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  «La mia fede nella Trinità»

Card. Miloslav Vlk

Dal libro “Euro-catéchèse pour le Jubilé”, scritto da dodici vescovi

europei e pubblicato da Nuovelle Cité nel 1999. La traduzione è nostra.

Già sin dall’infanzia, e poi nella mia giovinezza, mi hanno insegnato ad avere un rapporto con Gesù, dato che ho avuto la fortuna di crescere in una famiglia cristiana…Quel Dio che sentivamo vicino e nel quale ci avevano insegnato a credere, era Gesù. Non avendo una festa tipicamente sua durante l’anno liturgico, il Padre restava in realtà piuttosto lontano ed “al di fuori” dello spazio della pratica quotidiana della nostra fede, malgrado il fatto che pregassimo ogni giorno il Padre Nostro. La festa della Santissima Trinità ci sembrava molto misteriosa e disgiunta dalla vita. Malgrado i tentativi di spiegazione che potevamo sentire al catechismo, era un enigma che non toccava affatto la dinamica vitale della storia della Salvezza. Lo Spirito Santo, lui pure, era un po’ al margine: lo si celebrava a Pentecoste e in occasione della Cresima, ma pareva evanescente. Gesù aveva riempito lo spazio della mia vita e della mia fede e le due altre persone divine erano rimaste piuttosto in ombra. Diventato adulto, quando mi sono interrogato sulla mia fede, ho trovato in diverse espressioni di Gesù una risposta che mi è sembrata soddisfacente: “Filippo, chi ha visto me ha visto il Padre” (Gv 14,9), “Tutto mi è stato rimesso da mio Padre” (Lc 10,22)… Evidentemente ero sulla buona strada, dato che Gesù è veramente il solo cammino, ma lo scopo della sua Incarnazione era la Rivelazione del Padre e il dono dello Spirito; e per me il Padre e lo Spirito erano sempre rimasti ai margini. La mia fede era semplicemente statica, senza che io me ne accorgessi.…La dittatura comunista, sotto la quale ho trascorso la maggior parte della mia vita adulta, ci ha impedito di seguire lo sviluppo del pensiero conciliare della Chiesa…Ma il muro quasi impenetrabile del comunismo è stato trapassato, in modo sorprendente, da un’altra realtà: le novità spirituali, radicate nel Vangelo, che si sviluppavano nella vita della Chiesa. Penso in particolare alla spiritualità dell’unità dei Focolari. Queste spiritualità hanno portato una nuova “dinamica” alla nostra fede e ci hanno fatto uscire dalla dimensione statica della nostra vita cristiana. Essere discepoli di Gesù di Nazareth conduce alla “scoperta” fondamentale che Dio è Amore e alla scelta di questo Dio come “ideale” nella nostra vita quotidiana… Davanti ai nostri occhi si apriva poco a poco il cammino verso il Padre, visto come la sorgente dell’amore e della vita divina che il Figlio, suo inviato, ci aveva portato. Noi ci siamo sentiti presi in questo gioco d’amore della Trinità. Già su questa terra, nella nostra storia, noi possiamo vivere e sperimentare questo amore divino riversato nei nostri cuori. Vivendo concretamente la carità evangelica reciproca, sperimentiamo tra noi la presenza vivente del Risorto suscitata dal Padre attraverso la forza dello Spirito Santo. Tale presenza di Gesù tra noi non aveva come scopo principale l’adorazione o il culto come per l’eucarestia, ma ci “parlava” del Padre, ci orientava verso di Lui e ci faceva penetrare in Lui. Noi abbiamo scoperto che non si può comprendere Dio-Amore senza fare esperienza nel quotidiano di questa “dinamica” dell’amore portata sulla terra da Gesù, che fa già parte della vita d’amore che è in Dio. È veramente questo amore “dinamico” del Padre verso il Figlio nello Spirito Santo, questa “circolazione” della vita divina, ciò che ci affascinava e attirava. Cominciando a vivere questa vita, abbiamo presto capito che questo amore riversato nei nostri cuori doveva avere la stessa caratteristica, ossia doveva circolare… ed abbiamo così capito che Gesù è venuto sulla terra per fare “circolare” questo amore, anche tra noi, con la forza dello Spirito Santo. La “conseguenza” di questo amore tra noi era la comunione fraterna che consisteva in uno spiegamento dell’amore trinitario. Noi abbiamo gustato, nell’oscurità e nell’oppressione comunista, ciò che era la felicità: la certezza d’avere un Padre che ci abbraccia e la realtà della famiglia dei figli di Dio. Il volto del Padre ha cominciato a diventare più concreto, più presente, più vicino. Ci siamo resi conto, poco a poco, che la presenza di Gesù in mezzo a noi che si realizza là dove si vive l’amore evangelico reciproco, e la Sua presenza nella liturgia, sono reali come la sua vita terrestre in Palestina 2000 anni fa. Ci rivelano il Padre, ci conducono verso di Lui e ci portano nel Suo seno. Abbiamo sentito che in questo modo la fede diventava matura, che si realizzava in pienezza e ci riempiva di gioia.
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