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Commemorazione ecumenica dei Testimoni della fede del secolo XX

Ogni pagina un grande capitolo di sofferenza

Andrea Riccardi

Sono entrato nel grande archivio della commissione nuovi martiri, dove sono raccolte lettere, segnalazioni, memorie che, in questi ultimi anni sono arrivate da ogni parte del mondo a Roma. Ho cominciato a sfogliarle… C’erano migliaia di storie di uomini e di donne contemporanei: cristiani uccisi in quanto tali. Mi scorrevano sotto gli occhi le pagine della persecuzione religiosa in Russia dal 1917, le storie delle vittime del nazismo, quelle di tanti missionari, le vicende di cristiani uccisi in ogni parte del mondo. Qualcuna è nota, come quella di mons. Romero, arcivescovo di San Salvador, ucciso nel 1980 mentre celebrava l’Eucarestia. La maggior parte è sconosciuta… Non è solo la storia di qualche cristiano coraggioso, ma quella di un martirio di massa. …Dopo l’appello del Papa a ricordare è risorta la memoria di un fenomeno complessivo: quello di un secolo di martirio cristiano. Quanti cristiani sono morti per la loro fede nel Novecento? Non solo cattolici, ma cristiani di tutte le confessioni. Forse tre milioni? Se si pensa che in Russia sono stati uccisi almeno cinquecentomila, ma probabilmente uno o due milioni di cristiani, forse si può accettare questa ipotesi. Se si pensa inoltre ai cristiani uccisi nell’impero ottomano durante la prima guerra mondiale, ai missionari, ai caduti nei conflitti etnici... Il Novecento è in genere un secolo difficile per i cristiani in condizioni di minoranza in paesi dominati da un’altra religione maggioritaria, specie nei paesi a maggioranza musulmana (ma anche di altra fede). L’Algeria degli ultimi anni conosce molti assassinii di cristiani, come i sette monaci trappisti di Notre Dame de l’Atlas, uccisi recentemente dai terroristi islamici. Ma non si tratta solo di cristiani in condizione di minoranza. Anche paesi di secolare tradizione cattolica conoscono l’assassinio in massa dei cristiani. Il capitolo dei martiri spagnoli durante la guerra civile è stato abbastanza studiato e lo si è potuto approfondire. Emerge un quadro di una violenza repentina e massiccia che si è scatenata nel 1936 soprattutto contro quelli che erano considerati i rappresentanti della Chiesa cattolica, dai vescovi ai semplici religiosi. Ma anche il Messico degli anni Venti conosce il martirio di molti cristiani in una sanguinosa guerra civile. Dietro molte persecuzioni c’erano ideologie atee, anticlericali, forme di idolatria dello Stato. Ma non sempre. Molte volte la violenza si è indirizzata contro i cristiani in maniera brutale solo per motivi materiali e contingenti. Lo ha fatto la mafia: don Puglisi, parroco a Palermo, è stato assassinato dai mafiosi. Anche un cardinale, quello di Guadalajara in Messico, è stato ucciso in maniera misteriosa - sembra da mafiosi narcotrafficanti disturbati dall’azione della Chiesa. Spesso i semplici cattolici o i preti o i religiosi sono apparsi un argine all’ingiustizia e sono stati eliminati per la resistenza che opponevano e per il coraggio che davano alla gente: molte di queste storie si sono svolte in Africa o in America Latina. La fede e la vita di tutti questi cristiani sono state considerate un ostacolo e sono stati eliminati. Non c’è stato un tempo tranquillo per la Chiesa. Perfino la carità, uno degli aspetti della vita della Chiesa attorno a cui c’è più consenso anche al di fuori di essa, ha avuto i suoi martiri in molti paesi. Si va dalla religiosa americana accoltellata nella casa di ospitalità per gente senza dimora (uccisa da un folle, indifesa, mentre sta in mezzo ai poveri) a chi lavora per lo sviluppo dei più poveri e viene ucciso perché urta interessi consolidati, come avviene, ad esempio in India. C’è la scelta di tanti che restano in mezzo al poveri anche in condizioni pericolose…: “Chi gestirà l’ospedale?” si chiedono, alcune religiose in Africa - “chi curerà i malati se noi ce andiamo via?”. E sono rimaste affrontando la morte nel cuore delle tante guerre che hanno insanguinato l’Africa…Sono stati colpiti anche cristiani rappresentativi, che l’autorità della loro funzione sembrava proteggere. Lungo il Novecento sono uccisi semplici fedeli e importanti uomini di Chiesa, come nei paesi dell’Est dove tanti vescovi conoscono la detenzione e la morte. In altre situazioni, i “pastori” (dai vescovi ai missionari) muoiono perché non abbandonano la gente nel momento del pericolo, pur potendolo fare. I vescovi tornano a morire nel Novecento, come nei primi secoli della storia cristiana. Tra gli ortodossi russi si calcola che siano stati assassinati circa trecento vescovi. Nel Novecento, anche un papa, Giovanni Paolo II, è fatto segno di un attentato molto grave. Altri primati di Chiese sono stati colpiti (non solo cattolici), tra cui il patriarca etiope ucciso dal regime di Mengistu, il catholicos armeno ucciso dai sovietici, l’arcivescovo anglicano dell’Uganda assassinato da Idi Amin. In Africa tanti vescovi sono stati uccisi: da quello vicino alla sua cattedrale di Mogadiscio in Somalia ai ruandesi morti nelle guerre etniche sino al cardinale del Congo Brazzaville, ammazzato dopo un colpo di Stato. E con loro tanti semplici cattolici africani hanno conosciuto la morte, come quei giovani seminaristi burundesi, a cui nel 1997 i guerriglieri hutu chiedono di distinguersi tra hutu e tutsi per assassinare questi ultimi; ma rifiutano e subiscono la morte tutti assieme…

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