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Verso il Giubileo
Conclusa l’Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi

L’Europa casa comune della speranza

Massimo Tarantino

Dal sinodo dei vescovi europei, conclusosi a Roma il 23 ottobre, arriva un forte invito alla speranza per l’uomo d’oggi che sembra averla smarrita. I Padri Sinodali, nel Messaggio pubblicato in chiusura dei lavori, hanno particolarmente insistito su un punto focale: la speranza è possibile, e lo è perché da molte parti, nella Chiesa e in Europa, se ne possono riconoscere i segni. La speranza, si legge nel Messaggio, “è una realtà, perché Gesù è il Risorto continuamente vivente nella sua Chiesa per operare la salvezza dell’uomo e della società”.

L’assemblea speciale per l’Europa ha concluso le celebrazioni dei Sinodi speciali continentali in vista del Grande Giubileo, annunciati dal Pontefice nella lettera apostolica Tertio millennio adveniente. Dopo l’Africa, l’America, l’Asia e l’Oceania, per la seconda volta è stata l’Europa al centro della riflessione sinodale. L’assemblea si è chiusa nel segno di una testimonianza gioiosa e di un “realismo cristiano ottimista”, come ha detto il cardinale Dionigi Tettamanzi che ha presieduto la Commissione per il messaggio finale. Tutti siamo chiamati ad annunciare, celebrare e servire il “Vangelo della speranza”, attraverso il rinnovo della professione di fede di Pietro, la riscoperta del senso del “mistero” e del silenzio, l’esercizio della carità operosa.

I segnali che inducono ad aver fiducia di fronte alle problematiche dell’indifferenza religiosa e della scristianizzazione sono molteplici, e riguardano questioni, come l’ecumenismo o il sacrificio dei martiri, più volte poste dal Papa al centro della riflessione sul vicino Giubileo. I vescovi invitano a guardare alla vita quotidiana delle nostre Chiese per trovarvi segni di speranza. E i primi segni sono quelli lasciati dai martiri di tutte le confessioni cristiane vissuti in questo secolo, i quali ci ricordano “che senza la Croce non c’è salvezza”. Altri significativi segni  sono visibili nella santità dedita al Vangelo di tanti uomini e donne del nostro tempo; nella recuperata libertà delle Chiese dell’Est Europeo; nella presenza e diffusione di nuovi movimenti e comunità; nella crescente presenza e azione della donna. Ci sono poi, fondamentali, i passi in avanti fatti dal cammino ecumenico che riscopre “il legame che unisce i cristiani ai ‘fratelli maggiori’ ebrei’’ e saluta “l’apertura al dialogo rispettoso e maturo con gli appartenenti alle altre religioni”.

Ma anche in Europa, pur in presenza di forme aberranti di sopraffazione dell’uomo sull’uomo, i segni di speranza sono presenti e riconoscibili. I vescovi hanno, in particolare, salutato con soddisfazione l’allargamento progressivo del processo di unione ai paesi dell’Est Europeo, e i progressi sostanziali registrati nel rispetto dei diritti umani. I responsabili dell’Unione sono stati invitati a proseguire il processo di integrazione, affrontando il fenomeno delle migrazioni. E’ stato anche rinnovato l’invito, già espresso dal Santo Padre, a condonare, o almeno ridurre, il debito internazionale dei paesi in via di sviluppo.

La focalizzazione e l’approfondimento dei “segni di speranza” ha infine condotto i Padri sinodali a formulare ai fedeli l’invito a non avere paura e a lasciarsi convertire dal Signore, rispondendo con rinnovato ardore alla vocazione apostolica e missionaria ricevuta con il Battesimo. “Chiesa d’Europa, non temere! Il Dio della speranza non ti abbandona”, affermano i vescovi nelle ultime righe del Messaggio, riecheggiando la frase pronunciata dal Papa in apertura dei lavori sinodali: “Europa del terzo millennio, ‘non lasciarti cadere le braccia’”.

La spiritualità del Giubileo vissuta da S. Brigida di Svezia

Lino Lozza

Nell'annuncio e nell'attesa del Grande Giubileo del 2000, il Santo Padre Giovanni Paolo II ha continuamente sottolineato il significato essenzialmente spirituale dell'avvenimento che commemora e rivive la nascita a Betlemme di Gesù Dio fatto uomo: "Verbum caro factum est".

Il richiamo alla spiritualità del Giubileo viene ancora centralizzata nella Bolla della indizione ufficiale: Incarnationis Mysterium pubblicata il 28 novembre 1998.

Il senso religioso e spirituale, possiamo dire che è congenito con il Giubileo stesso, fin dalla sua prima proclamazione nel 1300.

Il Giubileo di S. Brigida

Uno degli esempi più edificanti del modo con il quale è stato vissuto il Giubileo, nella sua essenziale spiritualità, è Santa Brigida di Svezia, pellegrina a Roma nel Giubileo del 1350.

All'annuncio della proclamazione del secondo Anno Santo, Brigida fu ricolma di immensa gioia e subito si preparò per il lungo, faticoso ma sospirato viaggio. Roma sacra è sempre stata una meta sospirata per Brigida.

Il principale scopo era di lucrare il giubileo per il perdono della colpa e della pena dei peccati, nel desiderio di allargare gli orizzonti della sua vita spirituale. Altro scopo per il quale si sentiva realmente "ambasciatrice" di Cristo, era di poter lavorare efficacemente per il ritorno del Papa da Avignone a Roma.

Lasciata la Scandinavia nel 1349, il gruppo dei pellegrini incominciò la traversata dei Paesi dell'Europa centrale: Germania, Austria, Svizzera fino alla discesa in Italia. Tutto il viaggio è stato una continua preparazione spirituale al Giubileo attraverso preghiere, canti, recita di salmi e meditazioni sul grande mistero dell'Incarnazione della Passione del Signore Gesù. Giunti in Italia, Brigida iniziò l'itinerario per visitare e venerare le reliquie dei Santi. A Milano vi è stata la sosta di preghiera sulla tomba di S. Ambrogio verso il quale Brigida nutriva una particolare devozione perché "aveva il cuore pieno di Dio". Dopo Milano, Brigida volle fermarsi a Pavia per rendere omaggio al grande Padre della Chiesa, S. Agostino, nell'antica. cattedrale di S. Pietro in Ciel d'Oro, ove riposano le sue spoglie trasferite da Ippona per il pericolo che fossero profanate dall'invasione dei Vandali. Brigida prega intensamente il grande maestro di spiritualità alle cui regole aveva uniformato la Congregazione del SS. Salvatore da lei fondata recentemente.

Da Pavia, anziché percorrere la strada per Roma chiamata ancor oggi "romea" che passava da Piacenza, Brigida decise di incamminarsi verso Genova per continuare, via mare, il resto del tragitto sino al porto di Ostia.

Ecco finalmente, alla fine dell'autunno 1349, attraverso la via Ostiense l'arrivo a Roma, la città santa tanto desiderata. Di Roma non le interessano assolutamente le grandezze dell'epoca imperiale o la maestà dei ruderi, vestigia dell'antico potere, ma solo il ricordo dei martiri, le catacombe, le tombe degli apostoli Pietro e Paolo e la sede del successore dì Pietro.

Giunta a Roma, il primo pensiero della nordica pellegrina, è stato recarsi sulla tomba del principe degli Apostoli nella Basilica costantiniana dove, commossa ed immobile, si immerse nella preghiera. Era trascorso molto tempo dopo di che il maestro Petrus, toccandola leggermente sulla spalla, le disse: "Brigida, è ora che andiamo a prendere alloggio ed a rifocillarci".

Brigida non veniva a Roma come una pellegrina sconosciuta. La nobile svedese era personaggio noto alla corte papale di Avignone. Alcuni anni prima aveva inviato un'ambasciata, capeggiata dal Vescovo Hemming di Abo, al Papa Clemente VI per comunicargli, fra l'altro, la volontà del Signore, manifestata a lei in una delle famose “Rivelazioni”,  che egli si facesse paladino della pacificazione tra il re di Francia ed il re d'Inghilterra. Non c'è quindi da meravigliarsi se un giorno si presentò a Brigida un inviato del Cardinale Hugo de Beaufort, fratello di Clemente VI, per mettere a disposizione sua e del suo seguito, il palazzo che il cardinale, durante il suo soggiorno ad Avignone, non usava. Brigida accettò l'offerta. Il palazzo era situato a fianco della chiesa di S. Lorenzo in Damaso con una finestra che guardava la chiesa. Questa possibilità è stata la cosa più cara a Brigida perché poteva vedere sull'altar maggiore il sacro tabernacolo. Sia il palazzo che la chiesa erano opera del Bramante. Il cappellano Petrus fu incarìcato da Brigida di occuparsi dell'andamento sia spirituale che materiale della casa ove si condusse una vita da convento. Il palazzo possedeva una cappella ove furono organizzate le preghiere e le celebrazìoni liturgiche. Fu stabilito l'orario dei pasti in comune, dei silenzi da osservare e dei momenti di conversazioni da tenersi dopo i vespri prima della cena, e dopo la compieta.

Eccettuato il tempo in cui Brigida era occupata per la corrispondenza e nello studio della lingua latina, il resto della giornata era destinato ai pellegrinaggi, sempre a piedi, per la visita ai numerosi luoghi sacri dentro e fuori le mura della città. La visita periodica veniva fatta alle sette Chiese preferite da Brigida: S. Pietro, S. Paolo, S. Giovanni in Laterano, S. Maria Maggiore, S. Croce, S. Lorenzo fuori e dentro le mura, S. Sebastiano sulla via Appia, presso le cui catacombe spesso è stata rapita in estasi.

Sant'Agnese è stata, tra i Santi romani, quella con la quale Brigida ebbe maggiore familiarità. Le due chiese a lei dedicate, quella vicino all'attuale Piazza Navona e l'altra sulla via Nomentana, dove venne sepolto il corpo della giovane vergine martire, hanno visto spesso la nordica pellegrina, anche da sola, trattenersi in lunga preghiera. Si rivolgeva ad Agnese quando trovava difficoltà nell'apprendere la lingua latina e qualche volta la santa le è anche apparsa per aiutarla (Cfr. Processus, pag.546).

Nel 1350 la Pasqua cadeva il 28 marzo e la Quaresima era iniziata l'11 febbraio, Mercoledì delle cenere. Con la quaresima erano incominciati i pellegrinaggi alle chiese ove, come si usava e si usa tutt'ora a Roma, vi era la stazione quaresimale. Ogni giorno della quaresima Brigida condusse i pellegrini svedesi a conoscere nuovi luoghi santi ed a partecipare alle preghiere liturgiche ed alle cerimonie sacre, nonché alle meditazioni sulla passione del Salvatore. Nella quaresima Brigida suggeriva per sé ed i suoi pellegrini, particolari astinenze e digiuni, invitando a compiere opere di carità che erano anteposte ad ogni altra cosa. Un giorno Brigida, mentre sì recava a pregare nella chiesa di S. Prassede all'Esquilino dove secondo la tradizione, è conservata la colonna alla quale è stato legato Gesù durante la flagellazione, si imbatté in una povera donna sdraiata per terra fuori della chiesa in stato pietoso. Con la sua abituale energia e prontezza Brigida, aiutata dal suo cappellano Magnus Petri che l'accompagnava, lasciando dì entrare in S. Prassede, prese sulle spalle la poveretta e la portò al vicino ospedale di S. Antonio. I medici constatarono che la donna soffriva di epilessia. Brigida provvide a pagare il suo ricovero all'ospedale, e più tardi, quando fu abbastanza migliorata, la prese con sé nella propria casa. Il fatto viene raccontato nel processo di canonizzazione, ove è anche attribuito il nome di Junon o Juron alla donna che risultava straniera (Processus, pag. 330).

Oltre ad opere di carità corporali, durante l'Anno Santo, Brigida si dedicava anche a quelle di carità spirituale preoccupandosi con zelo per la conversione di taluni personaggi venuti a Roma dai paesi scandinavi, per tutt'altri motivi che di carattere religioso. Uno di questi personaggi era Gustaf Turesson, maresciallo del Regno di Svezia, che aveva accompagnato la figlia di Brigida, Karin, per incontrare la madre. Nell'estate del 1350 alcuni pellegrini si preparavano per tornare in Svezia e con essi Gustaf senza aver lucrato l'indulgenza. Era noto come un peccatore incallito. Brigida lo intrattenne con alcuni colloqui sulla fede e la morale, che avvalorò con intense preghiere e penitenze sicché riuscì ad ottenere la sua confessione e la remissione dei suoi peccati.

Un altro personaggio, Birger, avvocato, regio funzionario ed esattore delle tasse ad Ostergatland, suo ospite, era recalcitrante ai discorsi che Brigida gli faceva sulla religione e sulla salvezza dell'anima. L'ospite si mostrò addirittura sdegnato di quei discorsi e se ne andò dal suo cospetto dicendo: "Quello che dici non sono altro che fantasie!". Brigida supplicò il Signore, durante la notte, per la sua conversione. Al mattino, dopo un sogno che lo turbò durante la notte, Birger tornò da Brigida, si arrese e la sua conversione fu completa. Così avvenne anche per suo cognato Magnus Gudmarsson che aveva perduto la fede. Brigida gli comunicò il messaggio che la Santa Vergine le aveva affidato per lui con le minacce anche delle pene infernali, se avesse continuato sulla cattiva strada. Gudmarsson venne a Roma, ritornò alla fede e ricevette la remissione completa dei suoì peccati.

Questa nobile ma semplice pellegrina svedese non passò inosservata al popolo romano che fu edificato dalla sua pietà e dalle sue opere dì carità.

La gioia dell'Anno Santo è stata offuscata per Brigida dall'assenza del Papa da Roma. Nel 1348 Roma era stata colpita da un terremoto che aveva fatto crollare molti edifici tra cui la Basilica di S. Paolo fuori le mura. Quei danni così recenti, unitamente all'assenza del Papa, avevano favorito l'impressione dì uno stato di abbandono della città. Brigida si sentì ancor più che mai impegnata nello sforzo di far tornare il Vescovo di Roma nella sua sede naturale per la riforma della Chiesa. Essa ha improntato della sua spiritualità l'Anno Santo del 1350 a tal punto che alcuni cronisti lo chiamarono “iI Giubileo di S. Brigida”. Per ricordarlo ai posteri è stata eretta nella Basilica di S. Paolo, da lei assiduamente frequentata, una statua marmorea che rappresenta S. Brigida in stato di estasi.

Il Grande Giubileo del 2000, ormai imminente, al quale il Santo Padre Giovanni Paolo II ha impresso un carattere altamente spirituale, rende più che mai attuale il richiamo e l'esempio di S. Brigida.

Quasi per una vigilia di preparazione immediata al Grande Giubileo, l'Abbadessa Generale dell'Ordine del SS. Salvatore di S. Brigida, Madre Tekla, ìn collaborazione con il Pontificio Consiglio per l'Unità dei Cristiani, ha indetto un Incontro Internazionale di studio nei giorni 12‑14 novembre, per il dialogo ecumenico inerente al Giubileo e la figura di S. Brigida. Il Convegno si terrà alla Pontificia Università Gregoriana.

S. Brigida, proclamata dal Santo Padre compatrona d'Europa insieme alle altre due Sante, Caterina da Siena ed Edith Stein, con la sua voce che non si è spenta nei secoli, perché eco della voce di Dio, parla ancora ai pellegrini di oggi e di domani come la voce di Mosè al suo popolo.

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