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La dimensione sociale del Giubileo

+ Crescenzio Sepe

Il Giubileo del mondo del lavoro è uno degli eventi più attesi e coinvolgenti, sia per la grande partecipazione, sia per l’importanza e la vastità dei temi che ad esso si richiamano. Il Giubileo, come stiamo sperimentando un po’ tutti attraverso l’impatto di folla dei diversi pellegrinaggi, ha di per sé un’anima profondamente popolare; non è quindi lontano dalla concreta vita sociale degli uomini, e particolarmente dal mondo del lavoro, con tutti i suoi traguardi ed i suoi drammi, le sue speranze e le sue preoccupazioni. Al lavoro, come sapete, sono dedicate ben tre giornate giubilari: quella degli Artigiani, del 19 marzo, già trascorsa, e i due prossimi importanti appuntamenti del 1° maggio, per il Giubileo dei Lavoratori, e del 12 novembre, Giubileo del Mondo Agricolo e festa del Ringraziamento. Questo perché il Giubileo è nato nel segno del sociale - pensiamo al Giubileo dell’Antico Testamento con la liberazione degli schiavi e al riposo sabbatico della terra - e si è sviluppato, nel Nuovo, all’insegna di una carità operosa che si è tradotta in gesti concreti e realizzazioni in favore del prossimo, non soltanto qui a Roma, ma in tutto il mondo cristiano. Se ciò è vero per la storia degli Anni Santi nel suo insieme, diventa ancora più vero guardando al Grande Giubileo del 2000, che il Santo Padre sin dal suo annuncio, nella Lettera Apostolica Tertio millennio adveniente, poi nella Bolla d’indizione Incarnationis mysterium e più volte nel suo magistero di questi ultimi anni, ha voluto indirizzare sulla via della giustizia, della solidarietà, della pace, della tutela della dignità e dei diritti della persona, e specialmente dei lavoratori. Da qui - sono sempre parole di Giovanni Paolo II - la volontà di ribadire, nel Giubileo, “l’opzione preferenziale della Chiesa per i poveri e gli emarginati”, nella convinzione che “l’impegno per la giustizia e per la pace in un mondo come il nostro, segnato da tanti conflitti e da intollerabili disuguaglianze sociali ed economiche, è un aspetto qualificante della preparazione e della celebrazione del Giubileo” (TMA n.51). Il Giubileo quindi spinge i credenti ad impegnarsi al loro interno con maggiore ardore, intensificando la testimonianza cristiana in ogni settore della società moderna, facendosi creatori di “una nuova cultura di solidarietà e cooperazione internazionali, in cui tutti - specialmente i Paesi ricchi ed il settore privato - assumano la loro responsabilità per un nuovo modello di economia al servizio di ogni persona. Non deve essere ulteriormente dilazionato il tempo in cui anche il povero Lazzaro potrà sedersi accanto al ricco per condividerne lo stesso banchetto e non essere più costretto a nutrirsi con quanto cade dalla mensa” (IM n.12). È questo il significato sociale del Giubileo. A questo richiama il Giubileo dei Lavoratori, ricordandoci ancora una volta che la conversione del cuore è frutto di un cambiamento di vita e che i beni della terra, che Dio ci ha affidato, non devono essere assolutizzati, sfruttati o sprecati soltanto da pochi, ma impiegati con giustizia, secondo la volontà del Signore e per il bene di tutti. L’incontro con il mondo del lavoro è certamente una delle tracce più significative per entrare nella sintonia più piena con il pontificato di Giovanni Paolo II, che ha dedicato tre importanti Encicliche al mondo del lavoro, sviluppando una completa “dottrina sociale della Chiesa”, ed è stato egli stesso protagonista attivo, come semplice operaio, sui banchi di lavoro. In questo 1° maggio giubilare si realizza, tuttavia, un dialogo ancora più pieno e significativo che pone in campo tradizioni e valori che, da una parte e dall’altra, confluiscono verso l’obiettivo di una più consapevole umanizzazione del lavoro, in tutti i suoi aspetti. Non può passare inosservata, d’altro canto, la circostanza che il Giubileo dei Lavoratori inaugurerà l’area dei Grandi Eventi a Tor Vergata. Attraverso questo importante appuntamento, che ha chiamato in causa, fin dal primo momento, risorse organizzative ad ampio raggio (e, per questo, desidero ringraziare, in particolare, le Autorità civili che hanno dato un particolare aiuto e sostegno), il Giubileo entra, si può dire, in una dimensione più impegnativa dal punto di vista strettamente organizzativo. Ma anche verso questi impegni ci poniamo con animo sereno, pur consapevoli della particolarità e della complessità di un evento che, forse più di ogni altro, anche per il periodo di tempo in cui si svolge, richiede apporti, collaborazioni, direi vere e proprie mobilitazioni, a tutto campo. Sono certo che la preparazione fin qui svolta porterà i suoi frutti spirituali e sociali per una festa che è di tutti.
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