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Ecumenismo

Nel nome di Giovanni Hus
la riconciliazione fra i cristiani boemi

Frantisek J. Holecek O. M.

L'11 ottobre 1414 il riformatore boemo, Maestro Giovanni Hus, si avviò dalla rocca Krakovec alla volta di Costanza, ove intendeva difendere davanti al concilio le sue tesi. Vi giunse il 3 novembre. Il viaggio si svolse senza incidenti, anche se egli non era ancora in possesso della lettera d'accompagnamento del re Sigismondo, giuntagli più tardi. Fin dall'inizio incontrò a Costanza un'atmosfera sfavorevole. I suoi avversari boemi più accaniti, Maestro Stefano di Pálec e Michele detto de Causis, diffusero con grande cautela la notizia della presenza del sospetto eretico. I cardinali Odone Colonna, Francesco Zabarella e Piero degli Stefaneschi e gli uditori curiali conoscevano da tempo il suo caso, infliggendogli numerose censure a causa della sua riluttanza a comparire personalmente davanti alla curia romana per difendersi.

Per Giovanni Gerson e per numerosi professori dell'Università di Parigi egli era un eretico pericoloso, contro cui bisognava procedere celermente. Il Papa Giovanni XXIII, per riguardo al re Sigismondo di Lussemburgo, si dimostrò piuttosto benevolo, abolì le censure e gli permise persino di celebrare la messa. Ma già alla fine di novembre Hus fu arrestato nonostante le energiche proteste dei cavalieri boemi che lo proteggevano. Alcuni tentativi per trattare e risolvere la vicenda in un ambito ristretto fallirono per la sua richiesta dì parlare davanti al concilio.

La commissione nominata il 4 dicembre per trattare la sua causa era composta dal patriarca di Antiochia e dai vescovi dì Castellamare e di Lebus, Essa si mise subito al lavoro, basandosi sulle accuse spesso equivoche dei suoi avversari boemi. Molti di questi articoli, furono più tardi respinti dalla commissione. Fino alla fuga di Giovanni  XXIII, Hus rimase prigioniero nel Convento domenicano, impegnato a rispondere alle domande dei commissari.

Dopo la fuga del Papa il vescovo di Costanza dovette assumersi la responsabilità del Prigioniero e lo fece trasportare nel suo castello di Gottlieben. La richiesta del re Sigismondo di accordare a Hus la possibilità di essere ascoltato pubblicamente fu accolta all'inizio di giugno. Il 5, il 7 e l'8 giugno 1415 egli fu condotto nel refettorio dei francescani davanti a numerosi prelati e teologi. Anche se la prima seduta fu piuttosto turbolenta, le altre due furono dedicate al tranquillo ascolto di Hus. Egli respinse numerosi articoli falsamente attribuitigli, specialmente a proposito dell'eucarestia, ma senza grande successo, perché continuò a essere considerato un seguace di John Wiclif. Ciò era tanto più pericoloso di quanto poco prima, nell'ottava seduta del 4 maggio, erano stati nuovamente condannati i 45 articoli di Wiclif, i suoi scritti e altre 260 proposizioni già in precedenza respinte dall'Università di Oxford.

Hus rifiutò di sottoporsi alla sentenza del concilio e neppure altri tentativi di persuasione ebbero successo. Il suo destino era perciò segnato, nonostante i molti sforzi per fargli cambiare idea. La sentenza venne emessa il 6 luglio, nella quindicesima seduta ancora prima della partenza dei re per Perpignan. Numerosi tentativi per salvarlo cozzarono sempre contro il suo deciso rifiuto di abiurare. Ancora la vigilia della seduta i cardinali d'Ailly e Zabarella accompagnati da molti prelati e professori di tutte le nazioni gli presentarono una formula di abiura assai blanda, ma egli la respinse. La sera stessa vennero a trovarlo per incarico del re il duca Luigi di Baviera, il conte del Palatinato cavalieri boemi a lui amici. Per convincerlo a cedere, ma inutilmente.

Perciò dopo la messa di apertura della seduta solenne Hus fu condotto nella cattedrale per ascoltare la lettura dell'accusa e della sentenza. Erano state preparate due sentenze, una nel caso che avesse ritrattato, un'altra se avesse persistito nel suo atteggiamento. Fu letta quella seconda. Seguì subito la degradazione e la consegna al braccio secolare, che eseguì la sentenza bruciandolo vivo sul rogo. Agli occhi dei suoi seguaci, in particolare del suo discepolo e primo cronista dei suo processo, Petr di Mladonovìce, autore dei Passio Magistri Johannis Hus, egli dunque morì martire delle proprie convinzioni, fedele alla sua coscienza ed a Cristo ”sommo vescovo e pastore fedele delle nostre anime”, punto di

riferimento sicuro al tempo del crollo delle certezze, fondamentali nella cristianità lacerata dal lungo Scisma d'Occidente. Gli studi approfonditi dei benedettino Paul De Vooght, basati sulle fonti, hanno avviato trent'anni fa, verso una valutazione essenzialmente più mite. Errori teologici sarebbero presenti solo nel concetto di chiesa e nella dottrina sul papato. Durante il processo si trovarono di fronte non solo equivoci di carattere terminologico, ma due diverse concezioni: in Hus una valutazione della chiesa etico spirituale, fortemente agostiniana, una "eccelesia ab Abel", comunione di tutti i predestinati che attraversa la storia della salvezza ed i secoli dal giusto Abele sino alla chiesa celeste ‑ nei padri conciliari una concezione prevalentemente giuridica e istituzionale. Le ricerche recenti hanno dimostrato in lui anche la presenza dì una forte tensione escatologica, crescente negli ultimi cinque anni della sua vita, che lo spinse a diventare un praedicator veritatis, campione dì Cristo che combatte per mezzo della Parola della Verità il peccato e le astuzie dell'Anticristo, deciso a Sacrificare per essa la propria vita sotto l'insegna della massima, “Veritas Domini  super omnia vincit”, entrata dopo la Prima guerra mondiale nella forma “Pravda vítezí. La verità vince sullo stendardo del Presidente della Repubblica ceca quale simbolo dell'identità e del programma dei rinnovamento spirituale della nazione stessa.

La figura e il destino del maestro boemo diedero lungo i secoli luogo a numerose interpretazioni: nazionalista, eretico, martire della libertà di coscienza, per nominare solo alcune, sì prestavano facilmente anche a diverse strumentalizzazioni ideologiche in chiave antiromana ed anticlericale. Allo stesso modo dividevano profondamente i cristiani cattolici romani ed i loro fratelli evangelici ed i fedeli della Chiesa cecoslovacca ussita.

Il Papa Giovanni Paolo Il additò questo problema come grande sfida, in occasione della sua prima visita nella Repubblica ceca, nell'allocuzione pronunciata al Castello di Praga il 21 aprile 1990. Il desiderio dell'unità dei cristiani appartiene ai grandi segni del nostro tempo.

 Lo sforzo per il superamento degli ostacoli reciproci, i quali si oppongono apertamente alla volontà di Cristo, ma sono anche di scandalo al mondo e danneggiano nostra comune missione, la predicazione dei Vangelo ad ogni creatura, cresce oggi in tutto il mondo (cfr. Unitatis redintegratio, 1). Un peso particolare assume l'invito all'unità dei cristiani proprio in Boemia, ove rimane sempre vivo il ricordo degli avvenimenti, che hanno anticipato lo scisma doloroso della cristianità occidentale ... proprio in questa terra sembra giustificata la speranza di poter procedere ai passi significativi sulla via della riconciliazione fraterna e di vera unità in Cristo.

Le prove dolorose e le ferite non ancora rimarginate dei decenni appena passati. ed anche le ferite dei secoli passati richiedono il cambiamento della mentalità ed i rapporti reciproci di nuovi. La visita dei Papa vuole contribuire alla collaborazione fraterna nel rispetto e nella fiducia reciproci.

Mi ricordo come proprio il cardinale boemo, Giuseppe Beran, tenne al Concilio Vaticano II un discorso in difesa della libertà religiosa e della tolleranza. In questa occasione ricordò con dolore il destino del sacerdote ceco, Giovanni Hus ... Tengo nella viva memoria le parole, pronunciate dal cardinale arcivescovo di Praga su questo sacerdote, il quale ha un significato tanto grande per la storia religiosa e culturale del popolo ceco. Sarà il compito degli specialisti soprattutto dei teologi boemi  dì precisare il luogo che appartiene a Hus tra i riformatori della chiesa, a fianco di altre figure eminenti del medioevo boemo come Tommaso dì Stitne e Jan Milic di Kromeriz.

In ogni caso però, lasciando da parte le sue opinioni teologiche, non possiamo negare a Hus l'integrità personale della sua vita e lo sforzo per l'educazione ed edificazione morale del suo popolo.

Tutti questi elementi, al posto di dividere, non uniscono piuttosto coloro che credono in Cristo? E rappresenta questo sforzo per l'unità in questo inizio nuovo della vita della nazione ceca proprio la sfida alla vostra storia?".

Su questo augusto invito è stata costituita, l'1 giugno 1993, sotto la Presidenza dei Eminentissimo Cardinale Miloslav Vlk, la Commissione per lo studio delle questioni, riguardanti la figura la vita e le opere di Giovanni Hus presso la Conferenza Episcopale Ceca, incaricata di contribuire attraverso il lavoro scientifico approfondito di 26 insigni specialisti sul campo di ricerca storica e teologica alla riconciliazione della memoria storica delle chiese nel caso specifico di questo riformatore boemo del primo Quattrocento. In seguito, il 7 marzo 1994 1il sommo Pontefice promise al Presidente della Repubblica ceca la giusta rivalutazione di Hus da parte della chiesa cattolica entro l'anno 2000.

Nel corso degli anni il lavoro di codesta Commissione apposita acquistò la fiducia dei cristiani non cattolici ed attirò anche l'interesse profondo e la speranza dei massimi rappresentanti della vita politica e culturale della nazione. Tranne la ricerca scientifica la Commissione contribuì al Convegno Internazionale dì Studi ,Giovanni Hus tra le epoche, nazioni e confessioni" (Bayreuth, Germania, 22‑26 settembre 1993), effettuò più di cinquecento incontri e conferenze per le comunità protestanti in Boemia, Moravìa e Slesia, diffondendo il messaggio di riconciliazione del Sommo Pontefice e spiegando ì contenuti della sua Lettera apostolica "Tertio millennio adveniente", e procedette alla promozione dì diverse opere ecumeniche come gli incontri di riconciliazione a Husinec (1994) o Iniziativa di riconciliazione Austerlìtz (1996). Già nell'anno 1998 si è potuto procedere all'incontro ecumenico di riconciliazione a Rúzd'ka in Moravia, ove l'Arcivescovo di Olomouc, Mons. Jan Graubner e Presidente del Consiglio ecumenico delle chiese, Seniore sinodale della Chiesa evangelica dei Fratelli boemi, Pavel Smetana, hanno ricordato insieme il sacrificio di cinque cristiani evangelici del 1777; seguì il 16 settembre 1999 incontro ecumenico di riconciliazione a Jicin, ove Vescovo di Hradec Krá1ové, mons. Dominik Duka e vescovo luterano della Chiesa evangelica slesiaca della Confessione augustana, Vladislav Volny’, hanno eretto una croce dì riconciliazione in memoria delle due vittime dell'intolleranza confessionale, gesuita P. Matteo Burnatíus (+ 1629) e laico evangelico Tomas Svoboda (+ 1728); il 6 novembre 1999 a Chomutov, ove Vescovo di Litomèríce, Mons. Josef KoukI e vescovo luterano Volny hanno ricordato assieme la tragedia della popolazione cattolica della città sterminata nel 1421 dagli ussiti e la soppressione severa dell'insurrezione della Popolazione luterana nel 15 9 1 ‑ in questa occasione vescovo Volny chiese perdono ai cattolici per tutti i massacri perpetrati sui cattolici al tempo dell'ussitismo ed il 7 novembre 1999 l’incontro ecumenico di riconciliazione a Bílá Hora nei pressi di Praga, ove il Cardinale Vlk e il vescovo Volny  hanno ricordato assieme la sconfitta dell'esercito protestante nella battaglia della Montagna Bianca (8.11. 1620), preludio dell'espulsione forzata della maggior parte dei protestanti dalla Boemia e Moravia, (1627), seppellendo assieme le spoglie dì 44 caduti evangelici di questa battaglia fatale nell'area della chiesa di S. Maria della Vittoria. In questa occasione il vescovo Voln si è rivolto ai religiosi cattolici, chiedendo il perdono per la distruzione di tanti monasteri e conventi nel passato. Alla riconciliazione ed al perdono reciproco hanno contribuito particolarmente i messaggi spirituali del Presidente del Comitato Centrale dei Grande Giubileo dell'Anno 2000, S.Em.za Rev.ma. Roger Cardinale Etchegaray e di S.Ecc.za Rev.ma Mons. Crescenzio Sepe Segretario  Generale dei Comitato del Grande Giubileo, accompagnati dai messaggi del Presidente della Federazione mondiale delle chiese riformate di Ginevra, Milan Opocensky e del Presidente della Federazione mondiale luterana, vescovo Christian Krause.

I cristiani cattolici ed evangelici boemi e moravi hanno abbracciato decisamente l'invito dei Sommo Pontefice, la riconciliazione fraterna in vista del Grande Giubileo dell'anno 2000 ha messo le radici nella loro terra. Questi passi significativi hanno preparato gli animi, divisi ancora pochi anni fa da rimorsi e diffidenze plurisecolari, al grande evento religioso, scientifico e culturale del Convegno internazionale di Studi su Giovanni Hus, organizzato dal Comitato Centrale del Grande Giubileo dell'Anno 2000 e dalla Conferenza Episcopale Ceca in collaborazione con l'Accademia delle Scienze della Repubblica Ceca e l'Università di Praga alla Pontificia Università Lateranense nei giorni 15 17 dicembre 1999.

Il Cardinale Vlk ha espresso la sua aspettativa con le parole seguenti: "Provo immensa gioia perché si verifica questo Convegno sulla figura e sull'opera di Giovanni Hus e provo una gioia ancor più grande perché si verifica a Roma sotto l'egida del Comitato Centrale del Grande Giubileo dell'Anno 2000. Per il nostro paese ha un significato enorme che la ferita o la cicatrice che grava sulla nostra tradizione spirituale venga risanata. E’ una grande gioia e grande speranza alle soglie del Terzo Millennio ed il segno che il Concilio Vaticano II e la sua apertura alla società e nei confronti della nostra nazione si incarna qui nella realtà”, questo confermano anche le vive reazioni da parte dei più alti rappresentanti della nostra vita pubblica. Penso che questo passo avrà un grande significato non solo per la chiesa come tale, per ì buoni rapporti tra le diverse confessioni cristiane, ma sarà anche un passo particolarmente importante al di fuori della chiesa stessa, verso la società civile apre ad essa di nuovo la porta sulle soglie del Terzo Millennio". Allo stesso modo esprimono grande entusiasmo altri rappresentanti ecumenici ed anche lo stesso Presidente della Repubblica ceca, Václav Havel. Vorrei sottolineare che la società cieca, come tale, e non solo un cerchio ristretto degli specialisti nelle questioni storiche e teologiche, si aspetta che questo convegno raccolga le valide ragioni scientifiche per un nuovo atteggiamento della suprema autorità della Chiesa nei confronti di un personaggio, percepito per interi secoli da parte della nazione ceca quale uno degli archetipi della sua identità culturale, religiosa e morale. ... Non mi sento competente per esprimermi sugli aspetti teologici della dottrina di Hus o sugli aspetti storici della sua attività. .. Tutti coloro, che si occupano della storia e della cultura ceca, sanno bene, che la figura dì Hus, come le altre figure eminenti della nostra storia è diventata lo schermo di proiezione degli ideali, dei sogni ed anche delle ideologie successive ed è diventata così anche vittima di molte reinterpretazioni o disinterpretazioni più o meno intenzionali. Nemmeno noi stessi riusciremo a difenderci dalla tentazione di vedere Hus sotto l'ottica dei nostri problemi e delle nostre esperienze perciò assolutamente legittimo porsi non soltanto la domanda quale egli veramente fosse stato, ma soprattutto chi è oggi per noi, così come si sono domandate le generazioni precedenti, anche noi dobbiamo ritrovare la propria risposta. Nella coscienza della nostra nazione si è iscritto per i secoli grazie al suo profondo rapporto alla verità. Questo suo intimo e caloroso avvinghiamento alla Verità, alla sequela fedele della Verità nella profonda unità delle convinzioni più intime e della vita quotidiana, rimane, nonostante il tempo ed i cambiamenti delle particolari opinioni filosofiche e teologiche, la sfida perenne dell'eredità spirituale della nostra nazione".

Il programma del Convegno internazionale su Jan Hus

Nei quattro giorni - dal 15 al 18 dicembre 1999 - del Convegno internazionale su Giovanni Hus organizzato a Roma, nella Pontificia Università Lateranense, dal Comitato Centrale del Grande Giubileo e dalla Conferenza Episcopale Ceca gli studiosi, invitati dall’Accademia delle Scienze della Repubblica Ceca e dall’Università di Praga, si confrontano su ogni aspetto della figura e dell’opera di questo sacerdote, teologo, riformatore ed eroe nazionale boemo vissuto a cavallo tra il XIV e il XV secolo.

La prima giornata del Convegno, aperto dalle allocuzioni dei Cardinali Roger Etchegaray, Presidente del Comitato Centrale del Giubileo, Miloslav Vlk, Arcivescovo di Praga e di Mons. Walter Kasper, Vescovo di Rottenburg-Stuttgart, verte sull’esame del contesto sociale in cui operò Giovanni Hus e sulla lettura ecumenica delle sue dottrine. Il contenuto teologico di queste ultime viene approfondito durante la sessione mattutina del 16, incentrata sulle tematiche della predestinazione, del “remanentismo”, dell’escatologia di Hus e delle edizioni dei suoi scritti. La sessione pomeridiana, invece, affronta il tema più complesso e controverso della “questione Hus”: la sua partecipazione al Concilio di Costanza conclusasi con il processo per eresia e la condanna a morte mediante il rogo.

Mentre il Convegno riserva le proprie ultime sessioni allo studio dell’influenza di Giovanni Hus e del movimento riformatore che ha preso il nome da lui sulla storia sociale e religiosa della Boemia e dell’Europa e, con particolare attenzione, all’importanza del pensiero hussita per la nascita e lo sviluppo della Riforma protestante.

Il rilievo assunto da questo Convegno è ulteriormente sottolineato dalla visita del Presidente della Repubblica Ceca Vaclav Havel, nel pomeriggio del 17 dicembre, e dall’udienza concessa dal Santo Padre, a mezzogiorno del 18, nella Sala Clementina, a tutti i convegnisti e ai relatori, provenienti da università e istituti di ricerca della Repubblica Ceca, della Polonia, della Germania, del Liechtenstein e degli Atenei pontifici. Tra gli appuntamenti di contorno, invece, segnaliamo un concerto nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, la visita all’Archivio Segreto e ai Musei Vaticani ed, in chiusura, la simpatica e tradizionale cerimonia di consegna dell’albero di Natale in Piazza San Pietro, nel tardo pomeriggio di sabato, donato al Papa, naturalmente, dalla Repubblica Ceca.

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