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Gregorio XIII (1572 - 1585)

Dario Busolini

Nato a Bologna l’1 gennaio 1502, giurista di fama e professore di diritto presso l’università della sua città, viene ordinato sacerdote all’età di circa quarant’anni. Paolo III e Paolo IV gli affidarono importanti missioni diplomatiche e dal 1561 al 1563 partecipò al Concilio di Trento come esperto di diritto canonico. Uomo dolce, generoso e di grande serietà interiore, si impegnò a diffondere lo spirito della Controriforma e a porre in atto le decisioni tridentine. Per il Giubileo del 1575 volle accanto a sé due eminenti figure: Carlo Borromeo e Filippo Neri, che si prodigarono nell’assistenza, spirituale e materiale, dei pellegrini. Consapevole che la riforma non poteva essere attuata se non attraverso un clero colto e ben preparato, fondò e ampliò numerosi collegi non solo in Italia e in Germania, ma anche in Grecia, Armenia e Ungheria; ricostruì e sovvenzionò il Collegio Romano, chiamato poi in suo onore Università Gregoriana, creò a Roma un Collegio Inglese e istituì il Collegio Germanico-Ungherese. Lavorò inoltre in prima persona e portò a termine la revisione della raccolta di diritto canonico, che da allora prese il nome di Corpus Juris Canonici. Ebbe il grande merito di trasformare i nunzi apostolici, fino a quel momento preoccupati solo dei rapporti con le corti e delle relazioni diplomatiche, in importantissimi strumenti a servizio della riforma della Chiesa, affidando loro nuove missioni di natura puramente religiosa. Il nome di Gregorio XIII resta tuttavia legato all’importantissima realizzazione della riforma del calendario, che comportò la soppressione di dieci giorni (dal 4 ottobre 1582 si passò direttamente al 15) e una nuova regola per il calcolo degli anni bisestili.

I consigli di San Carlo Borromeo per il Giubileo del 1575

Il Santo Cardinale Arcivescovo di Milano Carlo Borromeo fu uno dei più grandi riformatori della Chiesa nel senso indicato dal Concilio di Trento. Da questo punto di vista, il Giubileo del 1575 rappresentò, per lui, una straordinaria occasione di apostolato. La sua lettera pastorale del 10 settembre 1574 è dedicata proprio all’Anno Santo e contiene buoni consigli per viverlo spiritualmente bene:

“Chi ha obblighi di restituzione, si ricordi che questo è l’anno del Giubileo nel quale, nel Vecchio Testamento, ogni cosa ritornava ai suoi antichi possessori e padroni; e quindi non stia più incatenato nelle mani del demonio, ma si risolva senza più dimora a restituire ai legittimi padroni quel che tiene d’altri, e restituire se medesimo a Dio, vero Signore nostro, alla cui servitù offra e ordini saldamente tutta la sua vita da qui in avanti… e chi è padre di famiglia levi le bestemmie, i giochi, le maldicenze, le parole disoneste, l’ozio, le crapule, le dissoluzioni  e ogni altra offesa a Dio; e rimetta, e rinvigorisca,  dove  sia bisogno, il santo istituto dell’orazione della sera, la frequenza dei Sacramenti, e tutti gli altri istituti e buone usanze che si fossero raffreddati, o trascurati, nella sua famiglia: si moderino le spese superflue, si bandiscano le pompe e altre occasioni di peccato”. 

Inoltre ottenne da Gregorio XIII il permesso di elargire al popolo di Milano, nell’anno successivo, le stesse indulgenze del Giubileo di Roma, per garantire la pienezza del perdono anche a quanti non avessero potuto recarsi nella città del Papa.

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