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La sete di unità nell’Anno Santo 2000

Card. Roger Etchegaray

Dopo appena poche settimane non poteva spegnersi l’eco della storica celebrazione di San Paolo, dove “l’umile simbolo di una porta che si apre” - come ha affermato il Santo Padre - ha dispiegato una straordinaria ricchezza di significato. Papa Giovanni Paolo II ha aperto nella Basilica di San Paolo fuori le mura l’ultima delle quattro porte giubilari: essa resterà aperta tutto l’Anno Santo e, come è  stata aperta da sei mani ecumeniche, impegna i pellegrini che la varcano a seguire fedelmente il corpo unico di Cristo risuscitato. Nello stesso luogo il Papa ha aperto la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che si è svolta in diverse chiese romane e che ha posto tutti in stato di emergenza per affrettare il giorno di questa unità visibile che verrà “quando il Cristo lo vorrà e per i cammini che vorrà” secondo la chiave d’oro di padre Couturier, questo umile prete di Lione che rinnovò, ben avanti il Concilio, l’ottava di preghiera  dal 18 al 25 gennaio, sorta da  cento anni, in Inghilterra nell’ambiente anglicano-cattolico. Nel cammino verso l’unità non si tratta dapprima, per i cristiani, di guardarsi di più negli occhi gli uni e gli altri  e neppure di stringersi più a lungo la mano al di là di quello che ci divide, ma si tratta innanzi tutto di guardare insieme verso il Signore e di tendergli la mano, in una obbedienza comune allo Spirito Santo che Lui ci ha inviato. C’è una leggenda che meriterebbe di essere una storia vera e che mi fu raccontata da un monaco ortodosso. Eccola. Racconta di Cristo che, dopo Pasqua, stava per salire in cielo, abbassò gli occhi verso la terra e la vide immersa nell’oscurità salvo alcune piccole luci sulla città di Gerusalemme. In piena ascensione, incrocia l’Angelo Gabriele, abituato alle missioni terrestri, che gli domanda: “ Cosa sono queste piccole luci?” “Sono gli Apostoli riuniti attorno a mia Madre e il mio piano, non appena rientrato in cielo, è di inviare loro lo Spirito Santo perchè questi piccoli fuochi diventino un grande braciere che infiammi di amore la terra intera.” L’angelo osa replicare: “E cosa farete se il piano non riesce?” Dopo un istante di silenzio, il Signore rispose: “Non ho altri piani!” Siamo convinti che  sia proprio questo il solo piano del Signore? Il solo che possa fronteggiare le forze di divisione? Un piano che dia  pieni poteri allo Spirito Santo che unisce tutti i cristiani in uno stesso amore prima di riunirli nella stessa fede. Avventura meravigliosa di cui la santa Trinità è la sorgente e il modello. Avventura esigente per la Chiesa, affinchè divenga pienamente quello che è , Corpo vivente di Gesù Cristo, corpo diversificato e uno, infine riconciliato nella verità e nella libertà dell’Amore. Allora, l’ecumenismo si gonfierà di speranza avviando il cammino degli inesauribili superamenti dell’Amore in seno ad una umanità sradicata, errante, cieca e violenta ma malgrado tutto assetata di unità.

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