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L’intervista al Card. Jozef Glemp Primate della Polonia

Marek Lehnert

Eminenza, come valuta il ­pellegrinaggio nazionale ­polacco che ha suscitato molto stupore a Roma?

Noi non siamo affatto stupiti: ci piace pregare assieme, con compostezza, soprattutto nei luoghi in cui ognuno avverte il peso della storia, il sacrificio dei martiri e tutto ciò che, nei secoli, ha contribuito ad accrescere la Chiesa. Ecco perché non sono meravigliato, anche se questo atteggiamento di preghiera dei polacchi può forse generare qui un po’ di meraviglia. Io sono molto contento di come è andata; d’altra parte, questo è solo il pellegrinaggio nazionale e moltissimi giovani polacchi verranno a Roma in agosto. Penso che in quella circostanza i frutti non saranno minori.

Cosa porterà con sé da Roma la Chiesa polacca?

Questo pellegrinaggio è una tappa del nostro giubileo che si inserisce in un progetto di formazione permanente della Chiesa polacca: una tappa, dicevo, anche se di fondamentale importanza perché consente di testimoniare la nostra fedeltà al Vangelo e di costruire una prospettiva cristiana per il prossimo secolo. Stimolati dalla speranza cristiana, abbiamo sempre davanti agli occhi il futuro.

Eminenza, come valuta la presenza e la partecipazione al pellegrinaggio dei rappresentanti del governo polacco?

Non spetta a me giudicare se la partecipazione aveva il valore politico o sociale, se era il risultato di interessi personali o di spinte spirituali. So però che è positivo vedere i polacchi uniti nei luoghi santi, vicini al Santo Padre, che si comportano con dignità cosi come richiede il clima della preghiera. Penso che, in concreto, sia stata data un’immagine molto positiva della Polonia.

 

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