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Il Concilio Ecumenico Vaticano II “grande portico” del Giubileo

Card. Roger Etchegaray

Il Papa non esita a legare insieme la sorte di Vaticano II  e quella del Giubileo 2000 (cf. T.M.A. n. 18, 19, 20). Egli considera il Concilio come il grande portico, i propilei  di tutto il Giubileo, ben più, inserisce nell’ “esame di coscienza” giubilare la riflessione sulla “ricezione” del Concilio, questo “grande dono dello Spirito Santo alla Chiesa” (T.M.A. n.36).  Eccoci dunque di fronte ad un imperioso dovere di coscienza. Non sarebbe bene che mi atteggiassi ora a ex combattente, ma non posso dimenticare che sono stato “perito” nel corso delle quattro sessioni conciliari e bisogna avere vissuto questa grazia eccezionale con il fervore di un giovane prete per misurare cosa è stato il Concilio: una sommità e una sommazione. Una sommità da dove Dio, come dall’alto del Sinai, ha precisato il cammino del suo popolo. Una sommazione con la quale Dio ha interpellato il suo popolo affaticato dalla  marcia nel deserto. Vi è qualcosa di incomunicabile in questa esperienza conciliare e il richiamo  di Papa Wojtyla, uno degli ultimi testimoni e attori, è tanto più toccante e pressante perché si tratta non solo di sapere ciò che è stato il Concilio ma di vedere quello che è diventato, come esso continui a colare nelle vene della Chiesa, di ogni membro della Chiesa. Il Giubileo deve essere un esercizio pratico per rendere il Concilio sempre vivo nel suo slancio e nella sua grazia iniziali. Nell’ora in cui il Concilio sembra  allontanarsi da un orizzonte che oggi  è mutato, il solo cammino praticabile per la Chiesa è di entrare più profondamente e  fedelmente nel Concilio per azzardare, a partire dalla sua lettera e dal suo spirito colti insieme, il balzo in avanti nel terzo millennio della storia cristiana. Verificare la ricezione del Concilio ci pone su una linea di partenza più ancora che su una linea di arrivo. Grazie al Concilio, la Chiesa ha ritrovato le tracce del Vangelo nelle peregrinazioni degli uomini e dei popoli; ma più essa sposa il suo tempo e più deve fare emergere la sua figura originale e la sua dimensione sacramentale. Che sia la grazia sinergica di questo Congresso in cui Concilio e Giubileo si spalleggiano e si rinforzano reciprocamente. Come la colonna di nubi nel deserto, possa  guidare ancor più i vostri lavori il cero pasquale piantato nel cuore del mondo: “Gesù Cristo, ieri, oggi e per i secoli”!

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