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GMG2000

Come un fiume in piena

Orazio La Rocca - Vaticanista di “Repubblica”

“Un fiume in piena che scorre sicuro, a lunghi tratti in silenzio, e che andrà a tuffarsi nel grande mare, il mare aperto della fede universale …”: è, in estrema sintesi, l’efficace espressione usata in diverse circostanze, nei mesi passati, dall’arcivescovo Crescenzio Sepe , Segretario Generale  del Comitato Centrale del Grande Giubileo del 2000, per delineare – nella fase organizzativa dell’Anno Santo – la crescente partecipazione popolare all’appuntamento giubilare. Puntuale, quel “grande fiume in piena” dal 24 dicembre 1999 si è magicamente materializzato nei tanti pellegrini giunti a Roma per varcare la Porta Santa vaticana e delle altre basiliche e, principalmente, nell’ondata di teen ager cattolici (e non solo) che hanno idealmente abbracciato la città dell’apostolo  Pietro durante la Giornata Mondiale della Gioventù dal 15 al 20 agosto 2000. Miracolo del Giubileo del 2000? Forse. Ma – se di miracolo si tratta – va detto che non è un prodigio dell’ultima ora. Per risalire alla sorgente del “fiume” tanto caro a Monsignor Sepe occorre, infatti, andare indietro nel tempo, esattamente al 22 aprile 1984, il giorno della solenne conclusione dell’Anno Santo straordinario della Redenzione, ma anche il primo raduno mondiale  giovanile grazie al quale Giovanni Paolo II come un instancabile giovanissimo nocchiero, maturò il disegno profetico di istituire le Giornate Mondiali dei giovani per traghettare la sua “navicella “ al di là delle colonne d’Ercole del terzo millennio. Era la Domenica delle Palme ‘ 84 e intorno a papa Wojtyla in Piazza San Piretro si dettero appuntamento in 300 mila. Provenivano da tutto il mondo: il Papa volle chiudere il Giubileo proprio con i giovani, affidando – non solo idealmente – nelle loro mani le sorti della Chiesa lungo le strade del mondo. Il meeting giovanile dell’84 era iniziato con tre giorni di raduno aperto da una celebrazione alla quale parteciparono in 60 mila. Quella domenica delle Palme, Giovanni Paolo II consegnò ai giovani presenti in San Pietro la croce di legno che era stata esposta in adorazione per tutto l’anno Santo per portarla nei cinque continenti: fu un mandato spontaneo, quasi una scintilla di reciproca intesa (o di amichevole complicità) scoccata all’improvviso tra il papa e i “suoi” ragazzi. Ed infatti, da allora, da quei primi 50 mila – saliti dopo appena tre giorni a 300 mila -  l’originario ruscello dei giovani viandanti cattolici iniziò a girare per il mondo per assumere le sembianze del grande fiume nelle successive Giornate, come appunto testimoniarono i 500 mila di Buenos Aires ’87, i 700.000 di Santiago de Compostela  ’89, il 1.600.000 di Czestochowa ’91, il milione di Denver ’93, i 4 milioni di Manila ’95 e il 1.600.000 di Parigi ’97: un giovanissimo popolo multicolore sempre più ostinato a seguire le orme di un vecchio ultraottantenne dai capelli bianchi. Forse sta anche in questo la forza  di Papa Wojtyla.

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