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Più che un viaggio un inno alla fede

Angelo Scelzo

Dalla “sosta spirituale” a Ur dei Caldei, al Monte Sinai, sulle orme dei profeti, Giovanni Paolo II sta per varcare la soglia della Porta Santa di tutti i pellegrinaggi, là dove tutto ha avuto inizio e dove la storia della salvezza ha costruito il proprio cammino. Il Papa in Terra Santa, nell’anno bimillenario dell’Incarnazione di Cristo, e alla vigilia della Pasqua di Risurrezione, ancor prima che un evento, è un puro inno alla fede. Rileggere e rivivere il Vangelo con Pietro che ritorna nei luoghi di Pietro, nella terra dell’Annuncio a Maria, dell’Incarnazione, nei luoghi della Passione e della Resurrezione di Cristo: tutto questo si appresta a diventare cronaca, e ad entrare nel diario dell’Anno Santo del 2000. Ma nessuno può pensare che si tratti di un semplice fatto giornalistico. Né l’aggettivo storico, per un pellegrinaggio come questo, può esaurire ogni altro significato. No: sono i misteriosi percorsi della fede che, al di là dei confini di tempo e di spazio, ritrovano le loro provvidenziali coordinate, portando in evidenza la trama sempre intatta di una storia della salvezza che continua a riguardare ogni generazione e, a partire da quei luoghi, ogni angolo della terra. Giovanni Paolo II ci pone di fronte l’orizzonte non di un semplice pellegrinaggio, ma di un incontro di fede che ricapitola tutta l’ansia e il fervore di un rinnovato annuncio della buona novella. Una buona novella chiamata ad agire, ieri come oggi, nella vita degli uomini e nella storia del mondo. Il pellegrinaggio in Terra Santa è allora ripercorrere la storia della salvezza per farne centro e culmine del nuovo cammino che, all’alba di un nuovo millennio, attende l’intero genere umano. E Giovanni Paolo II, con il suo magistero, ha aperto – anzi ha spalancato – la strada di questo cammino. Che oggi riporta ai Luoghi della Salvezza. E al senso di tutto il Pontificato.
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