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  Il pellegrinaggio giubilare della Romania nel ricordo della visita del Papa a Bucarest

Massimo Tarantino

“Carissimi fedeli cattolici della Romania, voi potete essere fieri del valido ruolo che avete avuto nella storia della vostra Nazione”. E’ il Papa che parla ai quasi 2500 fedeli arrivati a Roma il 9 maggio per il pellegrinaggio nazionale romeno. E poco prima il Santo Padre aveva detto: “La Chiesa greco-cattolica romena ha conosciuto la sofferenza e la croce, soprattutto nel corso del secolo passato, quando il crudele regime ateo ne ha decretato la soppressione. Grazie a Dio questo disegno non è riuscito a imporsi definitivamente. Cristo è risorto e con Lui tutte le Comunità cristiane in Romania”. Il Papa ha assistito al primo atto del Giubileo della Romania, il più importante: la Divina Liturgia Greco-Cattolica in rito bizantino-romeno celebrata nella Basilica di San Pietro. La presenza del Santo Padre, che ha pronunciato l’omelia alternativamente in lingua romena e lingua italiana, ha impreziosito una liturgia apparsa particolarmente suggestiva, quasi esclusivamente cantata. I pellegrini hanno partecipato con intensità e calore, accompagnando coralmente i canti come già era avvenuto in occasione del pellegrinaggio della Repubblica Ceca. Evidentemente la tradizione del canto comunitario è molto sentita nei paesi dell’Europa dell’Est. E questo Giubileo del 2000 sarà ricordato anche per l’arrivo a Roma di popolazioni prive di libertà solo fino a qualche anno fa. La cerimonia è iniziata con l’indirizzo di omaggio rivolto al Santo Padre dal Presidente della Conferenza Episcopale Romena, Mons. Lucian Muresan, che ha presieduto il rito, concelebrato, tra gli altri, dai Vescovi romeni sia greco-cattolici sia latini. L’Arcivescovo ha ricordato la visita del Papa in Romania esattamente un anno fa e l’eco suscitata nel popolo romeno e nel mondo, esemplificata dal grido “Unitate! Unitate!” che rimase emblematico di quella visita pastorale. Ma il Giubileo romeno è arrivato in coincidenza con un’altra storica ricorrenza, ricordata dal Papa nel suo discorso: il terzo centenario dell’Unione della Chiesa greco-cattolica romena con la Chiesa di Roma, il cui atto definitivo fu approvato dal Sinodo di Alba Iulia il 7 maggio 1700. In quella circostanza, ha detto il Santo Padre, “si concluse il cammino verso l’unione con la Sede di Pietro, avviato qualche anno prima”. Giovanni Paolo II ha anche rivolto un “grato pensiero” al  Cardinale Alexandru Todea che ha sofferto il carcere e l’isolamento negli anni della dittatura comunista, senza mai abdicare ai suoi doveri di Pastore. Ricca di musicalità quasi eterea, la celebrazione, durata poco più di due ore, ha conosciuto il suo momento più toccante quando per tre volte, come indica l’antica liturgia greca, il celebrante ha affermato “Cristo è risorto”, e tutta l’assemblea ha risposto: “E’ veramente risorto”. La terza affermazione è stata fatta dal Santo Padre che, percorrendo alla fine la navata centrale, ha avuto forse la sorpresa più bella della giornata: i pellegrini, molti dei quali indossavano un cappellino giallo con sopra scritto “Credo”, intonavano lo stesso grido lanciato a Bucarest: “Unitate! Unitate!”. Come per toccargli il cuore, e, nello stesso tempo, confermargli che non è solo nell’invocare incessantemente l’unità della Chiesa e tra i discepoli di Cristo.
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