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L'ANNO DI CRISTO: TESTIMONIANZE E IMMAGINI

LA BIBBIA D'ORO DEL SECOLO, QUANDO LA FEDE PARLA ALL'ARTE

Marco Buonocore

In occasione dell'Anno Internazionale del Libro, promosso dall'Unesco nel 1972, la Biblioteca Apostolica Vaticana allestì nel Salone Sistino una splendida esposizione dei principali e più autorevoli manoscritti referenti il Vecchio e Nuovo Testamento, al cui ricco catalogo era stato imposto l'indicativo titolo Il Libro dei libri. Chi ebbe la fortuna nonché il privilegio di potersi confrontare con quell'eccezionale esposizione, fu in grado di recuperare numerose pagine illustrate relative alla Parola di Cristo, nel trionfo più completo dell'arte miniaturistica, nell'armonia più insigne della tradizione: una vetrina ed insieme una sintesi della storia dell'evangelizzazione, con momenti di suggestione diversa, dato l'affollarsi delle pagine più rappresentative nelle quali la Parola di Nostro Signore accresceva il Suo valore carismatico. Insieme trovarono sapiente collocazione versioni greche, ebraiche, orientali e latine, dal IV al XV secolo, ciascuna con i testimoni più famosi, fino ad arrivare alla prima edizione membranacea della Bibbia latina, stampata probabilmente fra gli anni 1454/1456 da J. Gutenberg a Magonza, su due colonne con caratteri incisi ed impressi in maniera superba imitante la scrittura gotica libraria tedesca ed ornata dopo la stampa dalla rubricazione e dalle miniature. Non poteva che essere questo, d'altronde, il primo libro stampato in senso assoluto, quello stesso libro che, come per le testimonianze manoscritte così frequenti negli scriptoria antichi, continua ancora oggi in edizioni più o meno di lusso ad avere il maggior riscontro del pubblico a dispetto delle mode e dei tempi.

A distanza di venticinque anni da quell'eccezionale avvenimento ecco che un nuovo prodotto dell'umano sapere in cui variegate esigenze risultano ben armonizzate dalla cultura scientifica più aggiornata, ci consente di ripercorrere la straordinaria fortuna che il Libro dei libri ha avuto nei secoli dal Medioevo al Rinascimento.

In linea con la tradizione più ricca dell'editoria tedesca che proprio con Gutenberg aveva mosso le prime esperienze, il Belser-Verlag, già noto per la sua intensa e qualificata attività editoriale che prevede anche la riproduzione facsimilare dei più importanti codici miniati della Biblioteca Vaticana, si è cimentato ora, in collaborazione con il Katholisches Bibelwerk di Stoccarda, nella stampa limitata a 2.500 unità numerate della Bibbia d'oro del Secolo, Die Goldene Jahrhundert Bibel, un'eccezionale testimonianza alla Parola di Dio all'inizio del Terzo Millennio, di cui un esemplare è stato presentato ed offerto al Santo Padre Giovanni Paolo II nell'Udienza Generale dello scorso mercoledì 26 novembre.

Una magnifica impresa editoriale che in un volume di formato mm. 260 x 370 x 70 compatta 1.024 pagine nelle quali la Sacra Scrittura in versione tedesca (ma è prevista anche l'edizione in francese, inglese ed italiano) è impreziosita da 280 illustrazioni, delle quali non poche a piena pagina, e ben 1400 iniziali tutte a colori riproducenti l'originale cromatismo con l'intervento del supporto in oro zecchino. Si rimane impressionati nonché affascinati nello sfogliare questo volume, in cui le miniature, anche quelle limitate nello spazio, offrono sia una vasta gamma cromatica con numerose sfumature di colore, sia una ricchezza misurata di particolari figurati sempre nel rispetto delle dimensioni e delle forme.

Ma accanto a queste particolarità tecnico-editoriali, che giustificherebbero già di per sè il prodotto all'attenzione non solo del bibliofilo ma anche di un semplice lettore interessato, è la ricercatezza delle scelta dei soggetti preposti a sintetizzare quel determinato momento della Sacra Scrittura che colpisce tutti noi che avremo la possibilità di sfogliare questo monumento editoriale. Il lettore ha la comodità di un confronto con le più importanti ed autorevoli miniature della tradizione, in stretto collegamento con il testo, con il commento e con la glossa, un patrimonio visivo così concepito che se fino ad ora era stato fruito da selezionati studiosi diventa, grazie a questa impresa editoriale, disponibile finalmente per tutti.

I codici della Biblioteca Vaticana vengono scelti con accuratezza e sensibilità insieme a quelli posseduti da altre 70 Istituzioni culturali internazionali di fama mondiale. Basta confrontarsi con l'indice dei 126 manoscritti per avere il quadro completo della ricchezza del materiale recensito.

Si passa dalle preziose Bibbie del Pantheon e del Duca di Berry della fine del XIV secolo, al Nuovo Testamento del 1250 vergato a Verona, alla traduzione in tedesco del 1430 ora a Berlino, alla Bibbia Urbinate, il più famoso manoscritto rinascimentale pertinente alle Sacre Scritture, capolavoro della miniatura fiorentina in cui si riconoscono le mani del Ghirlandaio e dell'Attavante, un'opera che regge tranquillamente il confronto con la non meno famosa Bibbia di Borso d'Este, di scuola ferrarese ed ora conservata presso la Biblioteca Estense di Modena. E con loro non potevano mancare le miniature desunte dalle Bibbie note come di Gumbertus, (Erlangen), Hamilton e Heisterbach (Berlino), Lambeth (Londra) e Wenzel (Vienna).

Ecco poi il confronto con alcuni dei più preziosi Libri d'ore, dove l'arte del miniatore, lasciato quasi sempre alla propria responsabilità e fantasia, poteva esprimersi nel modo migliore; erano codici spesso preparati per nobili o regnanti che ne motivano la sontuosità accresciuta, a differenza di altri manufatti d'uso liturgico, dalle dimensioni veramente minuscole, in cui le scuole francese (famosa per l'equilibrio e l'eleganza della composizione e per la raffinatezza della raffigurazione a piena pagina), fiamminga ed italiana hanno prodotto esemplari di straordinaria bellezza: dai numerosi testimoni presentati nel volume si può avere l'idea della preziosità e raffinatezza di questo genere di manoscritti, sviluppatosi prepotentemente, raggiungendo altissimi livelli qualitativi, specie nel XV secolo: tra i numerosi testimoni si segnalano quello in minuscola gotica francese databile al 1485, opera di Jean Bourdichon, ora alla Vaticana, e quello del Duca di Berry ora al Musée Condé di Chantilly.

E poi la scelta degli Evangeliari: l'uso di adornare con miniature i libri liturgici contenenti i brani del Vangelo da leggersi durante la messa solenne, e poi custodirli entro raffinate e preziose legature, risale ai primi secoli del Cristianesimo trovando il suo acmè fra i secoli IX e X; Evangeliari come quello offerto all'abbazia di Soissons da Ludovico il Pio nell'anno 826, quello di Lotario della scuola di Tours (849 circa) o quello di Ebbon della scuola di Reims (IX secolo) non possono essere passati sotto silenzio; a questo periodo appartiene il notissimo evangeliario di Lorsch, il più tardo e complesso di questi codici vergato in onciale d'oro su due colonne; ma anche quello celeberrimo di Reichenau, vergato intorno all'anno Mille con undici miniature tabellari o quello coevo fatto vergare e miniare da Enrico II nell'abbazia di San Emmerano di Ratisbona, un vero gioiello dell'arte ottoniana, non sono da meno.

E che dire, inoltre, della scelta fatta per i Salteri, nati dalla Fede a nutrimento della Fede, una testimonianza unica di umanità e sentimenti? Dalla gioia al dolore, dallo stupore all'amarezza, tutto si scioglie in canto; i 150 salmi, oltre che un capolavoro letterario mondiale, sono l'espressione di preghiera più usata nei secoli, oggetto di insuperabile arte da parte di quei miniatori che si sono voluti cimentare nella loro proposizione figurata, specie in «David che suona l'arpa» o nella «Crocefissione», e che comodamente scelta nel volume ne dimostra completamente l'efficacità descrittiva. Si confrontino, ad esempio, le miniature dei Salteri Ingeborg al Musée Condé di Chantilly, della regina Beatrice di Ungheria del 1476/1484 alla Herzog August Bibliothek di Wolfenbüttel, quello del re di Francia Ludovico IX (1214-1270) a Parigi, quello greco foggiato a Costantinopoli nel X secolo conservato sempre a Parigi.

Un posto trovano anche le immagini delle Bibliae pauperum, quei particolari libri di devozione contenenti i fondamentali momenti della vita di Gesù con anche storie dell'Antico Testamento accompagnati dalle immagine dei profeti, destinati a quei poveri chierici, i quali, non potendosi procurare un'edizione completa delle Sacre Scritture, dovevano necessariamente conoscere la Bibbia, almeno il minimo indispensabile per poter predicare ed insegnare. Naturalmente col tempo scaturirono svariate edizioni che si arricchirono sempre più nei particolari dell'iconografia perdendo, ovviamente, quel primario intendimento di servizio per un'utenza non facoltosa; infatti per i secoli XIV e XV siamo in possesso di numerosi manoscritti, provenienti dalla Germania e dall'Austria, mirabili per le splendide miniature con cui sono adornati. Ecco la scelta puntuale, quindi, dei due principali testimoni, quello della Biblioteca Vaticana e quello della Biblioteca Universitaria di Heidelberg. I numerosi manoscritti e i libri silografici relativi alla Biblia pauperum hanno concorso anch'essi alla divulgazione della Parola di Cristo, dall'Annunciazione al Giudizio Universale, senza che, sebbene fossero compendi, ne riducessero minimamente il valore carismatico. Anzi, l'immensa diffusione di questa singolare categoria di manufatti così riccamente e finemente illustrati, può spiegare senza dubbio la sua straordinaria influenza iconografica sulle pitture monumentali del tardo Medioevo, soprattutto in Germania.

Nè mancano miniature desunte dai Lezionari, come quello di Cluny del 1100 ora a Parigi; dai Sacramentari, fra cui i due notissimi Sacramentari di Fulda il primo del 975 ora alla Biblioteca Universitaria di Göttingen, il secondo dell'inizio del secolo XI ed attualmente conservato in Vaticano; dai Breviari, come quello di straordinaria sontuosità di Matteo Corvino uscito dalla bottega di Firenze dove lavorava l'Attavante ed ora in Vaticano; dai Messali, fra cui quello del Battistero di Firenze della fine del XV secolo e quello di Ferdinando il Cattolico, prodotto a Napoli, entrambi in Vaticano; dai Menologi, come quello greco di Basilio II della fine del X secolo.

Un'ulteriore testimonianza, questo prodotto del Belser-Verlag, del valore dell'arte figurata in relazione al documento da illustrare; qualcosa, dunque, di veramente prezioso ed unico questa «Goldene Jahrhundert-Bibel!». Viene nuovamente dimostrato come l'esigenza per la ricezione della Parola di Cristo non abbia mai trovato per le arti figurative aridità stilistica: la diversificazione delle tematiche cromatiche, pur nella ripetitività di alcuni soggetti, conferma sempre lo splendido connubio e la perfetta simbiosi tra contenuto e forma secondo uno stile classico ormai universalmente riconosciuto e rispettato.

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