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Il Volontariato

La giornata-tipo di chi si pone al servizio degli altri

Massimo Tarantino

Leonardo viene dalla provincia di Trapani, dove gestisce contemporaneamente un ristorante e una impresa edile; ha chiuso la sua attività per una settimana, è venuto a Roma “non in vacanza ma per servizio, perché c’è un di più da dare, un sorriso da regalare, e tutto con spirito di adattamento”. Evaristo viene dalla provincia di Ferrara, è un pensionato che dedica tutto il suo tempo alle attività spirituali e al servizio dei bisognosi, tanto da dire: “dove serve, io ci sono”. Luigi è romano, ex dipendente statale che ha fatto battaglie sindacali; ora assiste i disabili alle scuderie papali e afferma che l’elemento essenziale del servizio che presta “è la presenza”. Elisa è invece una studentessa diciottenne di Messina, venuta a Roma con altri ragazzi di un istituto tecnico commerciale, accompagnati dai professori; non nasconde il suo entusiasmo perché, nel punto informativo dove presta servizio, le hanno consentito di sedersi a un computer e “lavorare come fossi una di loro”. Entusiasta anche l’amica Maria, che “pattuglia” il centro storico: “In un solo giorno ho conosciuto più gente che in tutta la mia vita”. Sono i piccoli, grandi eroi di una cronaca bianca che forse nessuno avrà il tempo e la voglia di raccontare: i volontari del Giubileo. Abbiamo passato una giornata accanto ad alcuni di loro, fin dal raduno mattutino in pieno centro storico di Roma nel quale il capoarea (nell’occasione la gentile e disponibilissima Gabriella Caramia) impartisce i compiti per la giornata. Il volontario del Giubileo si alza alle 6.45, raggiunge con i mezzi pubblici il luogo di raduno, prende istruzioni e inizia il turno di servizio (mezza giornata, nella seconda metà della giornata altri volontari gli subentreranno), rimanendo in costante contatto con il responsabile attraverso cellulari o ricetrasmittenti. Può ricoprire quattro funzioni: animatore della pastorale, con il compito di accompagnare i pellegrini; operatore dell’accoglienza nei luoghi di culto; assistente per l’accoglienza sanitaria soprattutto a favore di anziani, disabili, bambini e poveri; operatore dei beni culturali e ambientali. Di fatto i volontari sono anche guardie civiche; si incaricano infatti di sorvegliare il buon funzionamento dei servizi di pronto soccorso, dei trasporti, della pulizia stradale. Non di rado le loro segnalazioni risultano utili alle indagini della polizia; un gruppo, rivela con fierezza Gabriella, ha persino collaborato all’individuazione in Piazza Navona di alcuni spacciatori di sostanze stupefacenti. L’organizzazione è perfetta, degna di un Giubileo che si serve della tecnologia anziché farsene invadere. Ma l’aspetto umano, di “servizio”, rimane preponderante. I volontari sono stati reclutati a seguito di offerta spontanea alle diocesi o alle associazioni; hanno poi seguito un periodo di formazione più o meno lungo, frequentato corsi e stages. Sanno di affrontare un difficile compito, ma hanno dentro le motivazioni giuste: non sono sognatori, ma persone concrete che non ci pensano su a ribattere energicamente alle facili ironie dei romani più indolenti, soprattutto nelle delicate zone di  attraversamento pedonale nel centro storico. Alloggiano in convitti o in caserme; e, ultimato il turno di servizio che è spesso a rotazione in diverse zone della città, diventano loro stessi pellegrini. Oppure, se sono più giovani, partecipano alle numerose iniziative per il tempo libero predisposte dal Servizio Giovani del Centro del Volontariato (animazioni, visite a musei e monumenti, messa internazionale dei giovani e Adorazione Eucaristica). Per tutti, poi, c’è l’appuntamento fisso del giovedì, per il Giubileo dei volontari presso la Basilica di San Pietro. Al volontario è suggerito il rispetto di un ”decalogo” di comportamento composto di impegno, competenza, disciplina, visibilità, attenzione, disponibilità, rispetto, gentilezza, umiltà e compostezza. Quelli con cui abbiamo parlato non sembrano affatto spaventati: nel pellegrino, dicono, vediamo Gesù, il forestiero che viene accolto; e trovarsi davanti Gesù non spinge a dare al massimo di sé, mostrando almeno dieci buone qualità che Lui possa apprezzare? I pellegrini vengono assistiti con questo spirito. Ma anche i cittadini romani, inizialmente titubanti, non tarderanno ad affezionarsi a questi volontari di tutte le età ed estrazioni sociali, anche loro “forestieri da accogliere”. Per ora sono solo quelli che si fanno riconoscere, con il badge e la divisa luminosa. Ma in seguito non ci sarà da  sorprendersi se riceveranno da tutti un sorriso in risposta ai sorrisi che regaleranno.

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