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La tomba di Martino V a San Giovanni in Laterano (1423

Dario Busolini

Martino V è considerato un grande Papa dagli storici e, per quanto spesso inconsapevolmente, pure dai pellegrini e dai  turisti. Chi si reca nella basilica di san Giovanni in Laterano, infatti, non manca di stupirsi nel vedere quante persone si accalchino a rendere omaggio alla sua artistica tomba,  situata davanti all’altare maggiore e talvolta scambiata per quella di San Giovanni, gettandovi, in offerta beneaugurale, monete d’ogni provenienza. L’epigrafe, del resto, testimonia che questo Papa fu la “felicità dei suoi tempi” e i contemporanei lo descrissero così: “Tutti riverivano e temevano il suo nome; non c’era nessun brigante per le vie, nessuno che mettesse impedimento ai pellegrini; il viaggio dei viandanti era sicuro sia di notte che di giorno, tanto per le persone che per le merci, e i passeggeri potevano dimorare nei boschi come nelle città. Tanta era la tranquillità, tanta la fertilità, tanta la pace in tutte le terre della Chiesa che sembravano ritornati i tempi di Ottaviano”.

Martino V (1417 - 1431)

Nato a Gennazzano nel 1368, studiò a Perugia e fu nominato cardinale diacono nel 1405. Partecipò all’importante concilio di Costanza (1414-1418) durante il quale vennero deposti l’antipapa Giovanni XXIII, Benedetto XIII e Gregorio XII, ponendo così fine al grande scisma di Occidente. Primo Papa della Chiesa riunificata, scelse di chiamarsi Martino perché era stato eletto l’11 novembre, festa di San Martino. Concluso il Concilio di Costanza, il 22 aprile 1418, il papa intraprese il lungo viaggio che lo avrebbe riportato a Roma e a nulla valsero le insistenze, le preghiere, le suppliche di coloro che gli chiedevano di restare in Germania o di fissare la propria sede ad Avignone. Immediatamente dopo la sua elezione si dedicò alla riorganizzazione dello Stato pontificio: ristabilì il prestigio e l’autorità papale, riassestò le finanze del suo stato e intraprese un vasto programma di ricostruzione delle chiese e degli edifici pubblici caduti in rovina, avvalendosi anche dell’opera di eminenti artisti. Martino V seppe mantenere buoni rapporti con le varie nazioni europee e con i diversi stati della penisola italiana e non trascurò le relazioni con Costantinopoli. Nei confronti degli Ebrei si mostrò più tollerante dei suoi predecessori: condannò la predicazione violenta contro di essi e proibì il battesimo forzato dei bambini ebrei. Nel 1427 ricevette Bernardino da Siena, il grande predicatore francescano, e approvò il culto del Santissimo Nome di Gesù da lui predicato. Convocato il Concilio di Basilea l’1 febbraio 1431, morì improvvisamente solo tre settimane dopo e fu sepolto in San Giovanni in Laterano.

Niccolò V (1447 - 1455)*

Anche Niccolò V, Tommaso Parentucelli di Sarzana) viene eletto in un momento difficile per la barca di Pietro. Il suo pontificato è turbato da due gravi episodi: la caduta di Costantinopoli e la congiura repubblicana domata in un bagno di sangue e conclusasi con l’impiccagione del capo dei congiurati, Stefano Porcari. Niccolò, già arcivescovo di Bologna, è un fine diplomatico ed anche un grande umanista. Promuove le arti e organizza la biblioteca vaticana. Fa anche costruire le fortezze di Assisi, Orvieto, Narni, Fabriano, Viterbo e Civitacastellana. A Roma fa ricostruire il Borgo. A causa del colera fugge con la corte a Fabriano. In un clima di paura e di sospetto si fa sempre più diffidente fino al punto di non volere più accanto a sé nemmeno i parenti più stretti. Muore nel 1455, dopo circa otto anni di pontificato, assistito soltanto da due monaci certosini.

* Dalla Storia dell’Anno Santo di Dante Alimenti, Editrice Velar, Bergamo 1983
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