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Un denso e significativo evento pan-cristiano

Eleuterio F. Fortino

L’apertura della Porta Santa nella Basilica di San Paolo fuori le mura ha dato l’occasione ad un denso e significativo evento pan-cristiano. Vi hanno preso parte quasi tutte le Chiese e Comunioni cristiane mondiali, di oriente e di occidente, con 22 delegazioni oltre a quella del Consiglio Mondiale delle Chiese. Le poche assenze non hanno intaccato l’avvenimento. Hanno tuttavia rilevato che occorrono nuovi passi nella ricerca della piena unità. Del resto la stessa apertura della Porta Santa sta ad indicare il futuro aperto alla grazia  di Dio. La processione iniziale di tutte le delegazioni che seguivano, assieme al Santo Padre, il Vangelo verso l’ingresso nella basilica mostrava la comunione esistente tra i cristiani e la volontà di obbedire all’unico Evangelo. Quella processione era anche una Epifania della Comunità cristiana come una comunione in movimento e in crescita. L’evento rappresentava la confluenza dei molteplici rapporti esistenti nel mondo cristiano (relazioni fra le Chiese, dialoghi teologici, cooperazioni pastorali e culturali) e si trasformava in sorgente  di rinnovato impegno ecumenico. La celebrazione era sostenuta  da queste due dimensioni: la fede comune e l’impegno per la piena comunione. Il rito dell’apertura della Porta Santa come inizio del Giubileo era fondato sulla Parola di Cristo “ Io sono la porta ” (Gv 10,9). Chiunque passa attraverso il Cristo sarà salvo. I rappresentanti delle varie Chiese hanno attraversato insieme questa porta della salvezza. Non solo. Un rappresentante della Cristianità orientale ortodossa e uno della cristianità occidentale, assieme al Papa, hanno spinto la porta per aprirla. Le varie Chiese, nonostante la divisione persistente, annunciano che Gesù Cristo è il Signore e il Salvatore. Essi aprono Cristo al mondo. Il Concilio aveva già proclamato che lo Spirito si serve anche delle altre Chiese e Comunità cristiane come strumenti di salvezza. In maniera più visiva è seguito il rito dell’ostensione del Vangelo sulla porta della basilica. Prima il Papa, poi un metropolita copto quale rappresentante delle antiche Chiese pre-calcedonesi, quindi un arcivescovo ortodosso del Patriarcato di Mosca e un rappresentante della Riforma, il presidente della Federazione luterana mondiale, hanno innalzato il Vangelo rivolgendolo ai quattro lati. Ai quattro punti cardinali. Un solo Evangelo per il mondo intero. L’unico Evangelo proposto da tutte le Chiese. Il rito liturgico metteva in evidenza il fondamento della comunione esistente tra i cristiani. Questi due “ gesti ” iniziali indicavano anche la comune vocazione di annunciare alle nuove generazioni la salvezza in Gesù Cristo. Questa prospettiva veniva sottolineata dalla “ liturgia delle letture ”. Dopo la proclamazione di un testo biblico sono stati letti due brani di due teologi del nostro tempo, di un sacerdote ortodosso russo, Georgij Florovskij, e di un pastore luterano, Dietrich Bonhoeffer, come ad indicare la perseverante predicazione delle Chiese del messaggio evangelico. L’unità di fede è stata dichiarata con la recita del Simbolo Apostolico, preceduta dallo scambio del segno di pace tra le delegazioni e il Santo Padre e tra tutti i presenti. La riconciliazione nell’unità delle fede. La preghiera insegnata da Gesù ai suoi discepoli – il Padre nostro cantato dall’intera assemblea – ha sigillato una celebrazione che ha visto i figli dispersi riuniti in Cristo per rivolgersi come figli verso l’unico Padre.  Questa multiforme assemblea – proveniente da Chiese e da tradizioni ecclesiali e liturgiche differenti – è stata caratterizzata da una diffusa gioia di ritrovarsi insieme “nello stesso luogo” davanti al Signore. Si è anche avvertito che si è riscaldato il cuore. Scaturiva normale l’auspicio espresso dal Santo Padre: “L’augurio che io esprimo in questo momento solenne è che l’anno di grazia Duemila sia per tutti i discepoli di Cristo occasione per imprimere un nuovo impulso all’impegno ecumenico, accogliendolo come imperativo della coscienza cristiana. Da esso dipende in gran parte il futuro dell’evangelizzazione”. L’evento pan-cristiano che ha avuto luogo a S. Paolo fuori le mura è destinato a portare oltre ogni barriera la ricerca dell’unità per risolversi nella comunione piena di fede, di vita sacramentale e di ministero al servizio dell’unico Evangelo di Gesù Cristo.

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