da compiere con appositi pellegrinaggi organizzati da scuole e parrocchie.

Un capitolo della Lettera pastorale è dedicato all'accoglienza dei pellegrini «nel segno di una comunione ecclesiale aperta al mondo». Santuari e luoghi di pellegrinaggio in preparazione dell'avvenimento devono diventare, afferma il Patriarca , «luoghi di silenzio e di preghiera» (come purtroppo non accade nella Basilica del Santo Sepolcro). Egli indice quindi speciali preghiere perché il pellegrinaggio del Papa «possa aver luogo il più presto possibile e coronare le celebrazioni dell'anno 2000. Consideriamo questo pellegrinaggio, scrive, come la visita del Pastore della Chiesa universale alla Chiesa Madre e ai suoi fedeli, un'occasione di incontro ecumenico ed anche di condivisione di una parola di fede, di verità e di conforto per tutti gli abitanti di questa terra».

Avviandosi alla conclusione il Patriarca affronta due tematiche palpitanti: i rapporti con Giudaismo e Islam e il processo di pace in Terra Santa. «La nostra gioia e la nostra conversione in occasione del Giubileo, afferma, non devono isolarci o separarci dal contesto umano nel quale viviamo, dalle nostre società e dai nostri popoli. Questa è dunque un'occasione per incoraggiare e promuovere un dialogo franco e obiettivo (con le altre due grandi religioni monoteiste)che permetta una conoscenza e una riconoscenza reciproche....e, per collaborare insieme alla creazione di nuovi cieli e di una terra nuova, attraverso una ricerca delicata e perseverante della pace e della giustizia nella nostra terra».

Che attualmente non c'è, sostiene. Denuncia pertanto le difficoltà e le paure che accompagnano la vita quotidiana attorno ai Luoghi santi , soprattutto nei territori palestinesi: la loro chiusura, arresti e condanne di persone, confische di terre, proseguimento della colonizzazione ebraica, frustrazione per la battuta d'arresto del negoziato di pace, recrudescenza della violenza e dell'estremismo. «Ricordiamo - afferma il Patriarca, rivolgendosi "ai grandi di questo mondo" - che la situazione unica e particolare della Terra Santa esige dalle loro iniziative e azioni un grande senso di responsabilità».

A sigillo della Lettera pastorale queste conclusioni: «Preghiamo per la nostra terra, perché diventi qui a Gerusalemme, con i suoi due popoli e le sue tre religioni, una sola famiglia riconciliata nella giustizia e nella verità, che testimoni così la santità della sua terra.... Il Giubileo, nella Bibbia, è una liberazione, un ritorno alla libertà per le persone e le terre alienate; Ora questo ritorno non può essere soltanto il frutto di un intervento di Dio. Nonostante ogni difficoltà noi rinnoviamo la nostra speranza in Dio; Egli presto si ricorderà della sua terra e avrà pietà di noi».

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