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Dal lago di Galilea a Roma un cammino di pace

Laura Galimberti

Padre Elia Kurzum è responsabile della pastorale giovanile in Terra Santa; 37 anni, dal ’90 coordina la pastorale giovanile nelle tre zone: Giordania, Palestina ed Israele. Nel ‘91 porta in Polonia, a Czestochowa, circa 30 giovani, poi per due anni viene inviato in Costa d’Avorio; quindi ritornato in Terra Santa lavora all’organizzazione e alla preparazione dei giovani per la Giornata mondiale di Parigi del ‘97, a cui segue l’incontro di Taizé a Milano dove è presente con 80 giovani. Così ci descrive l’articolata situazione giovanile: “I giovani qui possiamo dividerli in tre gruppi. I giordani fanno parte di uno stato relativamente stabile: la situazione sociale è buona ed è più semplice fare delle proposte e tradurle in attività. I palestinesi sono giovani fortemente politicizzati, cercano di vivere la loro fede in un contesto comunque molto difficile. I giovani di Israele poi fanno riferimento ad un’altra situazione ancora; lì le difficoltà sono rappresentate da un mondo evidentemente consumistico: i loro interessi sono molteplici e diversi, grande attrattiva è rappresentata dall’alta tecnologia, da internet ai cellulari.

Quali sono le realtà pastorali presenti?

“Oltre a quelle diocesane altre proposte sono offerte dal cammino scout e dall’Azione cattolica”.

Cosa ha rappresentato per i giovani l’incontro con il Papa a Korazim?

“Questi incontri sono momenti estremamente positivi. Siamo Stati a Parigi con 350 giovani palestinesi e alcuni sono tornati profondamente cambiati. Mi ricordo in particolare la frase di uno dei giovani che diceva “sono tornato con un amico: Gesù”. Molti di loro oggi sono fortemente impegnati a livello personale e pastorale, grazie anche alla testimonianza dei giovani del mondo che li incoraggia e li stimola. Aspetto ancora a pronunciarmi sull’ eco dell’incontro con il Papa al Monte delle Beatitudini. Molti giovani si sono chiesti nei giorni precedenti il perché di questa visita. Ma l’accoglienza che ha ricevuto è stata una meravigliosa risposta e un incoraggiamento a proseguire nell’impegno al dialogo e alla pace.

Quali sono le principali difficoltà che riscontra nei giovani?

Questi giovani hanno bisogno di gesti concreti! La pace non è firmare una carta, ma vederne i frutti e anche la connessa prosperità. Abbiamo dovuto sostare a lungo al posto di blocco, mentre ci dirigevamo di notte in pullman verso Korazim. I ragazzi hanno nell’attesa scambiato qualche parola con i soldati ebrei. Un fatto impensabile qualche anno fa. E’ importante conoscerci fra di noi, per creare concrete occasioni di solidarietà e dialogo; andare oltre ad una situazione di non guerra per creare una mentalità di pace.

Quali sono ora le prospettive della pastorale giovanile?

Nell’immediato siamo impegnati nella preparazione pastorale alla prossima Giornata mondiale dei giovani . Sono ad oggi quasi 500 i giovani iscritti di cui 150 palestinesi, 150 giordani e 150 israeliani. I giovani della Palestina saranno accolti a Reggio Emilia, città gemellata con Betlemme, gli israeliani probabilmente a Como. Al ritorno un forte impegno sarà rivolto proprio a seguire i giovani universitari. Qui la proposta va rinforzata. I giovani sono ben seguiti nella scuola primaria e secondaria ma poi non esistono cammini centrati sui loro bisogni, per i quali stiamo pensando delle proposte appropriate.

Testimonianza di un ragazzo palestinese

Ishalil F. Ishoury, 22 anni, laureando in economia, vive a Ramallah, nei  territori occupati  a 16 chilometri da Gerusalemme. E’ tra i giovani animatori della pastorale giovanile della Parrocchia della S. Famiglia; con altri 450 ragazzi ha partecipato all’incontro del Papa con i giovani sul Monte delle Beatitudini. “Siamo partiti alle 23 con 9 pulmann, circa 450 persone. Siamo arrivati a Korazim alle 5.30. E’ stato bello vedere insieme i giovani del mondo: incredibile, tutte quelle bandiere, nazionalità diverse. Abbiamo cercato di conoscerci e comunicare in attesa dell’arrivo del Santo Padre. E poi la sua omelia: ha parlato a braccio, con tanta energia e forza: sentivo che era felice di essere lì: e per noi è stato straordinario sentirlo così vicino. Quando ci ha ricordato l’invito a Roma per la prossima Giornata mondiale ho avvertito che veramente siamo nel suo cuore. Saremo 150 della nostra parrocchia. Siamo stati a Parigi nel ‘97 e a Taizé nel ‘98: incontrare i giovani del mondo è  stato fondamentale nel nostro cammino. Viviamo ogni giorno delle difficoltà che ci mettono costantemente alla prova: soprattutto non possiamo spostarci liberamente e abbiamo anche molti problemi per seguire i corsi all’Università, che possiamo frequentare giornalmente per due o tre ore al massimo. E’ bello allora poter condividere le difficoltà ma anche la forza della scelta e la gioia della testimonianza.”
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