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L’aurora del Giubileo è spuntata sul mondo

Guido Bossa

“Fratelli e sorelle, Chiesa pellegrina nel tempo verso l’eterno, in attesa di celebrare la manifestazione della grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutte le creature, sostiamo grati nello stupore della notte santa. La memoria riconoscente per il bimillenario della nascita di Gesù, nostro Signore e Salvatore, si fonde in letizia con la celebrazione sacramentale del mistero di Cristo, che è lo stesso, ieri, oggi e sempre”! Il solenne rito dell’apertura della porta santa di San Pietro e dell’inizio del Grande Giubileo del 2000, è cominciato, la notte di Natale, con queste parole della Monizione, pronunciate dal Santo Padre nell’atrio della Basilica Vaticana, davanti alla porta di Vico Consorti ancora chiusa. Il rito è poi proseguito sui passi di una liturgia sperimentata per secoli e significativamente rinnovata in questa solenne occasione, fino al momento in cui il Papa, con voce ferma ed espressione intensa nello sguardo, ha pronunciato le parole “Aperite mihi portas justitiae” (Apritemi le porte della giustizia) e poi “Ingressus in eas, confitebor Domino” (Voglio entrarvi e rendere grazie al Signore); quindi ha aperto la porta santa appoggiandosi ad essa con le due mani. Erano le 23,25 della notte di Natale. Ottomila persone gremivano la Basilica, che era rimasta immersa nel buio fino a quel momento. Altre 50 mila seguivano la cerimonia da piazza San Pietro, grazie a 4 grandi schermi televisivi piazzati presso il colonnato berniniano, e oltre un miliardo di persone erano collegate in tutto il mondo grazie a 58 stazioni televisive tra le quali, per la prima volta, Cuba. Un momento alto e solenne, sottolineato dal suono festoso delle campane e dall’applauso dei fedeli. La liturgia della notte santa, opportunamente rinnovata e arricchita di significati simbolici, ha reso evidente l’universalità della salvezza e della missione della Chiesa che a Roma e in tutto il mondo celebra il Giubileo. Le note del “Koto”, un’ arpa orizzontale giapponese suonata da due esecutrici, e il suono di tre corni africani, hanno accompagnato l’apertura della porta santa; che poi è stata ornata con fiori e profumata con essenze orientali da uomini e donne provenienti dall’Asia e dall’Oceania, che indossavano i rispettivi costumi tradizionali. Durante la celebrazione, gli idiomi più esotici hanno accompagnato il latino, il greco, l’italiano e le tradizionali lingue europee: il filippino, lo swahili, il samoano e il quechua, oltre al russo e al francese, per la preghiera dei fedeli, che ha ripercorso i temi dei rispettivi documenti post-sinodali. Dal Burkina Faso, dall’India, dalle Filippine, dalla Colombia, dalla Polonia, dal Giappone e dalla Corea provenivano i bambini che hanno presentato le offerte al Santo Padre, accolti con un sorriso, una benedizione e un segno di croce sulla fronte. Giovanni Paolo II ha concelebrato la Santa Messa con 38 Cardinali, tra i quali il Segretario di Stato Angelo Sodano e il Presidente del Comitato Centrale del Grande Giubileo Roger Etchegaray. Tra i Vescovi, in abito corale, che hanno assistito alla cerimonia di apertura della porta santa nell’atrio della Basilica, anche Mons. Crescenzio Sepe, Segretario Generale del Grande Giubileo. E poi autorità civili, con il presidente della Repubblica italiana Ciampi e la consorte, il corpo diplomatico, trecento invitati; ma soprattutto, in San Pietro e nella piazza, una folta avanguardia  dell’intera umanità, accorsa a celebrare la centralità di Cristo, Parola del Dio vivente, nella storia del mondo; e desiderosa di passare, attraverso la Porta Santa, dal peccato alla grazia. A tutti il Santo Padre, che ha iniziato il suo Pontificato con il grido: “Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo”, ha ripetuto l’“annuncio gioioso” della Chiesa all’intera umanità: “Ecco la verità che in questa notte la Chiesa vuole trasmettere al terzo millennio. E voi tutti, che verrete dopo di noi, vogliate accogliere questa verità, che ha mutato totalmente la storia. Dalla notte di Betlemme, l’umanità è consapevole che Dio si è fatto Uomo: si è fatto Uomo per rendere l’uomo partecipe della sua natura divina ”. “Questa notte, davanti ai nostri occhi si compie ciò che il Vangelo proclama: ‘Dio... ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui... abbia la vita’ ”

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