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Davanti alla Porta Santa

Con Cristo nella storia

Card. Angelo Sodano - Segretario di Stato

La Porta Santa del Grande Giubileo si apre a conclusione di un secolo che è difficile da decifrare. Accanto alla luce talora abbagliante delle scoperte scientifiche, dei progressi della medicina, dell’avventura spaziale, permangono le stridenti contraddizioni della povertà, dell’emarginazione, della drammatica solitudine della droga. Se poi ci volgiamo a guardare alle nostre spalle, il secolo che sta per finire ci svela una pesante eredità di tragedie, frutto dei totalitarismi nazista e comunista, che hanno insanguinato per lunghi anni i Paesi dell’Europa centro-orientale e, negli ultimi decenni, anche l’Asia, l’Africa, l’America Latina. Un’eredità che ancora pesa come un macigno sulle nostre spalle, tanto che recentemente mi è capitato di accennare ad un “muro di Berlino mentale” che impedisce ancora a molti di riconoscere la realtà. La cronaca dei nostri giorni è così complessa, e la storia del secolo così articolata, insomma, che per comprenderle entrambe non basta una sola chiave di lettura, e per immaginare i possibili sviluppi occorre un approccio coraggioso e plurale. La Chiesa, che si affaccia al nuovo Millennio con atteggiamento insieme umile e audace, forte del rinnovamento interiore già realizzato negli anni di preparazione al Giubileo, intende offrire all’uomo d’oggi il contributo originale della propria esperienza e della propria vita, radicata nella certezza della costante presenza di Cristo nella storia. Il messaggio del Grande Giubileo, che il Santo Padre si appresta a far risuonare ancora una volta aprendo la Porta Santa del terzo millennio, è sempre lo stesso da duemila anni: con l’Incarnazione “non è soltanto l’uomo a cercare Dio, ma è Dio che viene in Persona a parlare di sé all’uomo ed a mostrargli la via sulla quale è possibile raggiungerlo” (TMA, 6). E’ questa, e solo questa la sconvolgente novità del Cristianesimo; e la Chiesa, saldamente fedele ad essa, la indica all’uomo di oggi non come una transitoria ricetta politica, ma come la chiave di volta per rispondere in positivo alle sfide del millennio che viene: un’epoca, ha scritto Giovanni Paolo II nell’enciclica Dives in misericodia, che profondamente sancisce il mutamento che sta avvenendo nella storia. Il nuovo millennio schiude davanti agli occhi dei cristiani orizzonti sterminati di evangelizzazione: aree culturali diverse, realtà nazionali e internazionali che chiedono di essere illuminate con la luce del Vangelo, un processo di globalizzazione che non può e non deve ignorare le esigenze più profonde di tutti gli uomini. Pensiamo a quanto c’è ancora da fare per la pace fra i popoli e le nazioni, pensiamo alla promozione dei diritti umani, alla salvaguardia del creato, al mondo della comunicazione sociale che sta rapidamente unificando l’umanità ridotta ormai a “villaggio globale”. Pensiamo alle angosce dell’uomo d’oggi, pensiamo all’incertezza del domani che attanaglia soprattutto, in vaste aree del pianeta, le generazioni più giovani. A loro, e a tutti gli uomini nostri contemporanei, la Chiesa, attraversando con animo penitente la Porta Santa del Grande Giubileo, offre il proprio inesauribile patrimonio spirituale, frutto della Redenzione, e indica Cristo stesso come via, verità e vita. Negli anni della preparazione al Grande Giubileo, scanditi dal ritmo trinitario della Tertio Millennio Adveniente, Giovanni Paolo II ha instancabilmente riproposto all’umanità l’intero inesauribile tesoro della Chiesa: Cristo Redentore dell’uomo, lo Spirito anima della Chiesa, il Padre ricco di misericordia versoi i suoi figli ovunque dispersi. E’ dunque una Chiesa animata dalla Trinità quella che ci accompagna oltre la soglia del terzo millennio, una Chiesa missionaria che rivolge il suo messaggio di salvezza a tutti gli uomini e le donne che cercano la verità, chiedendo loro, con forza ed umiltà, di ascoltare la Parola che è all’origine della vita.

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