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Attuazione del Concilio ecumenico Vaticano II

Rino Fisichella

“Sarà veramente la nuova Pentecoste che farà fiorire la Chiesa nella sua interiore ricchezza e nel suo estendersi maternamente verso tutti i campi dell’umana attività; sarà un nuovo balzo in avanti del Regno di Cristo nel mondo, un riaffermare in modo sempre più alto e suadente la lieta novella della redenzione, l’annunzio luminoso della sovranità di Dio, della fratellanza umana nella carità della pace promessa in terra, agli uomini di buona volontà, in rispondenza al celeste beneplacito”. E’ con queste parole che Giovanni XXIII, l’8 dicembre 1962, concludeva la prima sessione del Concilio Ecumenico Vaticano II. Non avrebbe più rivisto i padri conciliari perché il Signore lo chiamava a sé dopo pochi mesi per ricevere il premio preparato per questo servo buono e fedele. Quelle parole risuonano ancora oggi con una attualità straordinaria. A 35 anni di distanza dalla conclusione del Concilio, è possibile vedere attuata la stagione di una nuova Pentecoste. Gli insegnamenti dei Padri conciliari hanno prodotto tanta ricchezza da poter realmente affermare che la Chiesa è cresciuta. Quei documenti, studiati e letti da generazioni di persone, hanno permesso un autentico rinnovamento della Chiesa in tutte le sue componenti. Pastori, sacerdoti, laici hanno ritrovato il senso del loro impegno ecclesiale proprio attingendo dalla dottrina conciliare. Il sorgere di tanti e differenti movimenti ha permesso di verificare quanto l’annuncio di una nuova Pentecoste fosse una realtà e non soltanto un sogno. Nella sua lettera di preparazione al Grande Giubileo, Giovanni Paolo II ha chiesto che la Chiesa intera facesse un “esame di coscienza” per verificare la sua coerenza nella testimonianza delle fede. Tra i diversi temi che nel pensiero del Santo Padre meritavano una riflessione seria e ponderata vi era anche il Concilio. Troviamo scritto, infatti, “L’esame di coscienza non può non riguardare anche la “ricezione del Concilio”, questo grande dono dello Spirito alla Chiesa sul finire del secondo millennio. In che misura la Parola di Dio è divenuta più pienamente anima della teologia e ispiratrice di tutta l’esistenza cristiana, come chiedeva la “Dei Verbum?”. E’ vissuta la liturgia come “fonte e culmine” della vita ecclesiale, secondo l’insegnamento della “Sacrosanctum Concilium?” Si consolida, nella Chiesa universale e in quelle particolari, l’ecclesiologia di comunione della “Lumen Gentium”, dando spazio ai carismi, ai ministeri alle varie forme di partecipazione del popolo di Dio, pur senza indulgere a un democraticismo e a un sociologismo che non rispecchiano la visione cattolica della Chiesa e l’autentico spirito del Vaticano II? Una domanda vitale deve riguardare anche lo stile dei rapporti tra Chiesa e mondo. Le direttive conciliari – offerte nella “Gaudium et spes” e in altri documenti – di un dialogo aperto, rispettoso e cordiale accompagnato tuttavia da un attento discernimento e dalla coraggiosa testimonianza della verità, restano valide e ci chiamano a un impegno ulteriore” (n. 36) A partire da questa indicazione, si è pensato di strutturare un momento di riflessione che fosse in grado di valutare, alla luce delle parole del Santo Padre, quanto l’insegnamento del Concilio fosse attuale, quanto sia stato dimenticato nel corso degli anni e quanto ancora manca da scoprire e attuare. Per tre giorni, provenienti dal mondo intero, più di duecento persone saranno pronte a compiere quell’ “esame di coscienza” che tocca così da vicino la vita della Chiesa. Il Convegno sulla “Attuazione del Concilio ecumenico Vaticano II” tende a verificare quanta strada la comunità credente ha compiuto in questi trentacinque anni successiva al Concilio. Sarà un momento importante, delicato e provocatorio. Importante, perché pastori, teologi, sacerdoti religiose, laici, missionari, catecheti, cristiani di diverse confessioni si raccoglieranno insieme per studiare i contenuti peculiari del Concilio alla luce della sua attuazione. Raccogliere così diverse forze rappresentative della comunità cristiana permette di avere un quadro quanto mai significativo sulla concreta attuazione dell’insegnamento conciliare. Sarà anche un momento delicato, perché “un esame di coscienza” comporta sempre la verifica di alcune mancanze. Si dovrà comprendere perché alcuni insegnamenti del Concilio non trovano ancora spazio adeguato nelle nostre comunità, perché si sono inseriti in maniera arbitraria alcuni abusi che nulla hanno a che vedere con le intenzioni dei padri conciliari e perché diverse interpretazioni sono sorte non permettendo una coerente ricezione del genuino insegnamento conciliare. Sarà infine un momento provocatorio, perché dovrà stimolare a recuperare la grande ricchezza ancora nascosta nelle pagine del Concilio che deve essere scoperta, conosciuta e attuata. Il Convegno si pone quasi come una continuazione ideale del sinodo dei Vescovi del 1985. In quella circostanza, Giovanni Paolo II volle una convocazione straordinaria dei vescovi perché leggessero venti anni di storia dopo il Concilio. Forti di quelle analisi e del messaggio che i Vescovi lanciarono al popolo cristiano, questo Convegno intende comprendere come progredire sulla via intrapresa dal Concilio. Momento culminante sarà il discorso conclusivo del Santo Padre il quale, reduce da un importante viaggio missionario, aprirà con la sua parola scorci di futuro che ancora richiedono di essere percorsi. Una parola che saprà di profezia perché il Concilio ci immetterà nel concreto impegno di testimonianza per il terzo millennio della nostra storia.

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