Jubilee 2000 Search
back
riga

Il discorso della Montagna la vetta più alta dell’amore per l’uomo

Angelo Scelzo

Dal Sinai, al Monte Nebo, al Monte delle Beatitudini: guarda e cammina in alto questo pellegrinaggio che sulle sponde del lago di Tiberiade si ritrova accanto una moltitudine di giovani provenienti da ogni parte del mondo. Molti di essi verranno a Roma per la grande giornata giubilare in programma ad agosto. Ma partire da qui, dagli stessi luoghi dove Cristo scelse gli apostoli, è un altro grande momento che ricapitola tutta la storia di fede che, quasi passo per passo, Giovanni Paolo II sta ripercorre in Terra Santa. Il Discorso della Montagna, allora come oggi, si ascolta dalla parte del cuore; è una sfida, afferma con forza il Papa, tra i due estremi del bene e del male. Una sfida che l’alba del nuovo millennio rende, allo stesso tempo, esaltante e drammatica. Perché, ancora una volta, per gli apostoli che si trovarono sulla strada di Cristo e per i giovani che sono oggi accanto al Papa si tratta di rispondere a una domanda decisiva. Quale voce scegliere tra la voce del bene e quella più insinuante del male. Quale voce sceglieranno i giovani del XXI secolo? La domanda del Papa sul Monte delle Beatitudini è come un affidamento e un saluto di speranza proiettato sul terzo millennio. I giovani sono i primi a sapere che il Discorso della montagna è la vetta più alta di quella legge dell’amore che, scolpita sul Monte Sinai, qui ha trovato il suo compimento. Sanno che il messaggio delle beatitudini è oggi più nuovo e più sconvolgente di sempre, perché – è l’ammonimento del Papa - “la voce del male sembra avere senso” in un mondo in cui la violenza spesso trionfa e la guerra prende il posto della pace. E’ in questi stessi luoghi che raccontano a ogni passo la storia della salvezza che il pellegrinaggio di Giovanni Paolo II, nell’anno bimillenario di Cristo, rintraccia anche i segni della controtestimonianza, le tracce vive e dolorose di ingiustizie, di rancori e di odi che rendono incerto un futuro di pace nell’intera regione. La consegna ai giovani è allora più esigente che mai: si tratta, come per i primi discepoli, di “abbandonare le barche e le reti” per affrontare il mare aperto di una testimonianza cristiana che sarà sempre più segno di contraddizione davanti al mondo. Tra il Papa e i giovani il dialogo è ormai di lunga data, ma il passaggio di millennio scandisce un tempo nuovo in tutti i sensi. “Ora tocca a voi, proclama il Papa, andare nel mondo e annunciare il messaggio dei dieci comandamenti e delle Beatitudini”. Il Sinai ritorna continuamente in questo pellegrinaggio che, in molti modi, è sulla stessa linea del viaggio al Monte dell’Alleanza e, prim’ancora, della “sosta di preghiera” per Ur dei Caldei. Tra questi grandi scenari che il pellegrinaggio percorre, il tempo sembra perdere dimensione: la storia della salvezza è sequenza di luoghi della memoria, ma, pur sul filo dei secoli, anche vicenda che riguarda l’oggi. Quasi una cronaca dal vivo che, nel raduno della Montagna delle Beatitudini, si riflette sui volti delle migliaia di giovani giunti da ogni parte del mondo per farsi pellegrini con Giovanni Paolo II in Terra Santa. Sono venuti per dire al Papa che, sì, tocca a loro salire il monte e annunciare che, a duemila anni di distanza, il messaggio delle Beatitudini è ancora la grande notizia del giorno.
top