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Il pellegrinaggio della Polonia

Un anno di grazia, un secolo di solidarietà

Artur Stopka

La cosiddetta opzione per i poveri è uno dei motivi costanti delle celebrazioni giubilari. Essa riguarda non solo i singoli poveri ma anche gruppi sociali, ed interi paesi. Nella bolla Incarnationis Mysterium, con la quale Giovanni Paolo II ha indetto il Grande Giubileo dell’Anno 2000 si legge: “Un segno della misericordia di Dio, oggi particolarmente necessario, è quello della carità, che apre i nostri occhi ai bisogni di quanti vivono nella povertà e nell’emarginazione. Sono, queste, situazioni che si estendono oggi su vaste aree sociali e coprono con la loro ombra di morte interi popoli. Il genere umano si trova di fronte a forme di schiavitù nuove e più ostili di quelle conosciute in passato; la libertà continua ad essere per troppe persone una parola priva di contenuto. Non poche Nazioni, specialmente quelle più povere, sono oppresse da un debito che ha assunto proporzioni tali da renderne praticamente impossibile il pagamento. E’ chiaro, peraltro, che non si può raggiungere un progresso reale senza l’effettiva collaborazione tra i popoli di ogni lingua, razza, nazionalità e religione. Devono essere eliminate le sopraffazioni che portano al predominio degli uni sugli altri: esse sono peccato e ingiustizia. Chi è intento ad accumulare tesori solamente sulla terra (cfr. Mt 6, 19) “non arrichisce dinanzi a Dio” (Lc 12, 21).” (IM 12) Proprio per questo si può ottenere l’indulgenza giubilare agendo in modo concreto ed esprimendo spirito di penitenza; si propone ad esempio in accordo con le norme generali della Chiesa e delle conferenze episcopali la pratica del digiuno e dell’astinenza, l’astensione, almeno per un giorno dai consumi eccessivi, l’offerta di una somma di denaro per i bisogni dei poveri o un generoso aiuto alle opere di carattere religioso o sociale, soprattutto quelle che si occupano dei bambini abbandonati, dei giovani in difficoltà, degli anziani bisognosi di cura, degli stranieri che cercano migliori condizioni di vita. Nel messaggio per la Giornata Mondiale per la Pace, Giovanni Paolo II ha sottolineato che tutti i poveri chiedono giustamente il diritto di partecipare all’uso dei beni materiali e aspettano che la loro capacità di lavoro sia impiegata per costruire un mondo più giusto e più felice per tutti. Secondo il Papa l’aiuto ai poveri è una grande occasione di crescita morale, culturale ed economica per tutta l’umanità. Nello stesso messaggio il Papa, riguardo all’opzione per i poveri dice ancora: “Guardiamo i poveri non come un problema ma come coloro che possono diventare soggetti e attivi creatori di un nuovo futuro più umano per il mondo”. Queste parole valorizzano fortemente i più poveri considerando la loro dignità pari a quella dei più ricchi. Giovanni Paolo II insiste perché durante il Giubileo siano compiute in tutto il mondo concrete opere di misericordia e tra queste l’annullamento dei debiti ai paesi più poveri. Il suo appello è stato indirizzato ai paesi ricchi e sviluppati ma anche ai singoli che attualmente dispongono di grandi capitali. Il 1° maggio parlando al mondo del lavoro il Papa ha ricordato che il valore dell’uomo si decide sulla base di ciò che è e non sulla base di ciò che possiede. Recentemente, in occasione del pellegrinaggio nazionale polacco, il Santo Padre ha riaffrontato le questioni e in particolare l’opzione per i poveri. In Piazza San Pietro gremita di oltre 35mila persone, tra le quali rappresentanti del governo, il Papa ha detto che il Giubileo, inteso come tempo in cui noi stessi attendiamo e sperimentiamo la misericordia di Dio, dovrebbe portarci verso coloro che hanno bisogno della nostra misericordia. Queste le parole semplici ma forti di Giovanni Paolo II: “L’“oggi” della Chiesa, vissuto come un “oggi” in cui si compie la missione messianica di Cristo, deve essere vissuto come un “oggi” dei poveri, degli oppressi, dei soli, degli infermi – di tutti coloro che Cristo si è scelti come destinatari particolari a cui “proclamare un anno di grazia del Signore”. Che questo “anno di grazia” venga loro proclamato mediante opere d’amore attivo, tramite lo sforzo di formare una cultura di solidarietà e di collaborazione. Che il fantasma della perdita del lavoro, di un tetto, della salute o della possibilità di istruirsi non si ponga come un’ombra sulla gioia del vivere l’Anno Giubilare che schiude la prospettiva del nuovo millennio”. Il Santo Padre ha inoltre ricordato ai responsabili della vita sociale che le necessarie riforme economiche non possono essere introdotte a spese dei più poveri. Nessuno è dispensato dall’obbligo di aiutare le persone più sfortunate. A questo appello devono rispondere non solo i politici, gli imprenditori, le organizzazioni d’aiuto. Tutti siamo chiamati ad adempiere questo obbligo: soccorrere la povertà. Il Papa ha rivolto queste parole non solo ai pellegrini radunati in Piazza San Pietro e ai governanti, ma a ciascuno di noi e a tutti coloro che lo ascoltano. Fin dai tempi dell’Antico Testamento il Giubileo è stato inteso come momento di liberazione dell’uomo. La povertà è una delle forme in cui si esprime la discriminazione e la schiavitù. Per questo, uno dei fondamentali compiti giubilari, valido per ognuno, ma soprattutto per coloro che vivono i valori cristiani, è quello di superare questi ostacoli con la carità e la solidarietà tra le persone.

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