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Porta Santa: segno del varco salvifico aperto
da Cristo per l’intera umanità

Corrado Maggioni

Alla luce delle parole di Gesù: «Io sono la porta delle pecore: se uno entra attraverso di me, sarà salvo» (Gv 10,7.9), il Giubileo convoca tutti e ciascuno davanti alla persona del Dio fatto carne duemila anni fa: nell’amore dello Spirito Santo, egli immette nella comunione col Padre quanti credono alla sua parola, stringendoli nell’unità del suo corpo, che è la Chiesa.

Così, la meta del pellegrinaggio giubilare è Gesù Cristo, porta santa dell’incontro con Dio, con se stessi e con gli altri. Non è una porta da superare con la presunzione umana di espugnare il mistero che nasconde, ma una porta spalancata dalla misericordia divina, davanti alla quale inginocchiarsi col cuore per professare la conversione al mistero che essa dischiude e ricevere la grazia che libera dalle chiusure del peccato e fa fiorire il rendimento di grazie. Dinanzi al Dio con noi e per noi, «si pone infatti l’intera storia umana: il nostro oggi e il futuro del mondo sono illuminati dalla sua presenza. Egli è “il Vivente” (Ap 1,18), “colui che è, che era e che viene” (Ap 1,4). Di fronte a lui deve piegarsi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra e sottoterra, ed ogni lingua proclamare che egli è il Signore (cf Fil 2,10-11)» (IM 1).

La porta santa che il Papa aprirà la notte di Natale nella basilica Vaticana è, dunque, il segno del varco salvifico aperto da Cristo con la sua incarnazione, morte e risurrezione, chiamando tutti a vivere da riconciliati con Dio e con il prossimo. Per questo passare per essa «evoca il passaggio che ogni cristiano è chiamato a compiere dal peccato alla grazia… C’è un solo accesso che spalanca l’ingresso nella vita di comunione con Dio: questo accesso è Gesù, unica e assoluta via di salvezza. Solo a lui si può applicare con piena verità la parola del Salmista: “E’ questa la porta del Signore, per essa entrano i giusti” (Sal 118[117], 20)» (IM 8). E coloro che varcano “la porta del Signore” sanno di essere giusti non per i loro meriti, ma perché giustificati dal sangue del Redentore che li ha purificati, rendendo candide le loro vesti. “Santa” è la porta giubilare, poiché essa chiama alla santità della vita.

Una porta aperta ritualmente

L’adozione di una porta santa sembra da attribuire al Papa Martino V che, per il Giubileo del 1423, l’aprì per accedere alla basilica Lateranense. Nella basilica di san Pietro pare attestata per il Giubileo del 1450, ricavata nella parete di fondo della cappella dedicata da Giovanni VII alla Madre di Dio, in corrispondenza del luogo dove si trova ancora oggi.

Alessandro VI, nel 1500, intese dare risalto a questo segno di inaugurazione dell’anno giubilare: stabilì che si aprisse ritualmente la porta santa in tutte le basiliche patriarcali, riservando a sé quella di san Pietro, opportunamente sistemata e ampliata. Il rituale disposto per quella occasione è rimasto pressoché invariato nel corso dei secoli: cantando «Apritemi le porte della giustizia: voglio entrarvi e rendere grazie al Signore. E’ questa la porta del Signore, per essa entrano i giusti» (Sal 118, 19-20), il Papa batte tre volte col martello sul muro di mattoni che chiude l’accesso; dopo la rimozione della muratura e che i Penitenzieri abbiano lavato la soglia con acqua profumata, il Papa la varca recando la croce nella destra e un cero acceso nella sinistra, intonando l’inno Te Deum. Tale rituale, leggermente ritoccato, fu seguito ancora nell’Anno santo del 1975 e ripreso in quello del 1983, con l'arricchimento di una processione al canto delle litanie dei Santi.

Anche il tempo tradizionalmente riservato all’apertura della porta santa, ossia la festività del Natale del Signore, è carico di senso: al di là del fatto che all’epoca del primo Giubileo, nel 1300, il Natale segnava l’inizio d’anno nel calendario della Curia romana, anzi in evidente nesso col motivo di simile scelta, il mistero della nascita di Cristo porta con sé il lieto annunzio della misericordiosa apertura del cielo verso la terra. Venendo a stare tra noi, il Figlio di Dio ci ha aperto la porta della vita immortale, richiusa dal peccato di Adamo ed Eva. La nascita di Cristo, predicava san Leone Magno, è la rinascita dell’uomo!

L’appello del Santo Vangelo

In attesa di conoscere le modalità rituali per la prossima apertura della porta santa in san Pietro e nelle altre basiliche patriarcali da parte del Papa stesso - come recentemente notificato -, c’è tuttavia da aspettarsi delle novità, secondo quanto indicato da Giovanni Paolo II nella bolla di indizione del Grande Giubileo: «Â… il Papa per primo varcherà la porta santa nella notte tra il 24 e il 25 dicembre 1999. Attraversandone la soglia mostrerà alla Chiesa e al mondo il Santo Vangelo, fonte di vita e di speranza per il terzo millennio che viene» (IM 8).

La novità del segno del Santo Vangelo, voce della Parola divina fattasi udibile per annunziare l’anno di grazia al mondo intero (cf Lc 4,14-21), risuona simbolicamente eloquente del significato sotteso al varcare la porta santa nell’anno 2000: il passare per essa esige la risposta positiva all’appello evangelico che rinnova la vita ed infonde speranza ai passi di uomini e donne pellegrini, nella tristezza del tempo, verso la felicità eterna. Il gesto del Papa di «mostrare alla Chiesa e al mondo il Santo Vangelo» richiama con forza la “nuova evangelizzazione”, impegno primario del terzo millennio che non può cristianamente inaugurarsi se non in sintonia col lieto annunzio che fa fare pasqua alla storia umana, aprendo ad essa la porta della comunione inseparabile con Dio. Il libro del Santo Vangelo, infatti, non rischiara solamente l’esordio del Grande Giubileo nella notte di Natale: la sua luce si riflette su ogni giorno dell’anno santo che introduce al nuovo millennio.

I pellegrini che giungeranno a Roma troveranno aperta la porta santa: ma ciò non li esimerà dal sottoporsi al giudizio che rappresenta il passare per essa: «L’indicazione della porta richiama la responsabilità di ogni credente ad attraversarne la soglia. Passare per quella porta significa confessare che Gesù Cristo è il Signore, rinvigorendo la fede in lui per vivere la vita nuova che Egli ci ha donato. E’ una decisione che suppone la libertà di scegliere ed insieme il coraggio di lasciare qualcosa, sapendo che si acquista la vita divina (cf Mt 13,44-46)» (IM 8).

Il varcare la Porta santa non può risultare un semplice cambiamento di spazio: ha il valore di un passaggio purificatore attraverso Cristo, in essa significato. La novità della vita è innanzitutto frutto dell’opera del Redentore in noi, ma insieme anche del nostro impegno concreto a mettere in pratica il suo Vangelo di vita.

Valenza ecclesiale

La porta santa raccoglie in sé il simbolismo proprio della porta di una chiesa, la quale evoca l'ingresso nel mistero di Cristo vivente nella sua Chiesa. E’ eloquente al riguardo la raffigurazione della vite e dei tralci (cf Gv 15,5) sul portale centrale della basilica di san Paolo fuori le mura: i battezzati, innestati vitalmente in Cristo, formano con lui e tra loro un solo organismo vivente. Il valore della porta di una chiesa, luogo della santa convocazione nel nome della Trinità, è messa in risalto nel rito di benedizione di una nuova porta: «Dona ai tuoi fedeli che varcano questa soglia, di essere accolti alla tua presenza, o Padre, per il Cristo tuo Figlio in un solo Spirito» (Benedizionale, n. 1449; sul senso della porta della chiesa cf n. 1434).

L’atto del varcare la porta della chiesa dovrebbe esprimere per ogni cristiano il desiderio dell'incontro con Dio e con le membra vive del Corpo di Cristo; dovrebbe ricordare il primo accesso in chiesa per esservi battezzato, come i successivi ingressi per celebrare gli altri sacramenti, specie l'Eucaristia domenicale. L'attraversare la soglia della chiesa segna il passaggio da una situazione di distrazione a quella del raccoglimento, dalla ferialità alla festa, dalla dispersione alla comunione, dalla frenesia delle mille cose da fare al sedere ai piedi del Maestro per ascoltare il suo Vangelo. 

Il rito del passaggio per la porta santa durante il Giubileo ha, dunque, il potere simbolico di richiamare l'attenzione dei credenti sul mistero del loro ingresso nella Chiesa di Cristo. La valenza ecclesiale del passaggio per la porta santa è così ricordata dal Papa: «Attraverso la porta santa, simbolicamente più ampia al termine di un millennio, Cristo ci immetterà più profondamente nella Chiesa, suo Corpo e sua Sposa. Comprendiamo in questo modo quanto ricco di significato sia il richiamo dell’apostolo Pietro quando scrive che, uniti a Cristo, anche noi veniamo impiegati “come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio” (1Pt 2,5)» (IM 8).

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