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Non una canonizzazione, ma un doveroso far memoria

Massimo Tarantino

Nell’ambito della conferenza stampa di presentazione della Commemorazione dei Testimoni della Fede del XX secolo è stato illustrato il significato della giornata e sono state date indicazioni sullo svolgimento del rito: una celebrazione ecumenica il cui scopo religioso, per i cristiani di ogni confessione, sarà quello di approfondire la conoscenza di quanti hanno patito nella loro carne la fede in Dio. In questo senso, come ha precisato Mons. Crescenzio Sepe, Segretario Generale del Comitato Centrale del Giubileo, “non sarà una canonizzazione ma un doveroso far memoria” di chi ha reso e rende possibile, con la testimonianza del suo sacrificio, la trasmissione della fede. Mons. Sepe ha detto che la giornata del 7 maggio assume un rilievo particolare sia all’interno dell’Anno Santo, sia alla luce dell’intero Magistero di Giovanni Paolo II il quale, alla venerazione di quanti hanno testimoniato con la vita la verità del Vangelo, ha consacrato i ventidue anni del suo Pontificato. Il Segretario Generale del Comitato ha anche ricordato che il valore della Commemorazione, oltre che nel grande significato ecumenico, va ricercato nella diretta chiamata in causa del “patrimonio di santità” della Chiesa, il cui senso è stato espresso in modo chiaro dalla Lettera Apostolica “Tertio Millennio Adveniente”. Il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, Mons. Piero Marini, ha successivamente illustrato lo svolgimento del rito ecumenico che avverrà significativamente nell’ora del Vespro della Terza Domenica di Pasqua. Mons. Marini ha spiegato che la cerimonia comprenderà tre parti e che i testimoni della fede saranno raggruppati in otto categorie, per ognuna delle quali verranno presentate due testimonianze. La cerimonia terminerà con la consegna del Santo Padre a mantenere viva la memoria dei coraggiosi testimoni della fede. Il vescovo Mons. Michel Hrynchyshyn, Presidente della Commissione “Testimoni della Fede del XX secolo” del Comitato del Grande Giubileo, ha poi descritto le linee guida del lavoro della Commissione stessa, i cui risultati sono confluiti in circa 13mila schede nominative di casi di martirio che saranno consegnate al Santo Padre. Mons. Hrynchyshyn ha affermato che le persecuzioni e il successivo martirio dei cristiani “sono emblematici del XX secolo” e ha citato uno studioso secondo il quale il secolo trascorso ha prodotto il doppio delle vittime cristiane, rispetto a quanti sono stati uccisi nei diciannove secoli precedenti. I risultati della Commissione sono stati studiati e sintetizzati dal Prof. Andrea Riccardi, anch’egli presente alla conferenza stampa, nel volume in uscita da Mondadori, “Il secolo del martirio. I cristiani nel Novecento”. Riccardi ha affermato che la ricerca lo ha messo in contatto “con tante microstorie di sofferenza e di persecuzione”. Secondo lo storico “il martirio nel Novecento è una realtà di massa e di popolo, in quanto abbraccia decine di migliaia di cristiani, cattolici, ortodossi, evangelici, che hanno vissuto in modo da non preservare la propria vita a tutti i costi e che sono caduti per la fede, per l’amore, per la giustizia”. A parte pubblichiamo l’intervento del Card. Roger Etchegaray.

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