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Nell'Aula Paolo VI tra canti, applausi ed emozioni

Massimo Tarantino

Composti e ordinati, i seimila e più pellegrini della Repubblica Ceca hanno affollato l’Aula Paolo VI nella mattinata di sabato 1 aprile, mentre, all’esterno, gruppi di varie diocesi italiani si radunavano in Piazza San Pietro per quello che forse è stato finora il giorno di maggiore afflusso complessivo di pellegrini in questo Giubileo. Il Comitato Centrale ha riservato ai pellegrini provenienti dall’Est un ambiente privilegiato per l’incontro con il Santo Padre, e Monsignor Crescenzio Sepe, Segretario Generale del Comitato, salutando i convenuti si è detto “lieto di aver potuto collaborare con la Conferenza Episcopale Ceca per questo successo”, un successo “frutto dei molti contatti avuti con i vescovi ceki durante gli anni di preparazione al Giubileo, e del grande lavoro compiuto in tutte le diocesi” . Dicevamo dei pellegrini: tranquilli e silenziosi, come se non fossero abituati a far trapelare le loro emozioni. Ma bastava aspettare un poco, il tempo che iniziasse la Santa Messa presieduta da Monsignor Karel Otcenasek, Arcivescovo emerito di Hradec Kralove, ordinato Vescovo durante l’occupazione comunista e costretto a passare più di dieci anni in carcere per “azione di disturbo nei confronti dello Stato”. Alla fine dell’omelia è arrivato un lungo e caldo applauso. E al momento della preghiera dei fedeli, quando sono state ricordate le figure dei dieci santi della Repubblica Ceca vissuti nell’ottavo e nono secolo, si è alzato a ogni invocazione un canto profondo e quasi etereo, un Kyrie Eleyson intonato con una forza spirituale che  ha testimoniato l’importanza della tradizione ceka nell’espressione del canto comunitario. Anche nel corso dell’Udienza con il Santo Padre, immediatamente seguita alla Messa, ci sono stati attimi di entusiasmo espressi attraverso canti e applausi, soprattutto quando il Papa ha benedetto alcuni presenti; ma sempre con quel senso di tranquilla moderazione, di gioia contenuta e semmai vissuta più interiormente, che è tipica di un popolo da non molto uscito da un lungo periodo di sofferenza e di mancanza di libertà. Travagli che non sono stati dimenticati, e ne è stata riprova il dono offerto a Giovanni Paolo II di un libro di più di duecento pagine che comprende le testimonianze di fedeli, laici e religiosi, che hanno subito persecuzioni durante la dittatura comunista. Ecco allora il senso del Giubileo, come ha ben spiegato il Presidente della Conferenza Episcopale Ceca, Mons. Jan Graubner, rivolgendo al Papa un indirizzo d’omaggio: vivere in pienezza l’evento giubilare significa sfruttare al massimo l’occasione di poter finalmente professare liberamente la fede in Cristo.

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