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In silenzio davanti al mistero

Migliaia di pellegrini in piazza per seguire il rito di apertura della Porta Santa di San Pietro

Massimo Aquili

Davanti ai maxischermi, sfidando il freddo della notte, oltre 60mila fedeli si sono uniti in preghiera alla celebrazione del Santo Padre nella Basilica Vaticana. Nell’atmosfera rarefatta di Roma silente, chiusa in casa per la cena della Vigilia, migliaia di “pellegrini” col fiato sospeso cercano i varchi giusti tra gli amichevoli vicoli di Borgo, tra i cantieri da ultimare vicino alla fortezza di Castel Sant’Angelo o al Sant’Uffizio. Tra le vie solcate dal blu muto dei lampeggianti delle forze dell’ordine, i “romei” disegnano quelle lunghe teorie care alla cartografia della città delle Sette Chiese, e passano finalmente l’ultimo filtro, biglietto alla mano. Via della Conciliazione li accoglie in silenzio, fedele al progetto di essere un ponte tra la città e la Piazza. Già, Piazza San Pietro. Appare come sorgesse all’orizzonte. E’ questo senza dubbio il luogo, la scenografia, il tempio, del Grande Giubileo. Candido il travertino del colonnato, restaurata la facciata, l’insieme è scolpito da nuova luce, calda, accogliente. Tutto acquista profondità e leggerezza. Alle 21.30 della Notte di Natale, la Notte del Grande Giubileo, i settori ai piedi del sagrato sono già gremiti di pellegrini. Un’ebbrezza  di lingue e dialetti. Gruppi di amici, pellegrinaggi organizzati, famiglie intere perché papà e mamma hanno portato con loro il figlio di pochi anni come il maggiorenne. Guardano appena il grande presepe sotto l’obelisco, scoperto da poche ore, per raggiungere i posti migliori prima possibile. Tutti sono cortesi oltre il dovere quotidiano, felici non tanto di esserci, quanto di partecipare con tutta l’anima, insieme al Santo Padre, sopportando un freddo pungente, in un trionfo di berretti e sciarpe di lana, di persone strette nei cappotti e nelle piccole sedie di plastica allestite dai sampietrini.E mentre in lontananza, costeggiando la facciata, il lento corteo con il biglietto d’ingresso alla Basilica viene inghiottito dal portone centrale, in Piazza l’attesa è già evento. Due scolaresche USA, tutte ragazze di 14 anni, si scoprono a poche diecine di metri una dall’altra cantando le stesse canzoni pop famose, adattate con temi eucaristici. E comincia il gioco. I due cori si provocano e si rispondono a ritmo serrato. Smette uno, comincia l’altro. Un entusiasmo che regala un sorriso agli altri pellegrini, una bella inquadratura ai numerosi fotografi in giro per la piazza e una dichiarazione al cronista di turno. In una parola, cosa significa essere qui stasera? “Joy e love”, risponde Mary, da Walwick, Rhode Island, che poco dopo comincerà a recitare il Rosario insieme alla compagne di pellegrinaggio. Più in là, proprio sotto ad uno dei maxi schermi, quello sotto la statua di San Pietro, un gruppo di suore si dà un gran da fare con thermos pieni di tè caldo. Sono giovanissime e missionarie, della Congregazione del “Verbo incarnato”. “Arriviamo un po’ da ogni parte del mondo, Taiwan, Brasile, Usa, Ucraina, Argentina - spiega Suor Maria De Anima Christi -  e ci siamo ritrovate a Roma per il Giubileo. Per noi essere qui è un po’ un anticipo del Cielo. Accade soltanto - aggiunge - quando la felicità nasce dall’anima”. E mentre si avvicina l’inizio della celebrazione, un’attesa vigile si impadronisce della Piazza. Da quel momento in poi c’è cuore soltanto per i passi e le parole del Santo Padre, per un sospiro di stupore quando apre la Porta Santa e si inginocchia, per l’applauso appena ne ha varcato la soglia. L’orologio della Basilica segna le 11.25. Poi il suono dei corni africani rapisce definitivamente i fedeli e riconsegna la Piazza al silenzio e alla meraviglia.

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