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Il Giubileo viaggio nella storia, 1475 un Giubileo ogni 25 anni

A cura di Mario Sens i

Urbano VI  aveva  ridotto l’intervallo tra un giubileo e l’altro da 50 a 33 anni (con questa scadenza  ne furono celebrati due, nel 1390 e nel 1423); ma con Nicolò V si tornò alla scansione cinquantennale, disposta da Clemente VI (1343) e così si celebrò il giubileo nel 1450. Fu Paolo II (1464-1471) che, riflettendo sulla periodicità dei giubilei trascrorsi, con bolla ‘Ineffabilis Providentia’, il 19 aprile 1470 provvide a ridurre l’intervallo intergiubi­lare stabilendo che, a partire dal 1475, i giubilei fossero cele­brati ogni 25 anni. Da allora questa festa della Chiesa cattolica ha mantenuto la scadenza venticinquennale, salvo casi eccezionali e rari, sino ai nostri giorni. In apertura della bolla vengono spiegate le ragioni che avevano spinto il pontefice a questo passo: l’umana fragilità e la brevità della vita; dopo di che, attraverso le bolle dei suoi pre­cedecessori, riferite alla lettera, si ripercorrono le tappe della storia dei giubilei: Bonifacio VIII concesse il giubileo ogni cent’anni; Clemente VI ridusse l’intervallo fra un giubileo e l’al­tro a 50 anni; Gregorio XI stabilì che si dovesse visitare anche la chiesa di S. Maria Maggiore; Urbano VI dispose che il giubileo si celebrasse ogni 33 anni e tale decisione venne confermata da Martino V e Niccolò V; ora Paolo II stabilisce che l’intervallo fra un giubileo e l’altro sia di 25 anni e invita pertanto i fedeli a prepa­rarsi all’anno santo del 1475. Con questa bolla il papato fornisce così la versione ufficiale sulla vicenda Giubileo, lasciando tuttavia agli storici il compito di illustrala. Il pontefice aveva  allora 53 anni e sperava di poter inau­gurare il Giubileo, ma non gli fu possibile poiché morì  il 28 luglio 1471, a quanto sembra per una indigestione. Prestabilito da Paolo II, il giubileo del 1475, innovativo rispetto alla precedente prassi, fu così celebrato dal suo successore Sisto IV (1471-1484) il quale, poco dopo la sua elezione, il 26 marzo 1472, emanò la bolla ‘Salvator noster Dei Patris’ per confermare la decisione del suo predecessore Paolo II. Dopo l’arengo, in cui vien ribadita la dottrina sul tesoro della chiesa e quindi sulle indulgenze che il pontefice elargisce in forza del potere delle Chiavi, Sisto IV riferisce integralmente la bolla “Ineffabilis Providentia”del suo predecessore che gli permette così di  ripercorrere la storia dei giubilei: preoccupato della salvezza di tutte le anime,  Bonifacio VIII concesse il giubileo ogni cent’anni; Clemente VI ridusse l’intervallo fra un giubileo e l’altro a 50 anni; Gregorio XI stabilì che si dovesse visitare anche la chiesa di S. Maria Maggiore; Urbano VI dispose che il giubileo si celebrasse ogni 33 anni e tale decisione venne con­fermata da Martino V e Niccolò V. Paolo II ha stabilito in modo definitivo che l’intervallo fra un giubileo e l’altro sia di 25 anni. Dopo di che Sisto IV, approvando il progetto del suo predeces­sore, lo conferma stabilendo che il prossimo giubileo per conse­guire le indulgenze plenarie, alle solite condizioni , si celebri nel 1475. Seguì, il 29 agosto 1473, la bolla ‘Quemadmodum operosi’, con cui lo stesso Sisto IV,  indisse il giubileo stabilendo che avesse inizio la vigilia di natale  del 1474. Dopo aver  esposto nell’arengo i motivi che lo hanno spinto a tale decisione -la sollecitudine pastorale per tutto il gregge del Signore- Sisto IV di nuovo conferma quanto disposto “con provvida  misura” da Paolo II -giubileo ogni 25 anni- e stabilisce che il prossimo giubileo abbia inizio a Natale del 1474 e termini a Natale dell’anno successivo. Quindi, facendo rife­rimento alla sua precedente bolla, conferma le disposizioni date dai suoi predecessori per il conseguimento dell’indulgenza ple­naria e, importante modifica innovativa,  sospende ovunque, nell’anno del giubileo, tutte le indulgenze plenarie, ad ecce­zione di quelle elargite a favore delle Basiliche e delle chiese di Roma. Per questo giubileo -detto anche,  per la prima volta,  Anno santo- fu usata la nuova tecnologia della stampa: vennero così edite sia la bolla giubilare -una delle prime messa a stampa-, sia le istruzioni per lucrare le indulgenze, sia le pre­ghiere rituali, come anche furono mandate a stampa le circolari e le tessere per regolare la giornata del pellegrino; come infine i manuali per la confessione. L’operazione editoriale fu portata avanti da tipografi tedeschi, come Adam Rot che si specializzò in libri d’indulgenza e nelle guide (Mirabilia Urbis Romae). In vista del Giubileo Sisto IV diede impulso al rinnova­mento edilizio e all’abbellimento di Roma, tanto che dai suoi contempornaei fu salutato come Urbis restaurator e Urbis renovator.  Al suo fianco l’architetto Leon Battista Alberti che gli propose di rico­struire ponti e di tracciare vie rette, secondo un piano regola­tore assai coraggioso, ma che implicava l’abbattimento di nu­merosi edifici, per lo più fatiscenti, suscitando tuttavia le prote­ste e le ire dei proprietari. Fu così aperta la grande arteria, che prese il nome del papa, la via Sistina; come pure la via tra Monte Mario e Borgo S. Pietro, una scorciatoia della via Francigena (antica via Cassia), con magnifica vista su Roma, che evitava di passare per Ponte Milvio. Fu anche ampliato l’ospe­dale di Santo Spirito, su progetto dell’architetto fiorentino Baccio Pontelli, lo stesso che ricostruì, dalle fondamenta,  il ponte di Marco Aurelio -dai Romani detto Ponte Rotto e dopo il ripristino, Ponte Sisto- evitando così  ai pellegrini di accalcarsi tutti su Ponte Sant’Angelo. Furono inoltre abbellite piazze, come quella di S. Giovanni dove, di fronte alla Basilica furono impian­tati e sistemati il cavallo e la statua di Marco Aurelio. Ostacolarono l’affluso dei pellegrini d’Oltralpe, lo stato di Guerra in cui allora si trovava  l’Europa; il banditismo, e ad opera di cittadini provenienti dalla Corsica che operavano in Roma e nel territorio limitrofo e da parte di banditi appostati lungo le strade che conducevano a Roma, per cui il pontefice provvide alla sicurezza di queste eliminando anfratti che potessero divenire facile rifugio per briganti (loca ad perpetranda latrocinia apta). E poiché, sulla fine del 1475, piogge prolungate causarono l’inondazione del Tevere e la diffusione di malattie contagiose, il ponte­fice decise di prolungare il giubileo fino alla pasqua del 1476. Contestualmente,  per la riuscita del Giubileo, Sisto IV prese anche alcuni provvedimenti,  come la riduzione delle vi­site per coloro che giungevano a Roma da molto lontano; o la facoltà, concessa per la pasqua del 1476 ai bolognesi, di potere acquistare, senza venire a Roma colpita dalla peste, l’indulgenza plenaria, visitando 4 chiese di questa città (S. Petronio, Sant’Antonio, S. Pietro e S. Francesco). Nonostante i preparativi e gli interventi drastici per difen­dere l’incolumità dei romei, sembra tuttavia  che l’affluenza dei pellegrini a Roma sia stata minore del previsto. Mancano stati­stiche; un familiaredel card. Francesco Gonzaga riferì  a Mantova che, in un giorno di punta, come l’Ascensione, alla benedizione del papa furono presenti oltre duecentomila persone. Ci furono comunque molte teste coronate che vennero a Roma per il Giubileo: il re Ferdinando di Napoli, con molti baroni; re Cristiano di Danimarca con la moglie, la regina Dorotea; il re d’Ungheria Mattia Corvino e Carlotta di Lusignano, l’ex regina di Cipro che da allora si stabilì definitivamente a Roma. Le generose offerte lasciate dai pellegrini furono devolute per sostenere le spese per la lotta contro i Turchi. Stessa cosa accadde per le somme fissate dal pontefice a quanti -sovrani di Spagna (Ferdinando e Isabella) e Scozzesi e Tedeschi- impossi­bilitati a venire a Roma, desideravano ugualmente beneficiare dell’indulgenza giubilare.

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