«PROGETTO ACCOGLIENZA» NEL SEGNO DELLA SOLIDARIETÀ
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«PROGETTO ACCOGLIENZA» NEL SEGNO DELLA SOLIDARIETÀ

In tempi di tour operator in grado di organizzare all'istante viaggi «tutto compreso» per singoli e gruppi negli angoli più remoti del mondo, può essere forte la tentazione di sottovalutare il problema dell'accoglienza nell'organizzazione del Grande Giubileo del 2000, considerandolo una questione da risolvere con una gestione accorta di pacchetti «vitto e alloggio» da spendere in un soggiorno sui luoghi di pellegrinaggio.

Lo stesso atteggiamento dei media nazionali, che tendono a presentare il tema dell'accoglienza dei pellegrini esclusivamente come una faccenda di posti letto e di trasporti pubblici nell'area romana, dimostra come occorra rimuovere una mentalità diffusa e far comprendere che il pellegrino ha tutti i bisogni del turista ma non è un turista, e che il tema dell'accoglienza si gioca su uno scenario molto più vasto di quello romano.

Per il 2000 dobbiamo immaginare flussi di persone per le quali le motivazioni del viaggio saranno prevalenti sulle condizioni del viaggiare, e dunque disposti a rinunciare ad alcune di quelle comodità che generalmente si richiedono ad un viaggio di svago. Molti saranno i pellegrini poveri, malati, in condizioni particolari o che comunque desiderano vivere l'esperienza di pellegrinaggio in una dimensione di austerità.

Oltre alle motivazioni del pellegrino, esistono altri aspetti che sconsigliano di ridurre la preparazione dell'accoglienza ad una questione gestibile in base ai parametri turistici. Il Giubileo è un evento speciale, molto diverso da un Expò o da un'Olimpiade. Lo è per la sua natura religiosa e culturale, per la risonanza alivello mondiale, per la durata che si prolunga nell'arco di dodici mesi, per il numero di persone che muove, per la quantità di Istituzioni nazionali e internazionali che coinvolge. Le stesse Giornate Mondiali della Gioventù non possono essere prese come termine di raffronto.

Dalla complessità dell'evento deriva l'obbligo di guardare all'accoglienza come a un sistema di questioni che si intersecano, da affrontare globalmente secondo una strategia unitaria, predisponendo un vero e proprio «Progetto accoglienza». Oltre ad un piano per offrire cibo e alloggio, vanno predisposti piani per tutto quanto concerne informazione e comunicazione, mobilità, sicurezza, igiene, assistenza sanitaria, assistenza religiosa, formazione degli operatori, iniziative collaterali di carattere culturale e sociale, predisposizione delle aree ed altri possibili servizi.

Tutto ciò non soltanto per Roma e provincia, ma anche per le altre zone del Lazio, per le regioni limitrofe e per tutto il territorio nazionale.

Nella Tertium Millennnium Advenientem il Santo Padre ci ha ricordato che «La preparazione del Giubileo dell'anno 2000 si attua, così, a livello universale e locale, in tutta la Chiesa, animata da una consapevolezza nuova della missione salvifica ricevuta da Cristo». La celebrazione stessa del Grande Giubileo «avverrà contemporaneamente in terra Santa, a Roma e nelle Chiese locali del mondo intero».

Nel progettare l'accoglienza dobbiamo porre Roma al centro del progetto, senza tuttavia dimenticare che anche le Chiese locali avranno da risolvere un loro problema dell'accoglienza. Il Comitato Tecnico è al lavoro per costruire un modello di grande respiro, certamente commisurato alle necessità dell'evento romano ma suscettibile di essere adottato, con le opportune varianti, dalle Chiese locali.

Sfuggire ad un'ottica riduttiva e non progettuale dell'accoglienza è un obbligo anche per le città d'artee sedi di mete religiose sul nostro territorio nazionale. Come potenziali centri di polarizzazione dei pellegrini diretti a Roma, c'è il rischio che si pongano in un clima di concorrenza disarticolata per intercettare i flussi di pellegrinaggio. Altrettanto concreto è il rischio che l'attenzione posta a «catturare» i pellegrini di passaggio distolga dal compito di organizzare in primo luogo il Giubileo sul proprio territorio per la gente del luogo, secondo le intenzioni espresse dal Santo Padre.

Su quali punti fermi predisporre un «Progetto accoglienza» di così grande respiro? Indichiamo quattro dimensioni entro le quali muoversi:

— La dimensione spirituale dell'Evento. Nella Tertium Millennnium Advenientem il Santo Padre scrive ci invita a fare ciascuno quanto è in suo potere perché il Giubileo si compia felicemente, diventando fonte di grazia per la Chiesa e l'umanità. Per coloro che lavorano alla preparazione dell'Evento tutto ciò richiama al dovere della cautela, per evitare che il Giubileo sia pensato e gestito come un evento di mercato turistico, in termini puramente economici, e sia speso dal pellegrino come un avvenimento da consumare.

— La dimensione del coordinamento. Molti dei problemi dell'accoglienza chiamano in causa le Amministrazioni pubbliche, altri possono essere risolvibili con il supporto di gruppi privati o di associazioni. Il livello di organizzazione raggiungibile dipenderà dal modo in cui riusciranno ad interconnettersi strutture e organismi della Santa Sede, Istituzioni nazionali e territoriali italiane, le altre forze disponibili. Abbiamo tutti qualcosa da perdere se ognuno andrà per proprio conto e non ci aiuteremo.

— La dimensione della tecnologia. Per elaborare un progetto affidabile ci sono tre passi obbligatori: il monitoraggio della domanda di pellegrinaggio; il censimento delle risorse disponibili in termini di uomini, strutture e mezzi economici; l'analisi della domanda e dell'offerta di servizi. Sono passi cherichiedono l'apporto dell'informatica e della telematica, per la costituzione di una «banca dati» e di un sistema per la gestione dell'Evento.

— La dimensione dell'ospitalità. I pellegrini che avranno la possibilità di recarsi a Roma saranno certamente molti, ma comunque una minima parte di quanti vorrebbero vivere la ricorrenza bimillenaria dell'incarnazione nel centro stesso della cristianità. Sarà importante far sì che essi si sentano i rappresentanti dei fratelli che sono rimasti a casa, inviati a Roma come messaggeri di pace e di fratellanza, e come tali siano considerati dalla popolazione residente. Solo così si potrà stabilire un profondo contatto tra la comunità che accoglie e quella che viene accolta, facendo diventare il Giubileo «fonte di grazia per la Chiesa e l'umanità».

A questi criteri si ispirerà il lavoro del Comitato Tecnico, che è uscito dalla fase preliminare dopo l'inaugurazione della struttura logistica del Comitato, in via della Conciliazione 1, a Roma, quindi nel cuore della realtà che più di tutte dovrà essere promossa, organizzata e sostenuta.

La struttura si articolerà su un centro di servizi, che si occuperà di settori che vanno dalla comunicazione al coordinamento dei pellegrinaggiviaggi, al coordinamento dei grandi eventi; su referenti per i Giubilei di categoria; su una serie di gruppi di lavoro, già insediati, incaricati di occuparsi di alcuni dei temi più rilevanti dell'intera organizzazione, come l'ospitalità e la mobilità dei pellegrini, gli itinerari religiosi e i luoghi di culto, l'assistenza sanitaria, i servizi di prevenzione e di sicurezza, i servizi tecnici e infrastrutturali delle aree interessate dall'evento.

Da gennaio i gruppi di lavoro inizieranno a costruire l'accoglienza dell'Anno Santo del 2000, in un atteggiamento di grande apertura e disponibilità. Oltre ad avviare l'interscambio con i Comitati Nazionali, nel rispetto della necessità di creare un sistema integratodi interventi, per ognuno degli ambiti delineati il Comitato Tecnico metterà a disposizione i suoi esperti, affinché ai «tavoli» dove lavorano il Comune, la Regione, il Governo, l'Agenzia Romana per il Giubileo, gli Assessorati competenti, ci siano anche donne e uomini che possano esporre i problemi di chi vede l'evento dall'angolatura che abbiamo cercato di tratteggiare.

Donato R.Mosella

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