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Nei volti dei sofferenti l’immagine di Cristo

Card. Roger Etchegaray    

Con l’intensa celebrazione del Giubileo nelle carceri il messaggio di liberazione e di speranza dell’Anno Santo ha raggiunto e coinvolto anche l’unica categoria di persone che, materialmente, non ha la possibilità di varcare una delle porte sante romane: i detenuti e coloro che, impegnati nelle funzioni di custodia, ne condividono in parte le limitazioni alla libertà personale.  Tuttavia sarebbe riduttivo confinare questo particolare Giubileo nell’ambito ristretto, anche se pur sempre troppo vasto, degli istituti di pena, quasi aggravando le loro condizioni di ghetti. In primo luogo, perché i problemi della devianza, della delinquenza, non riguardano solo i reclusi, ma tutta la società chiamata a migliorarsi per diventare veramente “civile”.  Poi soprattutto perché - non dobbiamo dimenticarlo mai! - i detenuti, uomini e donne, sono persone che soffrono, per la limitazione della libertà e per la pena che,  in molti casi, si portano dentro. Ed il volto dei sofferenti, lo sappiamo bene, è l’immagine di Cristo. Il Papa lo ha ripetuto anche all’Angelus, quando ha detto che il Giubileo nelle carceri “è stato un toccante momento di preghiera e di umanità. Ho cercato di intuire, leggendole nei loro occhi, le sofferenze, le ansie, le speranze di ciascuno. In essi sapevo di incontrare Cristo, che nel Vangelo si è identificato con loro fino a dire: ‘Ero carcerato e siete venuti a trovarmi’ (Mt 25, 36)”. Ecco allora che il “segno di clemenza” chiesto  a favore dei carcerati dal Santo Padre, al fine di aiutarli a riscattarsi, crescere e reinserirsi nella società, assume una dimensione essenzialmente spirituale e religiosa, e perciò giubilare. Siamo tutti prigionieri. Prigionieri del peccato che ci rinchiude nella stretta cella dei nostri pregiudizi e della nostra mancanza d’amore . Il Giubileo dei detenuti ci ricorda che nel cuore di ogni uomo - anche nel nostro - c’è sempre, qualunque cosa abbia fatto, un angolo intatto di purezza. Una porta attraverso la quale può entrare la grazia divina e liberatrice. La grazia del Giubileo che la Chiesa offre ogni giorno, con abbondanza, in nome del Salvatore  Gesù Cristo.

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