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Il Giubileo viaggio nella storia - 1575 Il rinnovamento della Chiesa

A cura di Vittorino Grossi

Il giubileo del 1575 fu una felice occasione per Gregorio XIII (1572-1585), il riformatore del calendario, che da allora si chiamò gregoriano, per rinnovare la cattolicità nella linea delle decisioni del Concilio di Trento dopo la tempesta della crisi protestante. Il Concilio di Trento, che aveva chiuso le sue sesioni di lavoro il 4 dicembre del 1563, iniziò il suo cammino di attuazione nella cristianità. Il papa Gregorio XIII ne fu uno dei grandi esecutori. I papi succeduti a Giulio III, il papa del Giubileo del 1550, operarono tutti nella linea della Riforma della Chiesa. Sono rimasti alla storia come grandi figure di papi: Marcello II (Marcello Cervini, 1555) che, per la sua idea spirituale del papato, pensò di abolire anche la Guardia svizzera; Paolo IV (Gian Pietro Carafa, 1555-1559), uno dei papi più contestati, che diede notevole sviluppo al tribunale dell'inquisizione. La sentenza veniva pronunciata con la formula "prout in schedula" (= come si ha nelle schede segrete dei giudici), dopo di che il condannato veniva consegnato al braccio secolare. A Paolo IV succedette Pio IV (Giovan Angelo dei Medici, 1559-1565), che portò a termine il concilio di Trento. Esso, per le difficoltà politiche ed ecclesiali del tempo, si era svolto in tre periodi per la durata di diciotto anni (13 dic.1545 - 4 dic.1563). Pio IV lo continuò con la Bolla del 29 novembre del 1560, riaprendolo nel 1562. Tra i cardinali sostituti del presidente delegato Ercole Gonzaga, venne nominato l'agostiniano Girolamo Seripando, allora arcivescovo di Salerno che aveva contribuito non poco alla discussa stesura dei decreti sul peccato originale e la giustificazione. Pio IV, nella Bolla "Iniunctum nobis" del 13 nov.1563, chiudendo il Concilio di Trento, ne diede il riassunto tematico, conosciuto come la "professio fidei tridentinae ovvero la professione di fede tridentina". Nell'ultimo periodo i Padri del Concilio, oltre ad occuparsi della dottrina dei sacramenti, precisarono la tanto discussa dottrina della Chiesa circa le indulgenze. Nel Decreto sulle indulgenze approvato il 4 dicembre del 1563 sta scritto tra l'altro: "Il Santo Sinodo insegna e comanda di mantenere nella Chiesa l'uso delle indulgenze, molto salutare per il popolo cristiano...desidera tuttavia che nel concedere le indulgenze si usi moderazione...per evitare che la troppa facilità nel concederle indebolisca la disciplina ecclesiastica...col presente decreto (il Sinodo) stabilisce la completa abolizione di tutti gli indegni traffici di soldi fatti per ottenerle". Paolo IV fu uno dei pochi papi ad essere fortunato con i propri nipoti, annoverando tra essi Carlo Borromeo.  A Pio IV succedette Pio V (Michele Ghislieri, 1566-1572), detto Alessandrino perché di origine piemontese. Egli pose a capo di tutti i tribunali romani quello dell'inquisizione. Le sue esecuzioni, dette autodafé, venivano compite con molta solennità. Pio V istituì anche i Monti di pietà a sostegno delle classi povere contro l'usura. Scomunicò la regina Elisabetta d'Inghilterra (Bolla "Regnans in excelsis" del 25 febbraio 1570) e diede tutto il suo appoggio contro i turchi che vennero sconfitti a Lepanto il 7 ottobre del 1571. Per l'occasione il papa Pio V istituì la festa di Maria Santissima della Vittoria rimasta a noi, già dal suo successore Gregorio XIII, come la "Festa della Madonna del Rosario". Il papa Pio V sarà poi canonizzato da Clemente XI il 4 agosto del 1710.L'Anno Santo del 1575 fu l'occasione per il vescovo di Roma di additare il nuovo ruolo della presenza della Chiesa nel mondo moderno, tramontata ormai l'èra rinascimentale. Il suo rapporto con l'umanità è di essere coscienza morale per tutti e di costituire una proposta continua di santità per il cristiano come per ogni uomo di buona volontà. Il modello di Chiesa di una vita devota fa coincidere il servizio di Dio con l'adempimento dei doveri del proprio stato e il servizio del prossimo. Ugo Boncompagni, di formazione giuridica bolognese, era stato nominato vescovo e cardinale da Paolo IV. Eletto papa all'unanimità prese il nome di Gregorio XIII. Toccò a lui indire l'ultimo Giubileo del 1500, quello del 1575, che diede l'impronta universale della seria volontà di riforma della Chiesa Cattolica dopo la tempesta della crisi protestante. Gregorio XIII, nella linea di Pio V che aveva attuato la riforma tridentina a Roma e in Italia, si preoccupò di attuarla anche nel resto della cristianità. Quando il papa Gregorio XIII con la Bolla "Dominus ac Redemptor noster" del 10 maggio 1574, indisse il Giubileo del 1575, il card. Borromeo lo persuase ad abolire per quell'anno le spese per le maschere di carnevale e per ogni altro gioco, destinando quel risparmio all'ospedale dei Pellegrini curato da Filippo Neri. Unica eccezione di festa furono le nozze di suo figlio Giacomo (lo aveva avuto da laico e lo aveva legittimato) con la sorella del conte di Santa Fiora, la nipote del cardinale Sforza. L'Anno Santo del 1575 seguiva la scissione protestante e si presentò come un anno di universale remissione e di speranza di un ritorno dei dissidenti alla Chiesa Cattolica. Carlo Borromeo se ne fece intreprete principale nel nord Italia e, a Roma, Filippo Neri con la cura dei pellegrini. Quest'ultimo pensava l'Anno Santo come un'occasione unica per aiutare i cristiani più lontani, ne promosse perciò ogni possibile forma di assistenza, da quella materiale a quella propriamente morale e religiosa. La sua confraternita della SS.Trinità assisteva quotidianamente 600 persone, e si calcola che in quell'anno ne abbia accolti 170.000. L'affluenza generale dei pellegrini per l'Anno Santo del 1575 viene calcolata sulle 400.000 persone mentre Roma contava allora circa 80.000 abitanti. Sul modo di come si faceva fronte a tutte le richieste dei pellegrini per le pulizie, il desinare e il riposo, abbiamo a disposizione delle descrizioni lasciateci tra gli altri da Angelo Piacentini nel suo quasi diario "Le pie narrazioni dell'opere più memorabili fatte in Roma l'anno del Giubileo del 1575, Viterbo 1577". Vennero molti pellegrini da Milano consigliati da Carlo Borromeo, ed anche gruppi di etiopi, arabi e armeni. Le principali nazionalità europee provvedettero, a motivo dei pellegrinaggi per l'Anno Santo, ad erigere in Roma ospizi per i loro pellegrini, affidandoli ad una Confraternita.  Nacquero così ad esempio S.Maria dell'Anima per i tedeschi, S.Giuliano per quelli dei Paesi bassi, S.Maria di Monserrato e di San Giacomo in piazza Navona per gli spagnoli, San Luigi per i francesi. Ai pellegrini si dava una tessera di riconoscimento ("T Roma" per i pellegrini della Confraternità della Trinità), si lavavano i piedi. Data la grande affluenza di Confraternite, papa Gregorio dispose che il numero delle visite alle chiese venisse ridotto. Le Confraternite furono la novità del Giubileo del 1575 dando un notevole incremento alla religiosità popolare. Esse incedevano processionalmente per Roma, cantando litanie, accompagnate da cantori muniti dei più svariati strumenti musicali e, spesso, seguite anche da cocchi per le persone più deboli. L'atmosfera religiosa che si creava per la città era certamente di grande suggestione. Molte cose di quelle processioni ci sono giunte attraverso il racconto contenuto nel libro del gesuita spagnolo Raffaele Riera, "Historia utilissima et dilettevolessima delle cose memorabili passate nell'alma città di Roma l'anno del gran Giubileo MDLXXV". Il papa concesse a quanti non potevano recarsi a visitare le basiliche romane, nel caso pensava ai cattolici inglesi, la recita di 15 rosari invece delle 15 visite romane previste per i forestieri.  Gregorio XIII fu un papa,  se si può dire così, a tutto campo. Egli incrementò gli studi ecclesiastici, facendo costruire dall'Ammannati il Collegio Romano, divenuto poi con altre istituzioni culturali l'Università Gregoriana, affidato già d'allora alla direzione dei Gesuiti. Lo inaugurò lui stesso il 25 ottobre del 1584. Grazie alla sua azione di promozione degli studi romani si installarono in Roma i Collegi: Germanico, Ungarico, Inglese, Irlandese, Maronita, Greco. Dagli studenti, formati nei vari collegi romani, il papa si aspettava la diffusione della riforma tridentina in tutta la cristinità. Il 24 febbraio del 1582 Gregorio XII pubblicò la riforma del calendario, che ancora seguiamo. Il computo del calendario risale a Giulio Cesare, che fissò l'equinozio di primavera al 25 marzo e l'anno civile comprendente 365 giorni e sei ore, 11 minuti e 12 secondi in più dell'anno solare. Ciò comportava che ogni 129 anni l'equinozio si anticipava di un giorno, creando disagio per il computo pasquale fissato in base alla domenica dopo l'equinozio di primavera. La riforma gregoriana soppresse 10 giorni di quell'anno 1582, dal 5 al 15 ottobre, lasciando l'anno a 365 giorni, 5 ore, 49 minuti primi e 12 secondi, omettendo inoltre un anno bisestile ogni quattro bisesti. Con tale operazione consegue che ogni 488 anni avanza un giorno, e questo viene corretto omettendo un bisesto ogni quattro secoli. Dato tuttavia che il calcolo gregoriano non è del tutto esatto, ogni quattromila anni si dovrebbe omettere un nuovo bisesto. Il calendario gregoriano venne subito accettato dal mondo cattolico, per la sua accoglienza universale si dovette aspettare la fine della prima guerra mondiale. Sotto il pontificato di Gregorio XIII si ebbe la "notte di San Bartolomeo" (il 24 agosto del 1572), vale a dire la strage dei capi anticattolici (gli Ugonotti) a motivo dello sposalizio tra Enrico di Navarra dei Borboni, già capo degli Ugonotti, e Margherita di Valois, sorella del re di Francia. Ciò fu motivo in Francia di lotta di supremazia tra il cattolicesimo e il protestantesimo. La vittoria cattolica si concluse con il ringraziamento del papa nella chiesa nazionale di san Luigi dei Francesi. Sotto Gregorio XIII nell'insieme della seconda metà del sec.XVI sorgevano a Roma le chiese del Gesù, della Vallicella, di S.Andrea della Valle, mentre molte piazze di Roma si abbellirono di artistiche fontane e sorsero in periferia molte ville con parchi, si costruiva la spaziosa via Merulana che collegava San Giovanni in Laterano con santa Maria Maggiore. Il Palestrina veniva chiamato nel 1571 a dirigere la cappella musicale pontificia, lo storico Cesare Baronio scriveva i suoi "Annali" rettificando l'ottica protestante della storia eclesiastica. Il Papa Gregorio XIII morì all'età di 84 anni il 10 aprile del 1585, ricevendo un'ambasceria di principi giapponesi accompagnati dai padri della Compagnia di Gesù.

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