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Un segno profetico

Il Santo Padre ha desiderato che il Giubileo dell’Incarnazione dell’Anno 2000 fosse celebrato nelle carceri in modo molto partecipato, esemplare e solenne da parte della Chiesa. Ha voluto che fosse inserita nel calendario universale delle celebrazioni giubilari una giornata specifica, il Giubileo nelle Carceri, il 9 luglio del 2000. Accogliendo il desiderio di speranza e giustizia dei detenuti nelle prigioni di tutti il mondo si è rivolto con un Messaggio per il Giubileo nelle carceri ai governanti invocando “un gesto di clemenza a vantaggio di tutti i detenuti”, che ha il valore di un segno profetico, pienamente giubilare perché all’insegna dello spirito di riconciliazione proprio degli Anni Santi. Non solo, si è fatto interprete e portavoce delle tante domande di giustizia e dignità giunte dalle carceri di tutto il mondo, perché il tempo vissuto in prigione “appartiene a Dio” e deve essere occasione di redenzione . E poiché i detenuti non possono uscire dagli Istituti di pena per recarsi in pellegrinaggio ad acquistare l’indulgenza giubilare, il Santo Padre ha deciso di recarsi lui, Vescovo di Roma, nel carcere romano di Regina Coeli ed ha invitato tutti i Vescovi del mondo a recarsi nello stesso giorno nel carcere della loro città o diocesi, a celebrare in comunione con lui il grande evento religioso.  Ma oltre all’entrata della Chiesa negli Istituti penitenziari, l’universalità e la contemporaneità del gesto, c’è un altro aspetto della celebrazione da porre in rilievo: il coinvolgimento della società civile e del mondo della giustizia. Il Giubileo è detto infatti non “tra i carcerati”, ma “nelle carceri”, è quindi un Giubileo per tutti gli uomini che vivono (detenuti) ed operano (dagli agenti agli amministrativi) in carcere e nell’ambito dell’amministrazione della giustizia. E tutte le comunità cristiane parrocchiali e religiose, sono state invitate ad unirsi domenica con la preghiera e la riflessione al Giubileo nelle carceri.

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