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L’orizzonte mariano del Giubileo

David Murgia

Un augurio di pace, di speranza è il messaggio per il nuovo secolo rivolto da Giovanni Paolo II nella Basilica Liberiana. E’ il 1 gennaio 2000 quando Giovanni Paolo II apre la Porta Santa di Santa Maria Maggiore. Davanti ad una piazza affollata (circa 6mila fedeli di cui mille dentro la Basilica e 5mila sulla piazza che hanno seguito la cerimonia sui maxischermi) per la prima volta nella storia un Pontefice presiede personalmente la cerimonia di apertura della Porta Santa nella prima Basilica in Occidente dedicata alla Vergine. Lo stesso rito celebrato qualche giorno prima nella Basilica di San Giovanni che prevede segno di croce, saluto liturgico e monizione introduttiva, versetti cantati davanti la Porta Santa, apertura della Porta, sosta in preghiera sulla soglia, ingresso in Basilica e celebrazione eucaristica. E’ un giorno significativo, giorno in cui si festeggia la divina maternità di Maria e si svolge la XXXIII Giornata Mondiale della Pace. Il nuovo anno inizia sotto la protezione della Vergine a cui il Papa affida questo Anno Santo. Infatti, l’apertura di questa Porta Santa assume un significato chiaramente mariano. E’ dunque un Giubileo mariano, un Giubileo che non sarebbe completo “se – scrive Giovanni Paolo II nella Bolla di Indizione del Giubileo “Incarnationis Mysterium”- lo sguardo non si portasse a Colei che fu pellegrina verso il tempio santo di Dio”. “Ad una settimana dal solenne rito svoltosi nella Basilica di San Pietro – ha affermato durante la celebrazione eucaristica Giovanni Paolo II – oggi è come se le comunità ecclesiali d’ogni Nazione e Continente si raccogliessero idealmente qui, sotto lo sguardo della Madre, per varcare la soglia della Porta Santa che è Cristo.”. Durante l’omelia, Giovanni Paolo II ha ricordato poi l’incontro di preghiera per la pace svoltosi ad Assisi nel 1986 davanti a numerosi rappresentanti delle principali religioni del mondo. Era il periodo segnato dalla cosiddetta “guerra fredda” quando riuniti si pregò per scongiurare la minaccia di un conflitto che incombeva sull’umanità. “Ecco – ha detto il Santo Padre – perché, con più grande consapevolezza, nel varcare la soglia del nuovo secolo, ci rivolgiamo l’un l’altro l’augurio di pace”. Interrogandosi sul futuro e su quale direzione prenderà la grande famiglia umana in questa nuova tappa della propria storia, Giovanni Paolo II ha indicato la “Donna di cui parla l’Apostolo come Colei a cui la Chiesa si richiama perché protegga ed incoraggi il cammino di quanti si fanno pellegrini in questo tempo di grazia e misericordia, affidandole i giorni dell’anno nuovo, il futuro della Chiesa, dell’umanità, dell’universo intero”. Al termine della celebrazione eucaristica il Santo Padre si è soffermato in preghiera, dinanzi alla “Salus Populi Romani”, la Sacra immagine iniziata da San Luca e, secondo la tradizione, terminata da un angelo.

Santa Maria M aggiore

Il mo tivo

La Betlemme di Roma

In nome, Maria. Una Basilica, S.Maria Maggiore, il più grande tempio a Roma dedicato alla Madre di Dio. Per i devoti e, soprattutto per i romani, la Basilica ha un valore molto particolare. In essa è conservata la tavola della Madonna “Salus Populi Romani”, l’immagine della Vergine fatta risalire al V secolo, molto conosciuta e venerata dal popolo romano fin dai primi secoli. Secondo la tradizione, la venerabile icona, iniziata da S. Luca, fu terminata da un angelo. L’icona, di stile bizantino, fin da tempi antichi, il giorno di Pasqua, riceveva la visita del Salvatore, portato in processione dal popolo, dalla Basilica di S. Giovanni in Laterano fino a S. Maria Maggiore, come a significare la prima visita di Gesù risorto a sua Madre. Solo con Bonifacio IX, durante il Giubileo del 1390, vennero estesi i privilegi dell’indulgenza giubilare a questa Basilica

Segni giubilari

La Porta santa

In questa Basilica paleocristiana Giovanni Paolo II il primo gennaioha aperto personalmente, per la prima volta nella storia, la Porta Santa . “Porta del Cielo” è l’appellativo devoto riferito alla Vergine. Per cui l’apertura di questa  Porta Santa assume un significato chiaramente mariano.

Da vedere

La “divina culla”

Con il suo campanile di 75 metri, il più alto della capitale, la Basilica è anche conosciuta con un altro nome: “S. Maria del Presepe”. L’appellativo deriva dai resti della “culla” di Gesù Bambino, conservate all’interno della cripta. Le sacre reliquie della Grotta della Natività, provenienti da Betlemme, sono custodite al di sotto del pregiato Presepe, opera di Arnolfo di Cambio. Sono visibili dell’opera del maestro le statue dei Re Magi, colti dall’artista nel momento dell’adorazione del Bambino. Si tratta di uno dei primissimi presepi della storia, visto che risale al 1289.

La catechesi

“Stella luminosa” del cammino verso il Terzo Millennio

Per un Giubileo mariano riecheggiano le parole di Giovanni Paolo II nella Bolla di Indizione del Giubileo dell’Anno 2000: “La gioia giubilare non sarebbe completa se lo sguardo non si portasse a Colei che nell’obbedienza piena al Padre ha generato per noi nella carne il Figlio di Dio. Chiamata ad essere la Madre di Dio ha vissuto pienamente la sua maternità portandola a coronamento sul Calvario. Colei che fu pellegrina verso il tempio santo di Dio protegga il cammino di quanti si faranno pellegrini in questo anno giubilare”. E’ Lei la “stella luminosa” del cammino verso il Terzo Millennio.

Un po’ di storia

Secondo la leggenda la Vergine apparve in sogno a Papa Liberio e ad un personaggio di rango elevato, il patrizio Giovanni, invitandoli a costruire una Chiesa sul luogo dove sarebbe caduta la neve, pur essendo piena estate. Infatti fu il Papa Liberio che nel 357 volle l’edificazione del tempio nel punto indicatogli dalla visione e dalla miracolosa nevicata estiva anche se la costruzione vera e propria risale al 423, al pontificato retto da Sisto III. E questo Papa volle un tempio per commemorare il dogma di Maria, Madre di Dio, proclamata dal Concilio di Efeso per combattere l’eresia di Nestorio e sancire  la divina maternità di Maria. Così “S.Maria della Neve” o  Basilica Liberiana” quale a noi oggi appare è il risultato di numerosi interventi. Dopo l’originaria costruzione di Liberio seguì quella di Sisto III, poi le ristrutturazioni ed i restauri commissionati da Gregorio XIII nel 1572, Clemente X nel 1670 e Benedetto XIV nel 1740.
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