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Appunti di viaggio

Vittorio Citterich

Ritorno a Fatima

Per il 13 maggio dell’anno giubilare 2000 Giovanni Paolo II ritorna, per la terza volta, a Fatima per la beatificazione de Francisco e Jacinta, due dei tre bambini che, nel 1917, videro e conversarono con la “bella Signora”, la Madonna, fra gli ulivi della spianata di cova da Iria. La terza di quei piccoli cugini che pascolavano le pecore in quel borgo del Portogallo settentrionale, Lucia, che allora aveva dieci anni, ha raggiunto l’età di 94 anni, nella preghiera e nel riserbo claustrale del Carmelo di Coimbra. Francisco e Jacinta morirono presto, dopo lo straordinario evento di cui erano stati testimoni. La testimonianza di Lucia, ripetuta, precisa, circostanziata, severamente esaminata dalle autorità ecclesiastiche, ha collocato le apparizioni di Fatima fra gli eventi più suggestivi del Novecento. “un’esplosione traboccante del sovrannaturale in un mondo dominato dal materiale”scriverà Paul Claudel.

La fantasia

In quel “mondo dominato dal materiale”, per riprendere l’espressione di Claudel, alla povera Lucia che riferiva le cose viste e sentite con molta innocenza e poca competenza venne attribuito un eccesso  di fantasia infantile che aveva suggestionato i cugini più piccoli. Per esempio sulle sofferenze e persecuzioni che sarebbero venute a causa della Russia. I pastorelli di quello sperduto villaggio portoghese non ne avevano mai sentito parlare, in quel fatidico 1917, della rivoluzione bolscevica. Ascoltando quel nome, Russia, pensarono piuttosto ad una signora dai facili costumi da evitare. Occorre pregare, offrire sacrifici, sopportare sofferenze, ottenere conversioni e consacrazioni, in riparazione dei peccati degli uomini. Così le consegne della Bella Signora riferite da Lucia. “Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà, la Russia si convertirà, un tempo di pace sarà dato al mondo”. Anche la storia, con lo straordinario 1989, sembra che sia stata suggestionata dalla fantasia di Lucia.

L’intreccio

C’è un singolare intreccio, per non osare dire di più, tra l’evento di fatima e la biografia di Karol Wojtyla, il Papa chiamato da “un paese lontano” che, nel 1978, politicamente apparteneva ancora all’impero sovietico. Giovanni Paolo II, Papa “mariano”. Totus Tuus. L’attento del 1981, proprio il 13 maggio, data di quella predizione del 917 sul ritorno della Russia a Dio (conversione), dopo persecuzioni contro la Chiesa e sofferenze del Papa. “E’ la mano materna di Maria che ha deviato il proiettile mortale”. Quel proiettile oggi incastonato nella corona della statua della Madonna di Fatima nella cappellina della Cova da Iria, a ridosso della grande basilica. 1991, un altro 13 maggio. Giovanni Paolo II, inginocchiato in preghiera, in quella piccola cappella, assorto in un solitario colloquio con il mistero, fra un milione di fedeli in commosso silenzio che pregavano con lui. Il Papa che aveva ricevuto in udienza Mikhail Gorbaciov, ancora formalmente con il titolo di successore di Lenin, che promette di abolire l’ateismo di Stato. “Ma alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà…”
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