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Editoriale

Nel segno del Giubileo l'uomo sempre <contemporaneo di Cristo>

Card Roger Etchegaray

Mancano pochi fogli al calendario dell’ultimo secolo del millennio. Ma in quest’ultimo tratto di strada, c’è stata una bussola che ha orientato il cammino di una carovana umana che, lungo la storia non si è mai fermata.

Ora davanti a tutti noi c’è la prospettiva, sempre più vicina, di una corsa un po’ diversa. Una corsa al traguardo dell’Anno Santo, nella quale ci ha sostenuto la guida della “Tertio Millennio Adveniente”. Siamo consapevoli di essere come le avanguardie di un’intera umanità in cammino nella “pienezza dei tempi” che, nell’espressione di San Paolo, indica la condizione del cristiano dal momento dell’Incarnazione in poi. Per noi cristiani, dopo la nascita di Gesù, di Dio fatto uomo, non vi può essere più niente di nuovo sotto il sole: tutto è compiuto, la vita consiste nell’attualizzare, nel rendere presente una salvezza già apportata 2000 anni fa.

Ora che il traguardo è dinanzi ai nostri occhi, ora che il Giubileo dischiude più esplicitamente a tutti il contenuto spirituale del suo messaggio, è più facile dissipare ogni confusione e ogni malinteso ed evitare di mettere nel conto dell’Anno Santo imprese che appartengono solo all’anno 2000. Lasciamo da parte ogni frenesia legata ad un appuntamento mondano che si delinea come il più spettacolare, il più consumistico, il più commerciale, anzi, il più pagano del secolo. Lasciamo da parte anche ogni seducente  attesa millenaristica. Concentriamoci invece sull’uomo, sull’uomo nostro contemporaneo, che il Giubileo invita ad essere  in ogni momento,  e tanto più in questo anniversario, “contemporaneo di Cristo”, chiamato da Cristo a farsi compagno di strada nella sua avventura sulla terra.

Il Giubileo ci ricorda infatti che Cristo è venuto ad abitare tra di noi per dare una nuova partenza alla “pace sulla terra”, una pace ben più grande  e duratura della piccola e fragile pace che  gli uomini e i popoli fanno tra di loro Occorre camminare molto per arrivare alla pace. Occorre soprattutto camminare molto all’interno di se stessi per raggiungere le radici della pace; ed è proprio questo il vero senso dell’Anno Giubilare, un anno di perdono, di riconciliazione, un anno proprio francescano.  

Come non richiamare il poverello di Assisi, a pochi giorni dall’Assemblea interreligiosa, conclusa con l’intervento del Santo Padre in Piazza San Pietro?

Questa assemblea è stata ben più che alzare il sipario sul programma del giubileo, essa ne è stata in realtà, il primo atto inducendo la Chiesa da approfondire il senso della sua presenza e della sua missione in seno alla carovana umana in cui la pluralità delle religioni si impone come un fatto e, più ancora, come un mistero, il mistero divino della storia della salvezza dell’umanità.

Mentre contiamo ormai i giorni che ci separano dall’apertura del Grande Giubileo, il mistero della salvezza continua a effondere i suoi frutti oltre ogni limite di tempo e di spazio. E’ la misericordia di Dio Padre che cerca e trova spazio nel cuore di ogni uomo, e nel tempo davvero speciale di questo Giubileo grande come mai nessun altro in passato.

Anche per questo abbiamo il dovere di guardare avanti con letizia e coraggio, certi che la carovana umana non resterà mai senza nocchiero.

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